Fluoro-pargasite
La fluoro-pargasite è un minerale, un anfibolo classificato in base alla nomenclatura del 2012 come appartenente al sottogruppo degli anfiboli di calcio (una suddivisione del supergruppo dell'anfibolo)[3], in precedenza era classificato nel gruppo degli anfiboli calcici[2]. Il minerale è stato scoperto in occasione di uno studio sistematico degli anfiboli presenti nella collezione del New York State Museum, un campione proveniente dalla località di Edenville, città di Warwick, Contea di Orange nello Stato di New York etichettato come "orneblenda" all'analisi si è rivelato essere un analogo della pargasite contenente fluoro in sostituzione del gruppo ossidrilico (OH-)[2]. Un minerale analogo era già stato rilevato nel 1980 ma non era stato menzionato con questo nome[2]. Il minerale è stato denominato fluoropargasite in base alle regole sulla nomenclatura degli anfiboli del 1997 (IMA 1997) riferendosi all'analogia con la pargasite e al contenuto di fluoro[2]. La revisione delle regole sulla nomenclatura del 2012 (IMA 2012) hanno stabilito di aggiungere un "-" per separare il prefisso pertanto è stato ridenominato fluoro-pargasite[3]. In vari casi questo nome o analoghi sono stati usati precedentemente per denominare l'analogo sintetico della fluoro-pargasite[2]. MorfologiaLa fluoro-pargasite è stata scoperta sotto forma di tozzi cristalli prismatici neri[4]. Caratteristiche otticheLa fluoro-pargasite non presenta fluorescenza ai raggi ultravioletti sia ad onda corta che lunga, presenta invece un forte pleocroismo con X da incolore a marrone chiaro, Y marrone chiaro e Z marrone[4]. Origine e giacituraLa fluoro-pargasite proveniente da Edenville è stata trovata in un marmo risalente al Precambriano di origine metamorfica di alto grado a temperature dell'ordine degli 850 °C e pressioni fra i 4 e i 7 kbar, altri ritrovamenti sono avvenuti in zone con meccanismi di formazione analoghi[4]. Si presenta associata ad actinolite, calcite e titanite, è presente anche la phlogopite sulle facce dei cristalli e sulle superfici di sfaldatura[4]. NoteBibliografia
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