La messa ciclica del Rinascimento, che incorpora una porzione generalmente nota come cantus firmus in ciascuna delle sue sezioni, è un uso precoce di questo principio unitario in una forma a più sezioni[2]. Esempi si possono trovare anche nella musica strumentale del tardo XVI e del XVII secolo, per esempio nelle canzoni, sonate e suite di compositori come Samuel Scheidt, in cui un ostinato può ripresentarsi in ogni movimento[1][3]. Quando i movimenti sono abbastanza brevi da essere percepiti come una singola entità, piuttosto che molte, i confini cominciano a confondersi tra forma ciclica e variazione.
Si deve a Beethoven la reintroduzione della forma ciclica[senza fonte]. Nella Sinfonia n. 5, il III movimento (Allegro) è una variazione del tema del I, ed inoltre viene richiamato per terminare la sezione dello sviluppo del finale; il finale della Sinfonia n. 9 presenta rapidamente reminiscenze esplicite dei tre movimenti precedenti prima di pervenire all'idea che ne costituisce il tema principale.
Molti compositori del XIX secolo, hanno seguito l'esempio di Beethoven: il più famoso, César Franck, nella Sinfonia in re minore, ma anche Berlioz nella Sinfonia fantastica, e Franz Liszt in numerose opere. Fra queste, la Sonata in si minore per pianoforte, che inizia con una chiara presentazione di diverse unità tematiche, ognuna delle quali è ampiamente ripresa e sviluppata lungo tutto il pezzo. Verso la fine del XIX secolo, la forma ciclica era diventata un procedimento costruttivo estremamente comune nella composizione musicale, probabilmente perché la crescente lunghezza e complessità delle opere composte da vari movimenti richiedeva un elemento unificante dell'intera composizione che fosse più forte della semplice relazione tonale tra i movimenti.
Esempi
Alcuni esempi di composizioni in forma ciclica in ordine cronologico:
Haydn - Sinfonia n. 31: materiale dell'inizio del primo movimento richiamato al termine del finale
^ J. Peter Burkholderl, Borrowing, §5: Renaissance Mass Cycles in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, London, Macmillan Publishers, 2001.
^abcd Hugh Macdonald, Cyclic Form. The New Grove Dictionary of Music and Musicians, London, Macmillan Publishers, 2001.
Bibliografia
J. peter Burkholder, 2001. "Borrowing, §5: Renaissance Mass Cycles". The New Grove Dictionary of Music and Musicians, second edition, edited by Stanley Sadie and John Tyrrell. London: Macmillan Publishers.
Hugh Macdonald, 2001. "Cyclic Form". The New Grove Dictionary of Music and Musicians, second edition, edited by Stanley Sadie and John Tyrrell. London: Macmillan Publishers.
Don Michael Randel, 2003. “Cyclic Form”. The Harvard Dictionary of Music, fourth edition, Cambridge, MA: Belknap Press. ISBN 978-0674011632.
M. G. Tucker e Roger Parker. 2002. "Cyclic Form". The Oxford Companion to Music, edited by Alison Latham. Oxford and New York: Oxford University Press.
Charles Rosen, The Romantic Generation. Cambridge, Mass. : Harvard University Press, 1995.
Michael Saffle, "Liszt's sonata in B minor: another look at the 'double function' question." JALS: The journal of the American Liszt Society, 11 (June 1982): 28-39.