Emerson (azienda)
Emerson Electronics S.p.A., meglio nota come Emerson, è stata un'azienda italiana produttrice di elettronica di consumo con sede a Firenze. StoriaDalla Saccardi Radio alla Emerson Electronics (1929-1968)Le origini dell'azienda risalgono al 1929, quando su iniziativa del signor Aldobrando Saccardi fu fondata a Firenze, la ditta individuale Saccardi Radio, con sede in via Porta Rossa 39/r, che iniziò le sue attività come agente esclusivo Radiotelefunken, come concessionario e riparatore di altri marchi (Phonola, Magnadyne, Geloso, etc.) e con la costruzione artigianale di piccole radio a valvole.[2][3] Nel marzo 1950, nella società del Saccardi fece ingresso un altro socio, il dottor Cesare Campagnano, e trasformata in SICART, avviò una collaborazione con la statunitense Emerson Radio & Phonograph Corp..[4][8][9] SICART, con sede in viale Fratelli Rosselli 61, licenziataria di Emerson e sua distributrice esclusiva per l'Italia, commercializzò apparecchi radiofonici e televisori (assemblati con i telai importati dagli Stati Uniti) con l'omonimo marchio prodotti dalla ditta Fabbriche Riunite Placcato Oro di Casalmaggiore, in provincia di Cremona.[9][10][11][12][13][14] La SICART avrebbe poi ospitato, dagli anni sessanta fino alla sua chiusura, l'assistenza e la vendita Europhon. Nel 1956, la ditta fu trasformata in società per azioni ed assunse la ragione sociale Emerson Electronics S.p.A..[9] Furono successivamente avviate le attività industriali autonome dalla casa madre americana, con la produzione radio, televisori, giradischi e vari componenti elettronici, che inizialmente era di 60-70 pezzi al giorno, e la sede cambiò più volte fino a localizzarsi in via Bardazzi, nella zona di Novoli.[9] L'azienda ebbe momenti floridi attorno al 1961-63, e nel 1968, acquistò l'uso del marchio Emerson dalla casa americana e affittò l'altro marchio DuMont.[9] L'epoca Borghi e l'azienda di Siena (1969-1977)Nel 1969, Campagnano detentore del 49% delle quote di Emerson, cedette le medesime all'imprenditore milanese Giovanni Borghi.[9] Il Borghi, l'anno seguente, nel 1970, rilevò anche le quote possedute da Saccardi, con il quale erano sorti contrasti in merito alla realizzazione di un secondo impianto produttivo.[9][15] Emerson, sotto la proprietà del Borghi crebbe sia in termini economico-finanziari e produttivi, che di addetti, divenendo così una delle principali realtà italiane dell'elettronica: nel 1972 assieme alla Geloso di Milano e alla IREL di Genova, costituì un consorzio denominato Fabbriche Italiane Riunite Elettroniche e Meccaniche (FIREM), con sede nel capoluogo ligure, e presieduto da Borghi.[16] L'anno seguente, nel 1973, il medesimo lasciò la carica di presidente di Emerson per affidarla al figlio Guido.[17] Notevole fu la crescita del fatturato dell'azienda toscana, che passò dai circa 8 miliardi di lire del 1973 ai quasi 50 miliardi del 1978, in controtendenza rispetto alle altre imprese nazionali del settore, che a cominciare dalla seconda metà degli anni settanta andarono incontro a difficoltà dovute a cali di fatturato e contrazione di quote di mercato.[18] La contrazione delle quote di mercato era principalmente dovuta all'introduzione della televisione a colori avvenuta in Italia in ritardo rispetto agli altri paesi europei, che impediva di poter costruire gli apparecchi predisposti: in tale contesto, Emerson si distinse avviando la produzione dei televisori a colori già nel 1974.[9] Nel 1977, fu inaugurato il nuovo stabilimento costruito a Siena, in località Isola d'Arbia, un moderno impianto destinato alla produzione dei televisori a colori, presso cui trovarono impiego circa 550 persone, che si aggiungevano alle 130 impiegate nello stabilimento fiorentino.[9] L'entrata nel capitale della Sanyo e lo stop alla produzione (1978-1980)Nel 1978, si profilò una crisi finanziaria che si concluse con l'entrata di un nuovo socio, la multinazionale giapponese Sanyo, la quale acquisì il 34% del capitale.[9][19][20] Attraverso questa operazione, Emerson acquisì nuove tecnologie e avviò produzioni integrate con telai Sanyo ed estetica propria, mentre per Sanyo lo scopo era facilitare l'ingresso dei suoi prodotti nel mercato europeo.[9][20] L'ingresso del nuovo socio straniero, portò all'avvio della commercializzazione da parte di Emerson di calcolatori e impianti stereofonici ad alta fedeltà con marchio proprio, prodotti dalla Sanyo e destinati al mercato italiano ed europeo.[9] La cooperazione tra Emerson e Sanyo fu di breve durata, poiché tra i due soci sorsero molte incomprensioni e tale situazione fece sprofondare l'azienda in una grave crisi: nel 1980, l'azienda toscana accumulò perdite per 5 miliardi di lire, pervenne alla liquidazione alla fine dello stesso anno con tentativo di concordato preventivo per ridurre i debiti ed evitare il fallimento, e poi fu sottoposta ad amministrazione controllata.[9][21][22] Il marchio Emerson dopo la chiusura (1981-2001)Mentre perdurava la liquidazione e il concordato preventivo, venne costituita la Nuova Emerson S.p.A. che tentò il rilancio, proponendo un'associazione con Indesit e Voxson, e tentando successivamente di entrare nella REL, piano nazionale per la ristrutturazione delle aziende del settore elettronico istituito nel 1982 dal Ministero dell'Industria, da cui fu esclusa.[9][23] Nel 1985 vi fu l'interesse di un altro colosso giapponese dell'elettronica, la Pioneer, per acquistare marchio e stabilimenti dell'azienda toscana, che non portò però a nulla di concreto.[9][24] Lo stabilimento di Siena e il marchio Emerson furono rilevati nel 1988 dalla Ultravox Siena, società partecipata tra la milanese Ultravox e la REL.[25][26] Questa azienda è stata attiva fino al 1999, quando dovette chiudere per fallimento, e successivamente lo stabilimento passò ad una newco controllata dalla tedesca Galaxis Holding GmbH che ne proseguì l'attività, la Galaxis Produzione S.p.A., che a sua volta fallirà nel 2001.[27][28] Informazioni e datiEmerson Electronics S.p.A., azienda con sede legale a Firenze, e due stabilimenti di produzione a Firenze e Siena, produceva televisori a marchio Emerson e commercializzava con il medesimo altri tipi di prodotti, quali videoregistratori, impianti hi-fi e calcolatori. Nel 1979, l'azienda contava 836 dipendenti nei due stabilimenti, e realizzò un fatturato di 57,5 miliardi di lire ed una perdita d'esercizio di 58 milioni.[1] Nel mercato dei televisori, Emerson era quarta in Italia dopo Philips, Grundig e Telefunken, e la vendita di tali prodotti costituivano il 90% del suo fatturato.[18] Il 20% delle vendite dei televisori avveniva all'estero, gran parte delle quali nella Germania Ovest.[29] SponsorizzazioniEmerson è stata sponsor della Pallacanestro Varese nelle stagioni 1978-79 e 1979-80. Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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