Assunzione della Vergine (Lotto Celana)
L'Assunzione di Maria è un dipinto olio su tela realizzato da Lorenzo Lotto nel 1527 e conservato come pala d'altare nella chiesa di Santa Maria Assunta di Celana. La datazione è indicata sul rotolo di pergamena posto in primo piano a sinistra. StoriaIl dipinto fu commissionato a Lorenzo Lotto dal caprinese Balsarino Marchetti de Angelini, ricco mercante di panni-lana. La tela fu commissionata al veneziano quale dono alla chiesa di Celana per fare omaggio ai sindaci della vicinia perché fosse nominato parroco il suo parente “Cristoforo Marchetti de Angelini” della chiesa di Santa Maria Assunta.
Il dipinto fu collocato nella chiesetta del seminario posto a fianco della chiesa di Celana per esser poi conservato come pala d'altare della chiesa intitolata alla Madonna Assunta nella parte absidale nell'ancona neobarocca. DescrizioneIl dipinto raffigura il momento successivo alla morte e deposizione della Vergine. I discepoli si trovano intorno al sepolcro addolorati per la morte della Madonna, quando improvvisamente vengono illuminati da una luce abbagliante che accoglie il corpo della Vergine e la accompagna in alto nel cielo,[2] e se a prima può sembrare una comune raffigurazione dell'assunzione di Maria al cielo, è in realtà ricco di significati riproponendoci il percorso artistico dell'artista, tipico dei suoi dipinti. Il racconto si compone sulla tela su tre livelli anche se il cielo chiaro pare uniformarsi in uno spazio unico.
La Vergine è posta dentro una mandorla che la accompagna verso l'alto dove la luce diventa sempre più luminosa, la stessa luce che ha illuminato gli apostoli. Il suo atteggiamento di preghiera e lo sguardo volto verso il paradiso, è molto solenne ma l'abito e il manto che indossa la rendono molto vivace; è raffigurata nella forma molto plastica, con lo slancio di ascesa verso il cielo, sorretta e accompagnata da putti e angeli raffigurati nelle classiche movenze così riconoscibile del Lotto. Accanto a lei la cintura che lascia agli apostoli perché ravveda san Tommaso dal suo dubbio.[3] Ultimo livello è il paesaggio e le scene che completano la parte centrale della tela. Il dipinto testimonia gli studi approfonditi che Lotto aveva compiuto sui lavori sia di Leonardo che di Albrecht Dürer con il rinascimento tedesco. La forza espressiva varia e comunicativa dei discepoli e il chiaroscuro sfumato hanno assonanze leonardesche che rimandano al Cenacolo. Appare invece nella rigidità degli abiti caratteristiche düreriane, mentre del Tiziano sono il moto concitato dei personaggi che ricordano la pala dellAssunta della basilica veneziana dei Frari.[1] Lorenzo Lotto in questo quadro ripropone nei toni caldi e freddi l'arte veneta che aveva appreso da giovane alla scuola del Bellini, e nei movimenti aggraziati della Vergine ingentilita anche dallo sguardo volto al cielo e dall'atteggiamento pio, si avvicina alla pittura del Raffaello con cui aveva vissuto un periodo durante le pitture delle sale vaticane. Così come il suo riprendere l'arte di Fra Bartolomeo nell'immagine dell'angelo. L'Assunta è raffigurata in una mandorla che nella parte alta presenta nubi plumbee, mentre ai suoi pedi la valle disegna una “V” ed è ricca di dettagli con richiami all'arte nordica e anche ai paesaggi leonardeschi.[1] Il paesaggio riprende scene che si allontanano da quella principale rimandando alla micropittura nordica. Uno di questi riprende l'arrivo di san Tommaso nella Valle di Giosafat a l'evento della cintura che a lui affida la Vergine perché si ravveda della sua incredulità. Il santo è raffigurato chino sul sepolcro in atteggiamento da esaminatore con espressione scettica con il bisogno di comprendere quale sia la verità: Il Lotto lo raffigura con gli occhiali, soggetto poco inserito nelle pitture sacre. L'artista riprende le pitture di Hughes de Saint-Cher raffigurante san Tommaso da Modena negli affreschi del Convento di San Nicolò di Treviso dove i monaci vengono dipinti con le lenti quale oggetto necessario ai loro studi. Ma l'artista usa lo strumento dando loro il doppio significato riprendendo la definizione con cui viene indicato il santo "abisso" che con il termine dal greco “thomas” "separazione" per la sua caratteristica di saper separare l'umano dal divino aprendo gli occhi, e nel dipinto l'artista pone gli occhiali per accentuare questa capacità, dell'anima per vedere quale è la verità che ci viene rivelata.[1] Note
Bibliografia
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