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Marco Santucci (compositore)

Ritratto del compositore Marco Santucci (1762-1843) nella collezione privata di Angelo Bevilacqua. Tratto da Gabriella Biagi-Ravenni (a cura di), Marco Santucci (Camaiore 1762-Lucca 1843): musica in accademia. Atti del Convegno di studi «Camaiore Terra di Musicisti», Camaiore 24-25 giugno 1994, Lucca, Accademia Lucchese, 1998.

Marco Santucci (Camaiore, 4 luglio 1762Lucca, 29 novembre 1843[1]) è stato un compositore e teorico musicale italiano.

Biografia

La giovinezza, gli anni a Napoli e i primi incarichi a Camaiore

Nacque nella contrada Sesto San Martino[2], e probabilmente studiò l'organo nella chiesa Collegiata come gli altri bambini (lo statuto di Camaiore prevedeva che l'organista insegnasse obbligatoriamente la musica ai piccoli).[3][4] Il giovane Santucci doveva essere un bambino prodigio, almeno al confronto con i coetanei: a 13 anni recitò il ruolo della prima donna nell'intermezzo La contadina in corte di Antonio Sacchini nel teatro camaiorese dell'Olivo[1][3]; dimostrò precoci interessi compositivi per la musica sacra con una elementare Messa a quattro voci e basso[1]; e una delibera del consiglio di Camaiore del 22 novembre 1778 (conservata presso l'Archivio Comunale di Camaiore) lo assume addirittura come assistente di Francesco Gambogi, organista di Santa Maria, con l'opzione perfino di sostituirlo una volta ottenute le attestazioni di una adeguata preparazione.[3] È per ottemperare alla delibera che, a 17 anni, si iscrisse al Conservatorio di Santa Maria di Loreto a Napoli, dove studiò con Fedele Fenaroli.[1][5][6][7] Costui stimò molto il suo studente, e scrisse al Consiglio di Camaiore onde ottenere una proroga al suo incarico di organista, adducendo come scusante il fatto che il suo talento gli aveva fatto ottenere altri incarichi non prorogabili a Napoli.[3] Anche nella biografia di Santucci pubblicata dal nipote Giovan Battista Rinuccini[8] si parla di uno studente estremamente valente, che destò l'ammirazione di Domenico Cimarosa e che componeva grandiosi lavori (l'intermezzo Le paure del 1781, e un colossale Credo del 1789 per una non meglio identificata «Chiesa di San Luigi di Palazzo», forse la Chiesa di Santa Croce di Palazzo) ammirati anche in Germania, tanto da fargli guadagnare commissioni e incarichi a Maastricht, rimasti lettera morta a causa degli sconvolgimenti rivoluzionari. Le notizie di Rinuccini non sono verificabili, ma è sicuro il ritorno di Santucci a Camaiore nel 1790 per diventare finalmente organista e obbedire alla delibera di dodici anni prima.[3] Santucci riuscì a convincere il Consiglio a farsi assumere in un incarico a vita[3], cosa che gli garantì la sicurezza economica e la possibilità di dedicarsi completamente alla musica e all'insegnamento. Nel 1790 collaborò con Pasquale Antonio Soffi e Antonio Puccini alla cantata scenica Marco Curzio (eseguita nel 1791, il cui autografo è conservato a Bologna, vedi sezione Opere e fonti)[9] per il festival musicale lucchese delle «Tasche»[5][6][10], e nel 1794 prese i voti per diventare maestro di cappella a Camaiore.[3]

