La sola origine scandinava degli Juti non trova concorde il mondo accademico, ma evidenze archeologiche sembrano sostanziare questa teoria, in particolare i ritrovamenti di manufatti quali spille cruciformi e fibbie metalliche oltre a oggetti di ceramica che mostrano grande affinità con materiali riconducibili al V secolo nel sud della penisola dello Jutland. [6][7] Alcuni studiosi fanno risalire le loro origini alla zona continentale della Renania, evidenziando strette affinità con le istituzioni franco-renane, in particolare nel sistema agrario e nella trasmissione ereditaria della terra conosciuta come gavelkind.[8][9]
Alcuni riferimenti alla denominazione Juti sono presenti in scrittori continentali del VI secolo tra i quali il poeta Venanzio Fortunato (Euthio) [10]e il re franco Teodberto nella sua lettera a Giustiniano (Euciis).[11]
Mentre è facile constatare la loro presenza nel Kent, gli Juti nell'Hampshire e nell'Isola di Wight sono spariti, lasciando pochissime tracce. Un recente studioso, Robin Bush, ha sostenuto che gli Juti dell'Hampshire e dell'Isola di Wight furono vittime di una politica di pulizia etnica dei Sassoni Occidentali, anche se questo è ancora un argomento di dibattito tra gli studiosi[13].
Si pensa anche che altri siano rimasti nella loro patria continentale, e siano diventati la popolazione indigena dello Jutland moderno.
Mito delle origini
Hengest (o Hengist) e Horsa vengono rappresentati come una coppia di fratelli che capeggiarono la spedizione degli Juti in Britannia. Hengest si sarebbe auto proclamato sovrano del Kent.[14] I loro nomi allitteranti, dal significato simile (hengest / stallone e horsa / cavallo), oltre al motivo della coppia sono elementi che fanno propendere per una tradizione mitologica della leggenda delle origini. Molti sono gli esempi in tradizioni anche lontane: Romolo e Remo per i Romani, Ibor e Aione[15] per i Longobardi, Ambri e Assi per i Vandali, i due Haddingjar, divinità gemelle della tradizione norrena. [16][17]
Lingua e riferimenti letterari
Secondo Alistair Campbell[18] il dialetto del Kent si differenzia dagli altri dialetti anglo-sassoni per l'isolamento di quella area geografica, più che per le origini della popolazione che la abitava. La lingua dimostra infatti caratteristiche peculiari in documenti risalenti al X secolo, quindi in un tempo ben lontano dalla invasione.
Esempi di queste particolarità linguistiche si possono riscontrare nella terminologia usata in documenti di carattere legale (leggi e testamenti) [19] e in due poemi contenuti nel ManoscrittoCotton Vespasianus D vi, il cosiddetto Kentish Hymn e nelle glosse al Salmo 50. [20][21][22]
(EN) John Hines, The Anglo-Saxons from the migration period to the eighth century : an ethnographic perspective, Boydell, 2003, ISBN1-84383-034-5, OCLC177285736.
(EN) Keith J. Matthews, What's in a name? Britons, Angles, ethnicity and material culture from fourth to seventh centuries, in The Heroic Age, vol. 4, 2001.