La diocesi comprende la parte meridionale della Valbelluna tra il Piave e Belluno, la provincia di Treviso a est del Piave (anche se il confine, in corrispondenza del comune di Valdobbiadene e dopo le grave di Papadopoli, retrocede notevolmente rispetto al corso d'acqua), un lembo dell'ex provincia di Pordenone sino al Livenza e, infine, la parte orientale della città metropolitana di Venezia compresa tra il Livenza e il canale Grassaga. Nel complesso si estende su 1420 km² delimitati a est e a ovest all'incirca dal corso dei fiumi Piave e Livenza.
Il territorio è suddiviso in 162 parrocchie, raggruppate in 12 foranie:
Conegliano
La Colonna
La Vallata
Mottense
Opitergina
Pedemontana
Pontebbana
Quartier del Piave
Sacilese
Torre di Mosto
Vittorio Veneto
Zumellese
Storia
La diocesi si estende sulla maggior parte dell'antico territorio di Opitergium, l'attuale Oderzo. Importante municipium romano, con l'avvento del cristianesimo divenne sede vescovile. Dei cinque vescovi conosciuti della diocesi di Oderzo tre sono venerati come santi: Tiziano, Magno e Floriano. Il primo è l'attuale patrono della diocesi e si festeggia il 16 gennaio.
Tra il V e il VII secolo, con le invasioni barbariche, Oderzo fu più volte saccheggiata e distrutta. L'ultima grave distruzione fu quella operata nel 636 dal re longobardoRotari. Il vescovo Magno allora, con il clero e i fedeli, fuggì trasferendo la sede vescovile a Eraclea, centro della Laguna di Venezia sotto l'influenza bizantina. Oderzo fu definitivamente distrutta e rasa al suolo da Grimoaldo nel 669.
Con l'arrivo dei Longobardi l'abitato di Ceneda acquisì sempre più importanza e divenne il capoluogo del ducato longobardo omonimo. Il territorio dell'antica diocesi di Oderzo venne diviso tra Eraclea, Treviso e la nuova diocesi di Ceneda, istituita dai Longobardi verso la fine del VII secolo o all'inizio dell'VIII. Inizialmente la sede, come suffraganea del patriarcato di Aquileia, aderiva allo scisma tricapitolino.
Incerta è l'origine della cronotassi di Ceneda, sulla quale gli autori non sono unanimi. Il primo vescovo, Ursino, che avrebbe partecipato a un sinodo romano del 680, è escluso dalla cronotassi da Arnosti, il quale argomenta che essendo tricapitolino il vescovo di Ceneda non poteva essere presente a Roma, dove è accertato che erano presenti solo vescovi cattolici.[1] I vescovi Valentiniano e Massimo sono menzionati in un praeceptum di Liutprando del 743, il quale tuttavia sembra essere palesemente spurio o almeno dubbio.[2] Il vescovo Dolcissimo è menzionato in un diploma di Carlo Magno del 794, testo che tuttavia ha subito nel tempo molte interpolazioni e manipolazioni.[3] Secondo Lanzoni, primo vescovo certo di Ceneda è Emmo (o Emmone), che partecipò al concilio di Mantova nell'827.
Nella seconda metà del X secolo, l'imperatore Ottone I investì il vescovo Sicardo del titolo di conte.[4] Da questo momento, i vescovi esercitarono sul territorio anche il potere temporale; nel XIV secolo la loro influenza si estese anche sulla contea di Tarzo. Questa situazione, sebbene molto ridimensionata, rimase anche dopo la conquista della Serenissima, ma nel 1768 Venezia aboliva la contea vescovile e insediava a Ceneda un podestà.
Nel XIII secolo alcune potenti famiglie locali tentarono, inutilmente, di trasferire la sede vescovile a Conegliano.
Alla fine del XIX secolo, per motivi storico-culturali, fu bocciata l'idea di unire la diocesi con quella vicina di Treviso.