Maestro di cappella al Laterano

Nel 1797 fu chiamato come successore di Pasquale Anfossi alla guida della cappella del Laterano a Roma.[1] Non sappiamo quanto rimase in carica: per alcuni[5] fu a Roma fino al 1808, mentre altri[5][6] lo dànno di nuovo a Camaiore dopo solo un anno, forse timoroso della rivalità di Nicola Antonio Zingarelli, che nello stesso periodo cercava un incarico romano per lasciare la provinciale Loreto.[6] Le premature dimissioni sono confermate da una sua petizione per un aumento di stipendi della cappella di Camaiore, certificato dal Consiglio già nel 1802[3], e da altre fonti coeve. Nel saggio che Giuseppe Baini (anch'egli un compositore romano attivo in quel periodo che ebbe anche in seguito, come vedremo, a che fare con Santucci) stava allora scrivendo sull'attività di Giovanni Pierluigi da Palestrina (poi pubblicato nel 1828), si afferma che Santucci lasciò l'incarico al Laterano già nel luglio del 1797.[11] Anche la biografia di Rinuccini conferma le premature dimissioni, ma adduce come motivazione il clima belligerante e il disordine politico romano alla vigilia della proclamazione della Repubblica Romana (1798-1799).[8] Una contingenza politica confermata da un manoscritto conservato nella Biblioteca Statale di Lucca, contenente l'autobiografia di Pierantonio Butori, musicista camaiorese e amico di Santucci (suo compagno di scuola a Napoli): nella sua narrazione (intitolata Memorie della vita di me Pierantonio Butori), Butori dice di aver avvertito Santucci dell'imminente arrivo dei francesi a Roma, suggerendogli di scappare al più presto.[3]

L'Accademia Napoleone

Nel 1805, la Repubblica di Lucca divenne un principato cui fu unito quello di Piombino (il Principato di Lucca e Piombino), governato dalla sorella e dal cognato di Napoleone, Elisa e Felice Baciocchi.[12][13] Costoro soppressero molte chiese e annullarono il repubblicano festival delle «Tasche», suscitando le lamentele della popolazione.[13][14][15] Per ovviare all'improvvisa mancanza di musica (allora appannaggio quasi esclusivo delle chiese), i príncipi fondarono delle cappelle di corte e istituirono molte organizzazioni musicali, tra cui la grande Accademia Napoleone, che indisse un periodico premio musicale al fine di sostituire degnamente le «Tasche».[13][14][16] Il primo vincitore del premio fu Santucci, nel 1806, con un Mottetto a sedici voci in quattro cori per Santa Cecilia.[6][17] Il lavoro incontrò l'entusiasmo di tutti i giudici per il suo virtuosismo[5], ma fu aspramente criticato proprio da Baini.[14] Forte delle sue ricerche su Palestrina, Baini affermò che il lavoro di Santucci era in realtà molto omofonico, e che la composizione per quattro cori non sarebbe comunque dovuta essere ragione di stupore né di merito visto che nel '500 si scrivevano mottetti anche per dodici cori[5][14] (Baini pubblicò la sua critica come Lettera sopra il mottetto a quattro cori del Sig. Marco Santucci a Roma nel 1807, in un'edizione circolata tra i suoi studenti).[18] Nonostante le critiche, Santucci si inserì bene nella vita del principato lucchese, tanto da lasciare quasi definitivamente Camaiore.[14] Suscitò la simpatia della principessa Elisa in persona, che nel 1808 lo rese canonico nella cattedrale, e lo chiamò tra gli otto membri della sezione musicale dell'Accademia[5][14], con un favoritismo che suscitò le gelosie degli altri compositori lucchesi.[14]

