Nel 1386 suo padre, Giovanni Plantageneto, I duca di Lancaster (zio del re d'Inghilterra Riccardo II), aspirante al trono di Castiglia perché marito della figlia di Pietro I di Castiglia, Costanza, alla notizia della Battaglia di Aljubarrota[4], decise di difendere con le armi le sue rivendicazioni al trono di Castiglia; dopo che, il 9 maggio 1386, fu firmato il trattato di Windsor tra Giovanni I del Portogallo e Riccardo II d'Inghilterra, il duca di Lancaster, a luglio sbarcò a La Coruña e invase la Galizia e si incontrò col re del Portogallo. La campagna anglo-portoghese fu poco proficua e, dopo un secondo tentativo di invasione, del 1387, fu accettata la proposta di pace dei castigliani: il trattato di pace siglato, a Bayonne, nel luglio 1388[5], proposto dal re di Castiglia e León, Giovanni I, stabiliva, oltre a una tregua col Portogallo della durata di tre anni, un cospicuo indennizzo al duca di Lancaster, per le spese sostenute, la rinuncia di Giovanni Plantageneto al trono di Castiglia[1] ed il matrimonio tra sua figlia Caterina (nipote di Pietro I di Castiglia), e l'erede al trono di Castiglia, Enrico[5], ristabilendo così la legittimità della dinastia dei Trastámara, sul trono di Castiglia.
L'impegno di matrimonio fu confermato a Palencia, il 17 settembre di quello stesso anno[5], ponendo così ufficialmente fine ai contrasti tra la casa di Trastamara e i discendenti di Pietro il Crudele, e nello stesso giorno, Enrico fu creato principe delle Asturie[1], titolo che contrassegnava l'erede al trono di Castiglia e da quella data fu mantenuto sino ai giorni nostri.
Enrico, di salute malferma, che negli ultimi anni della sua breve vita aveva dovuto delegare parte del suo potere al fratello Ferdinando, il futuro re di Aragona, morì a Toledo, il 25 dicembre del 1406[1], mentre stava preparando una nuova campagna contro i Mori del regno di Granada e Caterina assunse la reggenza, per il figlio Giovanni II, di circa due anni di età, assieme al cognato, Ferdinando.
I reggenti si divisero il regno di Castiglia, Caterina governava il nord: Galizia, Asturie, Cantabria, la Rioja, León e il nord della Castiglia (vecchia Castiglia), mentre Ferdinando ebbe il governo di: Estremadura, parte dell'Andalusia parte della Murcia ed il sud della Castiglia (nuova Castiglia)[8]. Le restanti parti dell'Andalusia e della Murcia erano in mano ai Mori del regno di Granada, governato dalla dinastia dei Nasridi. Mentre Federico nella veste di reggente, efficacemente coadiuvato, si distinse per la sua prudente gestione degli affari di Stato; proseguì la guerra contro il regno di Granada, iniziata da suo fratello Enrico III e si comportò con molto valore alla conquista di Antequera[8], tanto che gli fu dato il soprannome di el d'Antequera[8]. Caterina invece si appoggiò ad un consiglio della corona, non governò altrettanto bene, anche perché si affidò ad una consigliera, Eleonora Lopez di Cordova, che le era diventata molto intima e a quanto pare, anche molto astuta, si arricchì, aumentando le sue proprietà sino a che, nel 1412, fu fermata e allontanata dalla corte.
Dopo il compromesso di Caspe (1412), suo cognato, Ferdinando divenne re della corona d'Aragona, dovette abbandonare la Castiglia per l'Aragona e Caterina, rimase unica reggente, sempre coadiuvata da un consiglio della corona. Comunque Ferdinando lasciò i figli Alfonso (il futuro re d'Aragona Alfonso V), Giovanni (il futuro re d'Aragona e di Navarra, Giovanni II) ed Enrico, detti gli infanti d'Aragona, in Castiglia a prendere il suo posto alla guida della famiglia (Trastamara) reale di Castiglia (come da espressa volontà del defunto re Enrico III l'Infermo), facendo parte del consiglio reale di Giovanni II, che aiutava la reggente, Caterina. Gli infanti d'Aragona costantemente in lotta con le fazioni di nobili che si opponevano alla loro invadenza, non aiutarono molto la loro zia Caterina, anche quando Alfonso, nel 1416, alla morte del padre, dovette lasciare la Castiglia per ricevere la corona d'Aragona.
Caterina si spense, il 2 giugno del 1418, nella città di Valladolid[1]. Fu tumulata nella Cappella dei re Nuovi della cattedrale di Toledo[1], dove già era stato tumulato il marito, Enrico III, che giaceva accanto al padre Giovanni I ed al nonno Enrico II. Sull'epitafio di Caterina fu scritto che fu regina di Castiglia e per merito suo fu, per sempre, portata la pace nel regno di Castiglia.
^Il re di Castiglia e León, Giovanni I, nel giugno del 1385 invase il Portogallo con un esercito di 32.000 uomini, tra castigliani e francesi. Il re del Portogallo, Giovanni I di Aviz poteva opporre solo 6500 uomini (inclusi 200 arcieri inglesi), tutti appiedati, condotti da Nuno Álvares Pereira; lo scontro avvenne il 14 agosto del 1385 ad Aljubarrota, Alcobaça (Portogallo) e la vittoria fu così netta che i portoghesi entrarono in Castiglia ed, il 15 ottobre, sconfissero i castigliani anche a Valverde.