La decorazione della Sala di Costantino, l'ultima delle Stanze, venne commissionata da Leone X nel 1517. Il Sanzio, preso da mille impegni, fece appena in tempo a disegnare i cartoni e avviare una sorta di arriccio per la prima parete, prima di morire improvvisamente il 6 aprile 1520. L'opera venne allora continuata dai suoi allievi, tra cui spiccavano soprattutto Giulio Romano e Giovan Francesco Penni.
Nel 1524, all'epoca di Clemente VII, la decorazione doveva essere già terminata, quando Giulio Romano partì per Mantova. Sviluppando i temi della Stanza di Eliodoro e di quella dell'Incendio di Borgo, la Sala di Costantino è dedicata alla vittoria del cristianesimo sul paganesimo e all'affermazione e al primato della Chiesa romana, con evidenti richiami alla delicata situazione contemporanea. Durante la Repubblica Romana instaurata dai giacobini e successivamente nel periodo napoleonico, i francesi elaborarono alcuni progetti per staccare gli affreschi delle Stanze Vaticane e condurli a Parigi, al Musée Napoleon, nell'ambito delle spoliazioni napoleoniche[1]. Fortunatamente non se ne fece nulla, grazie alle difficoltà tecniche e agli analoghi tentativi falliti presso la Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma[2]. Vasari assegnò la Battaglia di Costantino contro Massenzio a Giulio Romano, autore anche del cartone oggi al Louvre, che altri assegnano però a Giovan Francesco Penni, ferma restando l'impostazione iniziale di Raffaello.
Al centro incede trionfante Costantino su un cavallo bianco, che macina i nemici sotto gli zoccoli. Gli si parano davanti le truppe avversarie, che si piegano però alla sua inarrestabile avanzata. A destra si vede il ponte Milvio, strapieno di soldati; nel fiume le barche dell'esercito di Massenzio vengono colpite e fatte rovesciare dagli arcieri, mentre altri soldati vi cadono per la spinta della zuffa; tra questi, in basso a sinistra, si trova anche Massenzio a cavallo, riconoscibile per la corona in testa, che è ormai inevitabilmente destinato alla sconfitta. In alto tre apparizioni angeliche confermano l'esito divino della battaglia.
Nello sfondo, in alto a sinistra, un edificio rappresenta probabilmente villa Madama, allora in costruzione secondo i progetti del Sanzio.
Note
^Steinmann, E., “Die Plünderung Roms durch Bonaparte”, Internationale Monatsschrift für Wissenschaft, Kunst und Technik, 11/6-7, Leipzig ca. 1917, p. 1-46, p. 29..