L'attività a Lucca e il trattato Sulla melodia

A Lucca, Santucci insegnò (tra i suoi allievi ci fu per un breve periodo Michele Puccini, padre di Giacomo[5]), compose musiche sacre e scrisse un trattato sulla melodia.[19] In esso, Santucci si allinea alle teorie di Andrea Majer[20] e di tanti altri sulla supremazia della melodia sull'armonia, in aperta e polemica controtendenza con i compositori romantici coevi, da lui definiti «rivoluzionari», «barbarici» e anti-italiani, poiché corrotti dalla complicata e inutilmente ricercata moda musicale e letteraria germanica e inglese[19][21], che, con suo grande sconcerto, stava contagiando anche la musica sacra: un testo che prova alla perfezione l'esistenza di forti risacche classicistiche al Romanticismo.[5][22] Ancora nel trattato, Santucci afferma che dopo la sua promozione a canonico bruciò le sue opere teatrali, scritte in precedenza (in gran parte su testi di Pietro Metastasio[6]), perché «indegne di un prete».[1][19] Continuò la sua attività anche dopo la Restaurazione, nel Ducato di Lucca dei Borbone di Parma. Un documento autografo del suo allievo Francesco Zanetti (1825-1840), oggi conservato a Napoli, ci informa che Santucci, come esercizio agli studenti, dava da abbellire i bassi del suo vecchio maestro Fenaroli, forse proprio quelli su cui studiò lui stesso.[23] Ancora a Napoli è presente una Messa da Requiem di Santucci adoperata da Saverio Mercadante (per anni direttore del Conservatorio napoletano), datata agli anni '50 dell'Ottocento: un documento che dimostra dell'autorevolezza di cui godeva Santucci.[24][25] Nel 1830, Santucci venne colpito da un ictus i cui postumi perdurarono fino alla sua morte nel 1843.[5]

Opere e fonti

La consistenza degli autografi e delle copie manoscritte rimasteci delle composizioni di Santucci (soprattutto sacre e vocali, ma anche strumentali, per organo[26] e clavicembalo) riflette le sue piazze di lavoro e di studio: le città che conservano più copie sono Napoli, il Laterano e, soprattutto, Camaiore e Lucca. Collezioni consistenti sono anche alla Biblioteca Palatina di Parma, all'Accademia Filarmonica di Bologna e, all'estero, a Münster e Berlino.[27]

Copie manoscritte

Il Répertoire international des sources musicales (RISM), l'OPAC del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), e l'Ufficio Ricerca Fondi Musicali di Milano (URFM) segnalano

Altre istituzioni che conservano copie manoscritte:

Il Centro Documentazione Musicale della Toscana ha contribuito a localizzare fondi recanti copie manoscritte di opere di Santucci nell'area di Lucca:

  • il Fondo Bernini nella Biblioteca Diocesana «Agresti»[32][40][41],
  • il Fondo musicale della Chiesa del SS. Crocifisso, conservato presso la Biblioteca Feliniana.[30][32][35][42]

Musica a stampa

Edizioni stampate di opere di Santucci si segnalano (in ordine decrescente secondo il numero di copie possedute) a

e, all'estero, a Vienna (Gesellschaft der Musikfreunde e Österreichische Nationalbibliothek).[48]

Autografi

Il Fondo Arrosti

Gli autografi di Santucci pervenutici non sono pochi, ma fino a poco tempo fa la loro consistenza conosciuta, che ricopriva un arco di tempo di soli dieci anni[32], rifletteva una produzione assai esigua rispetto a quello che era lecito immaginarsi da un'attività, al contrario, durata decenni. Indagini timide e private, effettuate da pochi appassionati di musica locali[32][50], portarono all'ipotesi che il grosso della sua produzione fosse ancora proprietà dei discendenti, oggi appartenenti alla famiglia degli Arrosti, tutt'oggi residenti a Palazzo Santucci a Camaiore. Costoro hanno iniziato a promuovere un progressivo studio del loro archivio solo nel 2015, dopo anni di oblio (con pochissimi tentativi di valorizzazione effettuati a livello locale).[51][52][53][50] Da allora si è scoperto che il «Fondo Arrosti» conserva, in esemplari autografi, quella che probabilmente è l'intera produzione di Santucci (quasi 200 composizioni), oltre che la sua biblioteca musicale, le sue lettere, e l'intero archivio (anch'esso con composizioni e testi musicali) del nipote Giovan Battista Rinuccini (il suo primo biografo). Il fondo è tuttora privato, ma gli Arrosti hanno stilato una convenzione con l'Associazione Musicale «Marco Santucci» per il graduale trasferimento dell'archivio musicale nella Biblioteca Feliniana di Lucca[54], cosa che permetterà nuovi studi.[51][55][56][50]

