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Leggi dei Medi e dei Persiani

Le leggi dei Medi e dei Persiani avevano fama di essere irrevocabili.[1] L'espressione è internazionalmente entrata nell'uso comune perché usata in un celebre passo della Bibbia (Daniele, 6), assumendo un valore quasi proverbiale e di uso anche in contesti molto diversi[2] e ha avuto una risonanza in Italia da quando Indro Montanelli la riportò [3] come un'espressione usata da Foster Dullas a proposito di possibili modifiche della politica statunitense sulla questione di Trieste.

L'affermazione è contenuta anche in fonti extrabibliche, compresa la Ciropedia di Senofonte.

Leggi irrevocabili e leggi troppo mutevoli

In contrapposizione all'eternità delle leggi dei Medi e dei Persiani, veniva biasimata la continua mutevolezza delle disposizioni nella legislazione dei Comuni medievali italiani:

Lège venesiana,
dura na setimana;
lège visentina,
dura da la sera a la matina;
lège de Veròna,
dura da tèerza a nona.

Per contro nel preambolo autografo dello Statuto Albertino, si proclama lo statuto stesso come irrevocabile[4].

Note

  1. ^ Bossuet Politica Estratta Dalle Proprie Parole Della Sacra Scrittura
  2. ^ Stenografico Camera 1958
  3. ^ Indro Montanelli L'Italia del miracolo p. 167 nell'edizione vol. X Storia d'Italia 2004
  4. ^ Legge fondamentale perpetua ed irrevocabile della Monarchia sabauda.

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