Nel 1973, dopo la guerra del Kippur, si recò al Museo dell'Olocausto di Gerusalemme per deporre una corona di fiori.[6] Non venne eletto nel 1976, ma tornò poi in Parlamento nel 1979, dove restò fino al 1994[7].
Sua cugina Silvana, con cui aveva dei dissapori, fu la leader del coordinamento femminile di tale partito e, per indicarne le militanti coniò il neologismo "Donniste".
Massone, nel 1981 si scoprì che era iscritto alla P2 e per questo fu espulso dal partito, salvo poi essere successivamente riammesso.[8][9]
Nel 1995 sulle pagine del Corriere della Sera Dario Fertilio lo ha definito l'"ex picchiatore per antonomasia".[10] Pochi giorni dopo, in una lettera al quotidiano, ha negato di avere "mai svolto la funzione di picchiatore", ricordando invece di essere invalido agli arti inferiori.[11] Nel 2000 ha fatto causa all'associazione Isole nella Rete riguardo ad un dossier[12] sul suo passato politico e di picchiatore ospitato sul sito, sostenendo che tali contenuti fossero diffamatori nei suoi confronti e chiedendo un risarcimento. Nel 2004 la domanda è stata rigettata perché infondata.[13]
^Morire di politica, su lastoriasiamonoi.rai.it, La Storia siamo noi. URL consultato il 31 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2007).
^ Dario Fertilio, La svolta: fiamma che va, destra che viene, in Corriere della Sera, 24 gennaio 1995, p. 31. URL consultato il 31 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2014).
^Tribunale di Roma, Sentenza n. 3687, Cronologico n. 26485, Repertorio n. 2978/04, disponibile su Isole nella Rete, su isole.ecn.org. URL consultato il 31 marzo 2008.
^Caradonna: «Votare Pdl per fermare il bolscevismo», su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 4 aprile 2008. URL consultato il 4 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2014).
^ Filippo Ceccarelli, Addio a Caradonna un fascista da film, su roma.repubblica.it, Roma La Repubblica.it, 19 novembre 2009. URL consultato il 19 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2017).