In Italia

Come detto, gli autografi di Santucci non sono pochi. Si elencano le città che li conservano:

  • Bologna (Accademia Filarmonica, Fondo antico):
    • Canoni sulle preghiere del rosario, datati 1798[57],
    • una cantata In duro tronco, datata 1804[58],
    • gli Esempi di contrappunto doppio col trasporto in decima[59],
    • un Ecce sacerdos magnus[60],
    • un Dixit appartenuto al bibliotecario bolognese Masseangelo Masseangeli[61],
    • un Introito per la Messa votiva della Madonna, anch'esso appartenuto a Masseangeli, datato 1790 (autografo parziale: alcune parti sono state integrate ex-novo nel 1850)[62],
    • la cantata scenica Marco Curzio per le «Tasche» di Lucca del 1791[30][63],
    • un Salmo 114 (116), Dilexi quoniam exaudiet, nella versione italiana di Saverio Mattei: questa è una versione riveduta da Santucci in due tempi (nel 1803 e nel 1827) di una precedente redazione del 1792 oggi conservata a Napoli (vedi punti successivi)[64];
    • l'Accademia conserva anche l'autografo del trattato sulla melodia, collezionato dal bibliotecario Masseangeli.[14][65]
  • Firenze (Conservatorio Luigi Cherubini):
    • una Messa da Requiem datata «Camajore 1790»[30];
  • Roma (Laterano):
    • un Iste est Joannes[66],
    • una Messa a otto voci (autografo probabile)[67];
  • Abbazia di Montecassino: Oratorio sui salmi 72 e 63, su testo italiano di Saverio Mattei, un autografo, però, incerto e incompleto: sul frontespizio reca Prima parte[68];
  • Napoli (Conservatorio di San Pietro a Majella):
    • un Credo a 4 voci[69],
    • un Salmo 5[70],
    • un Salmo 22 (23), Dominus regit me (autografo parziale)[30][71],
    • un Salmo 24 (25), Ad te Domine levavi animam meam (autografo parziale)[30][72],
    • un Salmo 41 (42), Quemadmodum desiderat cervus[73],
    • un Salmo 114 (116), Dilexi quoniam exaudiet, nella versione italiana di Saverio Mattei: prima versione (datata «Camajore 5 febrajo 1792») del salmo la cui riscrittura definitiva del 1827 è conservata a Bologna (vedi punti precedenti)[30][74],
    • una cantata Spenta hai pur la sete per la passione di Cristo (autografo incerto)[30][75][76],
    • una parafrasi del Dies irae in italiano per 4 voci[30][77],
    • una rilegatura di partiture di accompagnamento strumentale per vari salmi[30][78],
    • una messa appartenuta alla Chiesa di San Sebastiano (parziale)[79],
    • una Messa a più voci con violini e strumenti a fiato obbligati (autografo incerto poiché segna «Michael Santucci Fecit anno domini 1765»: il nostro Marco, e non Michele, Santucci aveva solo 3 anni in quella data)[30][80],
    • una Messa in si bemolle a quattro voci concertata[30],
    • un Benedictus Dominus Deus Israel dalla Chiesa di San Francesco di Paola a Palazzo (datato 30 marzo 1789), autografo incerto[30][81],
    • una Sinfonia in do con più strumenti obbligati[30],
    • una Sinfonia, datata 1790 in si bemolle.[30]

