GelasianoNella scala dei tempi geologici, il Gelasiano è il primo dei quattro piani in cui è suddiviso il Pleistocene, la prima delle due epoche del Quaternario. È compreso tra 2,58 e 1,80 milioni di anni fa (Ma).[1][2] È preceduto dal Piacenziano, l'ultimo piano del precedente Pliocene e seguito dal Calabriano. La deposizione delle formazioni del Red Crag, del Norwich Crag e del Weybourn Crag, tutte nella regione dell'Anglia orientale in Inghilterra, avvenne in questo lasso di tempo. In Olanda e nell'Europa settentrionale ci si riferisce spesso a questo periodo indicandolo come piani Pretigliano e Tigliano. A circa 2,5 milioni di anni fa sono datati i fossili degli ominidi Homo habilis in Africa orientale e meridionale, e i più antichi strumenti di pietra, scoperti a Hadar in Etiopia. Nella storia dell'evoluzione umana tale datazione corrisponde convenzionalmente con l'inizio del Paleolitico inferiore. EtimologiaIl piano Gelasiano deriva il suo nome dalla città italiana di Gela, nel Libero consorzio comunale di Caltanissetta. La denominazione e il piano furono proposti nel 1998 da un gruppo di geologi italiani, che lo considerarono come l'ultimo piano del Pliocene.[3] Il 29 giugno 2009 il Gelasiano fu ratificato dalla IUGS e spostato al Pleistocene in modo da correlarsi meglio con gli importanti cambiamenti che avvennero attorno a 2,58 Ma nel clima terrestre, negli oceani e nello sviluppo delle forme viventi.[2] Definizioni stratigrafiche e GSSPLa base del Gelasiano, che coincide con il limite inferiore per l'epoca del Pleistocene e per il periodo Quaternario, può essere definita magnetostratigraficamente al passaggio tra la cronozona di inversione della polarità magnetica Gilbert (C2Ar) e la Matuyama (C2r), al di sopra della sub-cronozona Olduvai (C1r); corrisponde al livello 103 dello stadio dell'isotopo marino. GSSPIl GSSP,[2] il profilo stratigrafico di riferimento della Commissione internazionale di stratigrafia, è fissato in una sezione a 62 metri alla base dello strato marnoso che si sovrappone alla sapropelite MPRS 250, (Mediterranean Precession Related Sapropels) sui calanchi meridionali del Monte San Nicola,[4] a circa 10 km a N-NW di Gela, in Sicilia.[3] Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
|