Era un jolly d’attacco. Pur non essendo di grande stazza (era alto meno di un metro e settanta centimetri), si dimostrò un calciatore dall'indole combattiva, qualità che non di rado gli procurava infortuni.[1]
Era soprannominato Pattinella, in quanto negli uno contro uno trascinava i piedi per terra, come se indossasse delle pattine, per indurre al fallo i difendenti avversari; il ricorso a questa tecnica, tuttavia, procurò a Frizzi l'accusa di essere uno dei primi "simulatori" del calcio italiano.[1][2]
È ricordato anche per essere stato uno dei primi calciatori a disorientare i portieri con delle finte durante l'esecuzione dei calci di rigore: ogniqualvolta si presentasse dagli undici metri Frizzi prendeva una rapida rincorsa, si fermava improvvisamente per osservare la direzione in cui si stavano lanciando gli estremi difensori delle squadre avversarie e infine tirava dalla parte opposta. Il successo di tale escamotage costrinse la FIGC a vietarlo modificando le regole di battuta dei penalty, ma Frizzi si adeguò alla novità, limitandosi a rallentare la propria corsa anziché stopparsi.[1][2]
Passa quindi al Torino appena reduce dalla tragedia di Superga, con cui in due anni segna 21 reti. Al termine della stagione 1950-1951, conclusa con un quindicesimo posto a due punti dalla zona retrocessione, la società granata decide di rinnovare l'organico e Frizzi viene posto fra i partenti.
Genoa
Viene quindi acquistato dal Genoa appena retrocesso in Serie B. Con i rossoblu resterà fino al 1957, vincendo per la seconda volta la classifica cannonieri di Serie B nella stagione 1951-1952 con 20 reti, contribuendo con 6 realizzazioni al ritorno in Serie A nella stagione 1952-1953 e disputando quindi quattro campionati di Serie A, di cui gli ultimi tre da titolare, totalizzando un massimo di 13 reti nella stagione 1955-1956, compresa una doppietta nel 4-3 interno all'Inter. Con 61 reti realizzate è il sesto miglior cannoniere del Genoa di tutti i tempi, precedendo di 4 realizzazioni Roberto Pruzzo.