L'autografo a Berlino

Il Musikabteilung del Preußischer Kulturbesitz nella Staatsbibliothek zu Berlin, conserva una breve composizione per due soprani, due violini, viole e contrabbasso, che nel frontespizio reca il titolo «Salmo LXXIII./Dilexi quoniam exaudiet dominus &c./in Italiano/Come avrò cor sì barbaro &c.». Dilexi quoniam exaudiet è in realtà il salmo 114, quello che Santucci ha composto su traduzione italiana di Mattei (che in effetti traduce Come avrò cor sì barbaro)[82] nel 1792, e che poi ha rivisto nel 1803 e 1827. Il salmo 73 recita, invece, Ut quid Deus repulisti in finem[83], che Mattei traduce Ci abbandonasti! e perché mai, Signore?[84] La musica composta nel manoscritto di Berlino segue in effetti il testo di Mattei del salmo 114, dal verso 17[85] (corrispondente al quarto versetto del salmo).[86][87] Non si conosce la natura di questo manoscritto: è certo che sia appartenuto a Georg Poelchau (1773-1836), e che la mano che lo ha scritto è quella di un Santucci anziano, ma non sappiamo se la composizione che reca sia da connettersi con il Salmo 114 più volte riscritto, o con l'oratorio basato sui salmi 73 e 63 oggi conservato a Montecassino e anch'esso desunto dalla versione italiana di Mattei (come potrebbero suggerire alcune indicazioni alla fine del manoscritto di Berlino, che fanno intendere l'esistenza di una continuazione, forse da mettere in relazione alla dicitura «Prima parte» presente nel documento di Montecassino: tutti indizi che potrebbero designare una composizione di ampio respiro che ci è pervenuta lacunosa), oppure se si tratta di una composizione del tutto a sé stante.[88]

Lettere

Oltre alle lettere non ancora studiate presenti nel Fondo Arrosti, si segnalano quelle conservate nella Biblioteca Universitaria di Pisa (che ha una lettera inviata da Santucci a Johann Paul Schulthesius, il 13 luglio 1813)[89]; nel Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna (che possiede una lettera che Santucci ricevette dal maestro Fenaroli nel 1793)[90]; e, soprattutto, le oltre 100 missive indirizzate a Santucci da una gran massa di mittenti (Giuseppe Becherini, Fedele Fenaroli, Stanislao Mattei, Gaetano Sborgi, Disma Ugolini, Antonio Puccini, Schulthesius e tanti altri) conservate presso l'Accademia Filarmonica di Bologna.[14][65]

