Quando la corte reagì con un editto che privava il parlamento delle sue funzioni, Eprémesnil corruppe gli stampatori e ottenne una copia del testo prima della sua promulgazione e la lesse al parlamento riunito. Un ufficiale reale, il marchese d'Agoult, fu inviato al tribunale di giustizia dal re Luigi XVI su richiesta del ministro delle finanze, il cardinale de Brienne, per arrestare Eprémesnil e il suo principale sostenitore, Goislard de Montsabert, i capi della fronda che non rispettavano i principi dell'assolutismo regio, ma il parlamento (5 maggio 1788) dichiarò che erano tutti Eprémesnils, e l'arresto fu effettuato solo il giorno seguente con la resa volontaria dei due membri.
Dopo quattro mesi di reclusione nell'Isola di Santa Margherita, Eprémesnil scoprì di essere diventato un eroe popolare, e tornò agli Stati generali come rappresentante deputato della nobiltà dei quartieri periferici di Parigi. Ma con l'avvicinarsi della rivoluzione le sue opinioni cambiarono e fu un accanito difensore dei privilegi dell'aristocrazia. Nel suo Réflexions impartiales... (gennaio 1789) difese la monarchia e guidò il partito tra la nobiltà che rifiutò di incontrare gli Stati generali fino a quando non fu convocato a farlo dal comando reale.
Massone, fu membro della loggia parigina "Les Neuf Soeurs".[1][2]
Note
^Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia, i Liberi Muratori italiani dalle origini alla Rivoluzione francese, Milano, Ed. Ghibli, 2013, p. 447.
^(FR) Georges Renauld, Antoine Destutt de Tracy, Parigi, Detrad, 2000, p. 49, nota 2.