Charles e Henri Beaubrun appartenevano a una famiglia di ritrattisti francesi attivi dalla fine del XVI secolo. Studiarono pittura insieme presso l'atelier dello zio, Louis Beaubrun[1].
Henri fu presto posto al servizio di Luigi XIII, grazie alla carica di valletto di corte ricoperta da suo padre. Divenne, dunque, “porta archibugio” del re. Georges Guillet de Saint-George scrisse a proposito di Henri Beaubrun: «Sua maestà […] avendo notato che aveva una grande predisposizione al disegno, volle che vi si applicasse e imparasse a dipingere; così egli apprese quel che era necessario nella pittura come la prospettiva, l'architettura e qualche principio di geometria... Subito dopo la morte di suo padre, fu nominato valletto di guararoba e continuò i suoi studi così felicemente, malgrado le distrazioni della sua carica, che il re gli fece l'onore di sceglierlo per insegnargli a dipingere a pastello...[1]».
Fu assunto come ritrattista, insieme a suo cugino Charles, alla corte di Luigi XIII e poi a quella di Luigi XIV, dopo che ebbero dipinto un ritratto intitolato Luigi XIV e Madame Longuet de la Giraudière, la prima nutrice[2]. I due cugini furono stretti collaboratori tra il 1630 e il 1675, dipingendo numerosi ritratti ufficiali e specializzandosi in quelli delle regina di Francia. Dalla metà del secolo conobbero un grande successo presso le dame di corte e in particolare presso gli estimatori dello stile classicista, formale e cortese di Frans Pourbus il Giovane, ritrattista in voga al tempo di Maria de' Medici[3].
Le loro opere furono realizzate quasi sempre insieme, tant'è che risulta impossibile distinguere le loro mani. Anche le loro opere individuali sono loro attribuite congiuntamente[3].
(FR) Alexis Bordes, Charles et Henri BEAUBRUN, su alexis-bordes.com, 2012. URL consultato il 22 maggio 2017.
(ES) Anthony Blunt, Arte y arquitectura en Francia 1500/1700, Madrid, Cátedra, 1977, ISBN84-376-0106-1.
(EN) Ronald Cohen, Charles and Henri Beaubrun (abstract), in The Burlington Magazine, vol. 122, n. 933, dicembre 1980, pp. 853-873. URL consultato il 22 maggio 2017.