L'ultima importante variazione territoriale è del 16 aprile 1926, quando con il decreto Quo melius, le parrocchie del Sacilese, già exclave dell'arcidiocesi di Udine, furono aggregate alla diocesi di Ceneda.[9]
Il 13 maggio 1939, in seguito alla fusione di Serravalle e Ceneda che portò alla nascita del comune di Vittorio Veneto nel 1866, la diocesi assunse l'attuale denominazione in forza del decreto Quum episcopalis civitas della Congregazione Concistoriale. Tale notevole "ritardo" (oltre 70 anni dopo l'unione dei due centri urbani) fu dovuta a ragioni storiche (di rispetto delle due differenti storie civiche), ma anche ai difficili rapporti tra l'Italia e la Chiesa (il governo sabaudo nel 1866 non aveva ancora occupato Roma, ma nel 1860 aveva annesso la Romagna, l'Umbria e le Marche, perciò la Curia non volle "omaggiare" il nuovo nome della città che onorava Vittorio Emanuele II).[10]
Tra il 1958 e il 1969 la cattedra vescovile è stata di Albino Luciani, che in seguito fu eletto papa con il nome di Giovanni Paolo I.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2022 su una popolazione di 376.000 persone contava 326.000 battezzati, corrispondenti all'86,7% del totale.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
1950
286.440
286.480
100,0
454
352
102
630
198
870
163
1970
277.896
278.144
99,9
428
346
82
649
119
974
175
1980
297.787
300.387
99,1
431
332
99
690
129
972
180
1990
300.000
304.000
98,7
398
300
98
753
6
122
842
162
1999
298.000
301.000
99,0
363
283
80
820
11
98
763
162
2000
306.000
314.000
97,5
354
264
90
864
9
105
655
162
2001
304.400
314.000
96,9
354
264
90
859
10
107
589
162
2002
319.400
327.000
97,7
341
263
78
936
11
86
582
162
2003
319.400
327.600
97,5
334
256
78
956
11
87
700
162
2004
313.200
327.800
95,5
318
245
73
984
11
80
711
162
2010
335.500
364.870
92,0
267
211
56
1.256
22
65
563
162
2014
334.000
351.200
95,1
270
207
63
1.237
36
85
539
162
2017
340.000
357.600
95,1
270
207
63
1.259
36
85
539
162
2020
354.330
377.280
93,9
210
159
51
1.687
31
62
355
162
2022
326.000
376.000
86,7
218
152
66
1.495
36
79
276
162
Note
^Arnosti conclude perciò che l'Ursino presente a Roma non poteva essere vescovo di Ceneda (op. cit., p. 73). Lo stesso discorso è applicabile, secondo il medesimo autore, anche a Vindemio, che la maggior parte degli studiosi (eccetto Cappelletti e Gams) ritengono sia stato vescovo di Cissa e non di Oderzo.
^ Bruno Bertoli, Silvio Tramontin (a cura di), La visita pastorale di Giovanni Ladislao Pyrker nella diocesi di Venezia (1821), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1971, pp. IX, XIII.
^ Filiberto Agostini, Istituzioni ecclesiastiche e potere politico in area veneta (1754-1866), Milano, Marsilio, 2002, p. 25.
^(LA) Bolla De salute Dominici gregis, in: Bullarii romani continuatio, Tomo XV, Romae, 1853, pp. 36–40, in particolare i paragrafi 12, 16 e 17.
^Lo sostiene Alessandro Novo, autore di Mons Bellati, una vita per Ceneda , Trieste (?), 1891 (a p. 187 vi è una citazione di una lettera di monsignor Bellati, vescovo di Ceneda nel 1866, a Pio IX, dove si "stigmatizza" il nuovo nome della città)
^Il 27 marzo 1885 fu nominato arcivescovo titolare di Adana.
^Non prese mai possesso dell'arcidiocesi ligure per l'opposizione del governo italiano, e il 22 gennaio 1915 fu nominato arcivescovo titolare di Calcedonia.
^Contestualmente nominato arcivescovo titolare di Tiro.