Note

  1. ^ a b c d e f Marcello De Angelis, voce Santucci, Marco, in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, a cura di Alberto Basso, serie II: Le biografie, vol. 6: PIC-SCHL, Torino, UTET, 1988, p. 574.
  2. ^ Si evince dagli archivi della parrocchia di Santa Maria di Camaiore, cfr. Roberta Antonelli, Teatro e musica sacra nel castello di Camaiore: il Teatro dell'Olivo e Marco Santucci, in Gabriella Biagi-Ravenni (a cura di), Marco Santucci (Camaiore 1762-Lucca 1843): musica in accademia. Atti del Convegno di studi «Camaiore Terra di Musicisti», Camaiore 24-25 giugno 1994, Lucca, Accademia Lucchese, 1998, pp. 9-40.
  3. ^ a b c d e f g h i Roberta Antonelli, Teatro e musica sacra nel castello di Camaiore: il Teatro dell'Olivo e Marco Santucci, in Gabriella Biagi-Ravenni (a cura di), Marco Santucci (Camaiore 1762-Lucca 1843): musica in accademia. Atti del Convegno di studi «Camaiore Terra di Musicisti», Camaiore 24-25 giugno 1994, Lucca, Accademia Lucchese, 1998, pp. 9-40.
  4. ^ Andrea Roncoli, Lo statuto comunale del 1612, in «Campus Maior: rivista di studi camaioresi», IV (1991), Camaiore, Sezione dell'Istituto Storico Lucchese, 1991, pp. 5-28.
  5. ^ a b c d e f g h i j John Warrack, Francesco Izzo, voce Santucci, Marco, in The New Grove of Music and Musicians. Second Edition, vol. 22: Russian Federation, §II to Scotland, London, Macmillan, 2001-2002, p. 265.
  6. ^ a b c d e f Alfredo Bonaccorsi, voce Santucci, Canonico Marco, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Allgemeine Enzyklopädie der Musik begründet von Friedrich Blume, a cura di Ludwig Finscher, serie I: Personenteil, vol. 14: Ric-Schön, Kassel-Basel-London-New York-Praha, Bärenreiter/Stuttgart-Weimar, Metzler, 2005, colonne 952-953. Voce scritta per le edizioni precedenti dell'Enciclopedia ma accolta anche nella versione del 2005.
  7. ^ Giorgio Sanguinetti, The Art of Partimento: History, Theory and Practice, Oxford [ecc.], Oxford University Press, 2012, p. 78
  8. ^ a b Giovan Battista Rinuccini, Cenni biografici de' principali soggetti chiari per dignità, scienze, lettere ed arti, nati in Camajore e nel suo municipale territorio, in ID. Di Camajore come città della Versilia e sue adiacenze. Compendio storico municipale, Firenze, Fioretti, 1858, biografia n. 24, pp. 164-165. Documento digitalizzato su Internet Archive. La biografia era già stata pubblicata dalla tipografia Frediani di Massa nel 1851, come indica una nota del documento digitalizzato (p. 174, nota 35).
  9. ^ Una copia del libretto della cantata, stampato a Lucca da Bonsignori, è conservata alla Fondazione Cini di Venezia, cfr. Libretto del «Marco Curzio» a Venezia, su SBN.it.
  10. ^ Le «Tasche» erano un festival che celebrava l'elezione dei magistrati della Repubblica di Lucca, vedi Alfredo Bonaccorsi, voce Tasche, in Enciclopedia italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1937, consultabile on-line su Treccani.it; Ulderico Rolandi, Spettacoli musicali per la funzione delle tasche in Lucca, in «Bollettino bibliografico musicale», VII/1 (gennaio 1932), Milano, [senza editore], 1932, pp. 26-36; Gabriella Biagi-Ravenni, Carolyn Gianturco, The 'Tasche' of Lucca: 150 Years of Political Serenatas, in «Proceedings of the Royal Musical Association», vol. 111 (1984-1985), London, Taylor & Francis, 1985, pp. 45-65; e Gabriella Biagi-Ravenni, Diva Panthera. Musica e musicisti al servizio dello stato lucchese, Lucca, Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti/Litotipo San Marco, 1993, pp. 37-47.
  11. ^ Giuseppe Baini, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, vol. 1, Roma, Società Tipografica, 1828, p. 71. Documento digitalizzato su Internet Archive.
  12. ^ Vito Tirelli (a cura di), Il principato napoleonico dei Baciocchi, 1805-1814: riforma dello Stato e società. Atti del Convegno internazionale, Lucca, 10-12 maggio 1984, Lucca, Banca del Monte/Pacini Fazzi, 1986.
