Nella versione cantata popolarmente il termine "aureola", riferito probabilmente all'aureola dei "bruni capelli", veniva storpiato pronunciandolo come "bruna areola", sembrando più logico che della creola, di solito rappresentata seminuda, si notasse più il colore scuro del capezzolo (areola) che un'improbabile santità (aureola)[2].
La canzone, che s'inserisce nella diffusione in Italia dei cosiddetti ritmi "latini" provenienti dall'America meridionale e del ritorno del tango[3], fu lanciata da Daniele Serra nel 1926[4], e fu molto diffusa nel ventennio fascista nella versione di Isa Bluette, alla quale lo stesso autore si era ispirato nel comporre la canzone[5]. Il motivo iniziale riprende l'allegro del 6 doppio concerto del padre Antonio Soler.
Un verso della canzone fu preso come titolo del film del 1968Straziami, ma di baci saziami, diretto da Dino Risi. Il testo, fortemente, e forse involontariamente, kitsch, proprio per i toni esageratamente passionali ed erotici, si adattava bene a fare da titolo a questa pellicola dal contenuto comico popolare.
^Giuseppe Barbieri, Per Libera nos a malo: a 40 anni dal libro di Luigi Meneghello: atti del Convegno internazionale di studi "In un semplice ghiribizzo" (Malo, Museo Casabianca, 4-6 settembre 2003, ed. Terra ferma, 2005 p. 37