Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene in perpuosito de la Stella Nuova
Il Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene in perpuosito de la stella Nuova è un pamphlet pseudonimo dell'inizio del XVII secolo che ridicolizzava le opinioni di un aspirante filosofo aristotelico, Antonio Lorenzini da Montepulciano,[1] sulla natura e le proprietà della Supernova di Keplero, apparsa nell'ottobre 1604. Il Dialogo (tra due contadini del paesino agricolo di Brugine presso Padova) spiegava concetti astronomici elevati usando il linguaggio rozzo e aggressivo di un rustico dialetto padovano.[2] Fu pubblicato per la prima volta nel marzo 1605 a Padova dall'editore Pietro Paolo Tozzi. Una seconda edizione fu pubblicata nello stesso anno a Verona dall'editore Bartolomeo Merlo.[1] Antonio Favaro pubblicò il contenuto dell'opuscolo in lingua originale nel 1881, con annotazioni e un commento in italiano.[1] Lo pubblicò di nuovo nel volume 2 dell'Edizione Nazionale delle opere di Galileo nel 1891, insieme a una traduzione integrale italiana leggermente addolcita nei toni rispetto all'originale padovano.[3] A partire da Favaro, che ha inserito l'opera nel corpus galileiano, gli studiosi concordano sul fatto che l'opuscolo sia stato scritto da Galileo Galilei o da uno dei suoi seguaci, Girolamo Spinelli, o più probabilmente da entrambi in collaborazione, ma non sono d'accordo sull'entità del contributo dato da ciascuno di loro alla sua composizione. Una traduzione inglese è stata pubblicata da Stillman Drake[4] nel 1976. Una traduzione in lingua italiana, con una critica del significato astronomico, è stata pubblicata da Alessandro De Angelis.[5] Note
|