Nacque probabilmente a Novazzano, centro del Canton Ticino sotto l'egida della diocesi di Como; come molti artisti conterranei dell'epoca, si trasferì ben presto a Roma, venendo infatti indicato quasi sempre come romanus.[1] Si formò nella bottega di Carlo Fontana,[2] anch'esso ticinense e forse parente del Buratti da parte della madre, Angelica Fontana.[1] Con il maestro si pose in continuità culturale nell'ambito di un processo di semplificazione delle forme architettoniche cinquecentesche.[3]
Nel 1697 venne nominato accademico di merito all'Accademia di San Luca e nello stesso periodo divenne membro della Congregazioni dei Virtuosi al Pantheon.[6][7] Più che nell'ambiente accademico, tuttavia, il Buratti fu molto attivo in ambito tecnico-pratico, specializzandosi in opere idrauliche e progetti di consolidamento e restauro.[4]
Successivamente operò nel radicale restauro della cattedrale di San Pancrazio ad Albano Laziale.[8] Dal 1730 lavorò a Roma alla realizzazione della chiesa di Gesù Bambino all'Esquilino, la sua opera più nota, non riuscendo tuttavia a terminare l'opera che, alla sua morte, venne completata dal Fuga, anche in questo caso rispettando il progetto originario dell'architetto ticinense.