  13. ^ a b c Gabriella Biagi-Ravenni, Diva Panthera. Musica e musicisti al servizio dello stato lucchese, Lucca, Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti/Litotipo San Marco, 1993.
  14. ^ a b c d e f g h i Gabriella Biagi-Ravenni, «Infinite difficoltà... leggiadria delle consonanze... naturalissima cantilena... proporzione giudiziosa e matematica»: il premio per la musica, Marco Santucci, l'Accademia e le altre istituzioni lucchesi, in EAD. (a cura di), Marco Santucci (Camaiore 1762-Lucca 1843): musica in accademia. Atti del Convegno di studi «Camaiore Terra di Musicisti», Camaiore 24-25 giugno 1994, Lucca, Accademia Lucchese, 1998, pp. 41-59.
  15. ^ Sulla soppressione delle istituzioni musicali, vedi lo Zibaldone lucchese, il diario del chierico lucchese Jacopo Chelini (1748–1824), redatto in 12 volumi e oggi conservato nell'Archivio Sardini presso l'Archivio di Stato di Lucca, citato in diversi stralci da Gabriella Biagi-Ravenni, Diva Panthera. Musica e musicisti al servizio dello stato lucchese, Lucca, Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti/Litotipo San Marco, 1993.
  16. ^ Alberto Cavalli, Scritti sulla musica nelle pubblicazioni dell'Accademia Lucchese, in IV centenario di fondazione dell'Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti (1584-1984), Lucca, Pacini Fazzi, 1984, pp. 129-161.
  17. ^ Il mottetto fu stampato in un'edizione celebrativa dall'editore Bertini di Lucca nello stesso 1806 (oggi presente nel Fondo Noseda del Conservatorio di Milano, nel Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, nei conservatori di Firenze e Napoli, nella Biblioteca Diocesana «Agresti» di Lucca, e nel Fondo Baini della Casanatese di Roma, cfr. Mottetti di Santucci editi dal lucchese Bertini presenti in molte biblioteche, su RISM.). Di esso ci risultano anche alcune copie manoscritte, ma per ora, data anche la condizione particolare in cui versa l'archivio di Santucci (vedi il paragrafo Fondo Arrosti), non è stato ritrovato nessun autografo.
  18. ^ Un breve riassunto è in Adriano de la Fage, Studj Biografici: Giuseppe Baini, in «Gazzetta musicale di Milano», IV/37 (14 settembre 1845), Milano, Ricordi, 1845, p. 159. Documento digitalizzato su Google Books.
  19. ^ a b c Marco Santucci, Sulla melodia, sull'armonia e sul metro, Lucca, Bertini, 1828, documento digitalizzato su Internet Archive. Internet Culturale digitalizza le prime pagine della copia presente nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Un'edizione moderna parziale del trattato è in Carlida Steffan (a cura di), Rossiniana. Antologia della critica nella prima metà dell'Ottocento, Pordenone, Studio Tesi, 1992 (e 1995), pp. 147-180. Il trattato era stato precedentemente elaborato nel 1823, come dimostra una copia presente nella Biblioteca «Vittorio Emanuele III» di Napoli. Vedi anche la entry su Europeana.
  20. ^ Andrea Majer, Discorso [...] intorno alle vicende della musica italiana, Roma, Mordacchini, 1819, documento digitalizzato su Google Books. Su Majer e i suoi scritti vedi ancora Carlida Steffan (a cura di), Rossiniana. Antologia della critica nella prima metà dell'Ottocento, Pordenone, Studio Tesi, 1992 (e 1995), pp. 19-32; e Marcello De Angelis, Estetica musicale del primo Ottocento, in ID. «Filosofia della Musica» di Giuseppe Mazzini, con testi scelti di Andrea Majer e altri, Firenze-Rimini, Guaraldi, 1977, pp. 81-132.
  21. ^ Molti compositori italiani stavano attingendo alla letteratura inglese e tedesca: Gioachino Rossini compose da Shakespeare l'Otello nel 1816, e La donna del lago da Walter Scott nel 1819. Gaetano Donizetti compose Emilia di Liverpool nel 1824 (tratta da August von Kotzebue), e, più tardi, si rifece spesso a soggetti di ambientazione inglese: Anna Bolena, 1830; Maria Stuarda (tratta da Friedrich Schiller) e Lucia di Lammermoor (da Scott), entrambe del 1835. Pochi anni dopo la pubblicazione del trattato di Santucci, Vincenzo Bellini scrisse I Capuleti e i Montecchi (1830), basato su Romeo e Giulietta. Cfr. Vittorio Emiliani, Il furore e il silenzio: vite di Gioacchino Rossini, Bologna, Il mulino, 2007.
