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La depigmentazione nell'uomo e negli animali è una decolorazione nella pelle, nelle iridi e nei peli, risultato di una scarsità, naturale o indotta, dei suoi pigmenti.
La pigmentazione della pelle è causata da pigmenti, di cui i più importanti sono le melanine, che sono le prime responsabili per il colore della pelle di specie e fenotipi diversi.
La formazione della melanina e la sua migrazione verso la superficie corporea, a livello costitutivo, è un fattore genetico.
La pigmentazione costitutiva è un tratto poligenico e molti loci sono stati identificati nei mammiferi attraverso la caratterizzazione di mutazioni, naturalmente o artificialmente indotte, che influenzano il livello di melanina, o danno vita a modelli di alterata pigmentazione attraverso una maggiore crescita o ridotta sopravvivenza dei precursori dei melanocitici durante lo sviluppo.[1][2]
Anche la depigmentazione costitutiva, di cui l'albinismo è la forma più estrema, fa risalire le sue cause nella genetica.
Forme di depigmentazione non patologica sono l'eritrismo e il biondismo. La depigmentazione patologica è detta leucodermia (es. vitiligine).
Depigmentazione indotta
La depigmentazione nell'uomo può essere indotta (cosiddetto "sbiancamento della pelle"): ad esempio per uniformare la pelle in caso di vitiligine estesa universale[3], o per motivi di scelta estetica; ancora, per motivi culturali o legata a contesti sociali[4][5]: in alcune zone, come l'Asia (specie nella cultura del Giappone, in India e in Sudcorea), la pelle chiara è associata alla bellezza o alla classe sociale elevata[5] (come i brahmini indiani; o in riferimento alle caste alte cinesi). Come avveniva nell'Europa prima del XX secolo, l'abbronzatura e la pelle più scura in questi paesi sono popolarmente identificate con la classe dei lavoratori dei campi. Questo è anche il caso di alcuni afroamericani o persone di origine africana degli Stati Uniti, che preferiscono essere più chiari, non volendo essere associati al passato di schiavitù, o ritenendo che li favorisca nel proprio contesto lavorativo (in questo caso si può parlare di una forma di transrazzialismo).[4] La depigmentazione avviene riducendo la densità di melanociti o interferendo su più fronti con la melanogenesi o degradando la melanina già formata.[6][7][8][9][10][11]
L'azione depigmentante è spesso dose dipendente e la depigmentazione può essere in funzione dell'agente depigmentante e della dose: definitiva (es. monobenzone di idrochinone, idrochinone concentrato), permanente ma reversibile (es. altri idrochinoni, resorcinolo) o temporanea (es. perossido di idrogeno). I prodotti a base di mercurio, diffusi fino agli anni '90, sono vietati a causa della pericolosità del metallo (sebbene diffusi ancora in Cina e Africa), così come i derivati arsenicitossici usati fino al XIX secolo.
^abShades of difference: why skin color matters, in Stanford University Press, Stanford, California, Glenn, Evelyn Nakano, 2009, ISBN978-0-8047-7099-6.