Figlio di Andrea, oriundo di un'antica famiglia di origine ticinesi, ma abitante nel comasco a Rovio,[1] pure lui marmista, è avviato precocemente ai lavori di scultura nella bottega del padre, il suo primo dato documentato risale al 1670[2] quando emigra nel comune di Gazzaniga in val Seriana dove sposa una ragazza del luogo, Angela Poma; dall'unione nascono tre figlie e quattro maschi: Andrea, Pier Giacomo, Carlo Antonio e Gian Giacomo che saranno tutti suoi collaboratori nella bottega famigliare in un periodo che va dal 1670 al 1768.[1]. La residenza in val Seriana sarebbe stata una scelta collegata alla sua professione:
«Forse nello scegliere la sua residenza a Gazzaniga anziché in città, Bartolomeo Manni, oltreché per la ragione dell'origine della consorte, ebbe a considerare il luogo, per la natura del suo lavoro, adatto a lui. Esistevano infatti in quella plaga e nelle vicinanze, modeste ma variate cave di marmi: di grigio venato a Nembro, di tono cinereo striato di bianco a vallalta (il marmo ora detto di San Benedetto), di nero intenso ad Orezzo, di tono rossiccio a Gavarno»
Verso la fine degli anni settanta avviene l'incontro con Grazioso Fantoni di Rovetta con cui collabora nella basilica di San Martino[3] di Alzano Lombardo; suo è il grandioso portale in marmo nero, posto tra le due sagrestie e ornato con le sculture di un certo Pietro Mazzetti di Rovio.[4] Nel prestigioso Duomo di Bergamo a lui si debbono la mensa d'altare e lo stilobate della cappella di San Benedetto da Norcia (prima a destra) su disegno dell'architetto Filippo Alessandri; pure in base al progetto dell'Alessandri è l'altare della Cappella di Santa Caterina d'Alessandria e di San Girolamo (prima a sinistra); interviene pure sull'insieme della Cappella del Crocifisso su progetto dell'architetto Costantino Gallizioli[5]. Particolarmente ricco di intersi è l'altare maggiore della chiesa di San Giorgio di Fiorano al Serio, risalente tra la fine del Seicento e i primi anni del Settecento. Il paliotto centrale ospita la tarsia in marmo bianco raffigurante san Giorgio a cavallo che uccide il drago, mentre tutto intorno la tarsia presenta girali e festoni con frutta e uccelli con lapislazzuli che rendono sprazzi di luce sul fondo nero.[1]
A Bergamo, oltre ad alcune sue sculture ricordate nelle chiese cittadine di San Pancrazio e San Leonardo è anche ben visibile una sua opera sotto il portico del Palazzo della Ragione: il bassorilievo raffigurante la Madonna col Bambino in braccio inquadrato in un'architettura di due colonne con trabeazione e cornici sottostanti, con la scritta Ave Maria alla base.
Nella chiesa del Monastero Matris Domini si hanno i primi esempi di collaborazione coi figli Andrea a Gian Giacomo, dove l'altare mostra nel carattere secentesco delle colonne tortili e della specchiature dei gradini il suo stile, mentre nel paliotto a intarsi marmorei si palesa la nuova maniera ricca di fantasia decorativa settecentesca propria dei due figli. Così, nei due tempietti posti ai lati, sormontati da statue in nicchia e nel timpano si riconoscono figure riferibili a lui e ai figli.
Se con le sue opere, caratterizzate da un composto ascendente secentesco, comincia a diffondersi nella città di Bergamo e nel suo territorio il gusto d'arricchire le chiese con tali intarsi marmorei, e con l'attività dei suoi figli che si affermano quei modelli formali destinati a segnare la realizzazione di altari e l'ammodernamento degli interni delle chiese creando uno stile Manni di grande successo.
Luigi Angelini, La famiglia bergamasca dei Manni marmorari intarsiatori, in La Rivista di Bergamo, ottobre 1960-novembre 1960, pp. 5-11, 5-14.
Luigi Pagnoni, Le chiese parrocchiali della Diocesi di Bergamo. Appunti di storia e di arte, Bergamo, Edizione Il Conventino, 1974, SBNIT\ICCU\LO1\041837.
Piervaleriano Angelini, La famiglia Manni di Rovio. La scultura decorativa e l'arte della tarsia marmorea in terra bergamasca, in Giorgio Mollisi (a cura di), Svizzeri a Bergamo nella storia, nell'arte, nella cultura, nell'economia dal '500 ad oggi. Campionesi a Bergamo nel Medioevo, anno 10 numero 44, Arte&Storia, settembre-ottobre 2009, pp. 158-165, SBNIT\ICCU\LO1\1290257.
Isabella Gallia, Tesori d'Arte a Bergamo, Clusone, Ferrari Grafiche, 2001, pp. 72-73, ISBN88-86536-21-6.