Jürgen GrafJürgen Graf (Basilea, 15 agosto 1951 – 14 gennaio 2025[1]) è stato uno scrittore, filologo e traduttore svizzero, noto per le sue posizioni negazioniste sull'Olocausto.[2][3][4][5][6] Dall'agosto del 2000 visse con la moglie in Russia. [2]. BiografiaGraf studiò all'Università di Basilea, in particolare anglistica, filologia romanza e filologia scandinava, conseguendo la laurea nel 1979[2][7][8]. Successivamente, lavorò per diversi anni come docente di lingue, insegnando tedesco in una scuola di Taipei a Taiwan[8]. Al suo ritorno a Basilea, lavorò come interrogatore dei richiedenti asilo presso l'ufficio di accoglienza dislocato sulla nave da crociera Basilea, riconvertita e ormeggiata sul Reno. Descrisse le sue esperienze nel libro del 1990 La nave dei folli (Das Narrenschiff)[9], per il quale fu accusato di xenofobia. All'inizio degli anni '90, Graf si avvicinò alle tesi del negazionismo dell'Olocausto grazie all'amico e insegnante in pensione Arthur Vogt e attraverso le opere di Serge Thion, Arthur Butz e Wilhelm Stäglich[2]. Durante gli anni '90, pubblicò diversi lavori controversi, a partire da L'Olocausto sotto processo: resoconti di testimoni oculari contro leggi naturali (Der Holocaust auf dem Prüfstand: Augenzeugenberichte versus Naturgesetze )[10]. Molte opere successive furono scritte in collaborazione con il negazionista dell'Olocausto italiano Carlo Mattogno[2]. Graf distribuì i suoi libri a giornalisti e parlamentari, affermandosi come un negazionista dell'Olocausto. Di conseguenza, fu rimosso dalla sua posizione di insegnante; trovò impiego in seguito in una scuola privata a Basilea, insegnando il tedesco a studenti stranieri[2]. Le pubblicazioni di Graf portarono le autorità svizzere ad accusarlo di violazione delle leggi svizzere contro il razzismo[2]: fu processato da un tribunale svizzero nel luglio 1998 congiuntamente al suo editore dell'epoca, Gerhard Förster, ricevendo una condanna ad una multa considerevole e a 15 mesi di reclusione[2]. In attesa del suo appello, fuggì dal Paese viaggiando attraverso Polonia, Russia, Ucraina e Turchia, per finire in Iran, dove un gruppo di negazionisti locali lo accolse a Teheran[2]. Successivamente si trasferì a Mosca, in Russia, dove incontrò e sposò una donna bielorussa nel 2001. Dal 2021 lavorò come traduttore[2]. Note
Voci correlateCollegamenti esterni
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