Inizia a lavorare nel suo paese natale come artigiano "factotum"; dopo il servizio di leva presso il Genio Militare viene assunto all'Istituto Geografico Militare di Firenze.
Nel 1894, traendo spunto da un'invenzione di Thomas Edison, il kinetoscopio (una macchina dotata di manovella che azionata permetteva di vedere tramite una lente i movimenti di alcuni fotogrammi posti su una pellicola interna), inventa e brevetta il kinetografo, un apparecchio per la ripresa e la proiezione; tale invenzione avviene un anno prima di quella dei fratelli Lumière, ma, a causa di un intoppo burocratico, il Ministero dell'Industria e Commercio rilascerà il brevetto (n° 245032) un anno dopo la richiesta di Alberini, precisamente nel dicembre 1895, nello stesso mese e anno in cui i Lumière proiettano per la prima volta L'uscita dalle officine Lumière.
Ad Alberini si deve l'apertura della prima sala cinematografica in Italia. Si tratta della sala Reale Cinematografo Lumiere, inaugurata nel 1899.[2] Nel 1900 Remondini, un altro imprenditore, aprirà a Firenze la sala Edison, che costringerà Alberini alla chiusura della sua.
Nel 1904 fonda, sempre a Roma a piazza Esedra, il cinema Moderno, prima sala di proiezione della capitale.
Nel 1905 gira La presa di Roma, uno dei primi lungometraggi italiani a soggetto.[3] Tale pellicola era lunga 255 metri (generalmente all'epoca la lunghezza media era di 60 metri) e costò 500 lire.
Il film era diviso in sette quadri che ripercorrevano gli episodi del 20 settembre 1870, ovvero la presa di Roma da parte delle truppe italiane. I sette quadri erano così divisi:
Secondo la versione più accreditata, la prima proiezione avvenne proprio a Porta Pia il 20 settembre 1905, in occasione dell'anniversario dei 35 anni di Roma Capitale, e si stima che vi assistettero in quella data e nei giorni seguenti più di centomila persone; ulteriori ricerche hanno dimostrato, invece, l'esistenza di una precedente proiezione tenutasi al Cinematografo Artistico di Livorno già il 16 settembre.[4]
L'opera è fortemente anticlericale ed è facile trovarvi un'influenza massonica (Alberini stesso era maestro di III grado presso la Loggia "La Concordia" di Firenze).[5] La proiezione, infatti, fu fortemente voluta da massoni molto influenti quali Alessandro Fortis, Leonardo Bianchi ed Ettore Pedotti e fu una forte risposta alla rinata influenza politica della Chiesa, nonché un esempio dell'applicazione delle teorie massoniche di Ernesto Nathan, che individuava le feste e le celebrazioni come luoghi di maggior attenzione per la diffusione del "verbo laico".
Del lungometraggio oggi restano circa 75 metri di pellicola, ovvero 4 minuti di proiezione, restaurati e conservati dalla Cineteca Nazionale.
Durante la sua carriera nel cinema, Alberini produsse altri 134 film a soggetto, 36 documentari e 57 comiche, fra cui Quo vadis? del 1913, primo kolossal italiano.
Fra le altre invenzioni di Alberini vi furono la cinepanoramica (un sistema di obiettivo girevole che allarga l'immagine sullo schermo, un antenato dell'odierno Vistavision), il cineorologio (un disco rotondo di pellicola con tanti fotogrammi che potevano essere visionati con un apparecchio manuale), una pulitrice di pellicole e un accessorio da applicare alle macchine fotografiche, antesignano dello scatto in sequenza. Morì a Roma l'11 aprile 1937; riposa nella tomba di famiglia presso il cimitero monumentale del Verano di Roma.
In suo onore nella città di Orte viene organizzato un festival di cortometraggi. Inoltre il cinema della città, gestito da tanti anni dalla famiglia Gioacchini, porta il suo nome.
Nel 2019 è stato realizzato un documentario per celebrare la vicenda umana e artistica di Alberini, sconosciuta ai più: "L'italiano che inventò il cinema" è stato diretto da Stefano Anselmi, che lo ha scritto con Giovanna Lombardi, la biografa di Alberini. Il film è stato prodotto da Daniele Baldacci per Blue Cinema TV ed è stato acquistato da Rai Storia.[6]
Note
^Alberini e Santoni, su sempreinpenombra.com. URL consultato il 3 aprile 2021.
^Sergio Miceli, Musica per film, Storia, Estetica - Analisi - Tipologie, Milano, Universal Music MGB Publications/LIM Editrice, seconda edizione ampl. riv. e corr. 2009, p. 42.
^R. Bovari, R. Del Porro, La Macchina delle Meraviglie. Gli albori del cinema a Livorno (1895-1915), Felici Editore, San Giuliano Terme 2005, pp. 159-163.
^V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, 2005, p.5