  22. ^ Carlida Steffan (a cura di), Rossiniana. Antologia della critica nella prima metà dell'Ottocento, Pordenone, Studio Tesi, 1992 (e 1995), pp. 147-180; Marcello De Angelis, Estetica musicale del primo Ottocento, in ID. «Filosofia della Musica» di Giuseppe Mazzini, con testi scelti di Andrea Majer e altri, Firenze-Rimini, Guaraldi, 1977, pp. 81-132; ID., Appunti per un'estetica musicale del primo '800: da Giuseppe Mazzini a Marco Santucci, in Gabriella Biagi-Ravenni (a cura di), Marco Santucci (Camaiore 1762-Lucca 1843): musica in accademia. Atti del Convegno di studi «Camaiore Terra di Musicisti», Camaiore 24-25 giugno 1994, Lucca, Accademia Lucchese, 1998, pp. 81-91.
  23. ^ Composizione di Zanetti su bassi di Fenaroli, su SBN.it.
  24. ^ Scheda della Messa da Requiem di Santucci appartenuta a Mercadante, su Internet Culturale.
  25. ^ Messa da Requiem di Santucci usata da Mercadante, digitalizzata, su Internet Culturale.
  26. ^ Fabrizio Guidotti, «Piaccion loro le marciate, le suonatine, i rondò...». Santucci e la musica d'organo, in Gabriella Biagi-Ravenni (a cura di), Marco Santucci (Camaiore 1762-Lucca 1843): musica in accademia. Atti del Convegno di studi «Camaiore Terra di Musicisti», Camaiore 24-25 giugno 1994, Lucca, Accademia Lucchese, 1998, pp. 61-79.
  27. ^ a b c d e f Cerca «Marco Santucci», su RISM.
  28. ^ Manoscritti di Santucci a Napoli digitalizzati, su Internet Culturale. URL consultato il 13 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2017).
  29. ^ a b c d Manoscritti di Santucci, su SBN.it.
  30. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac Cerca «Santucci, Marco», su URFM.
  31. ^ Documenti napoletani presenti su Internet Culturale appaiono anche in Europeana: item 1, item 2, item 3.
  32. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Angelo Bevilacqua, Catalogo sintetico delle opere di Marco Santucci, in Gabriella Biagi-Ravenni (a cura di), Marco Santucci (Camaiore 1762-Lucca 1843): musica in accademia. Atti del Convegno di studi «Camaiore Terra di Musicisti», Camaiore 24-25 giugno 1994, Lucca, Accademia Lucchese, 1998, pp. 93-109.
  33. ^ Manoscritto di un salmo di Santucci conservato nel Conservatorio di Firenze, su SBN.it.
  34. ^ a b Umberto Pineschi, Inventario Archivio Capitolare Pistoia Biblioteca Musicale, testo non pubblicato: per info consulta il pdf online disponibile qui e sui siti dell'Archivio Capitolare di Pistoia e della Sezione bibliografica pistoiese del Centro Documentazione Musicale della Toscana.
  35. ^ a b c d Alfredo Bonaccorsi, Maestri di Lucca: i Guami e gli altri musicisti, Firenze, Olschki, 1966, pp. 131, 144, 147, 156.
  36. ^ L'istituzione conserva l'introduzione orchestrale del Marco Curzio del 1791 in una copia manoscritta coeva, cfr. Giulio Battelli (a cura di), I tesori della musica lucchese. Fondi storici nella biblioteca dell'Istituto Musicale «L. Boccherini». Catalogo della mostra bibliografica e documentaria, Lucca, Pacini Fazzi, 1990, documento 48, p. 77.
  37. ^ Emilio Maggini, Lucca. Biblioteca del Seminario. Catalogo delle musiche stampate e manoscritte del Fondo Antico, Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1965, pp. 210, 366-370.
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  39. ^ Documento di Santucci a Eisenstadt, su RISM.
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  43. ^ a b c Edizioni a stampa di Santucci, su SBN.it.
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  47. ^ a b c Sonate per pianoforte di Santucci a stampa, su "RISM".
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  49. ^ a b Sonate per pianoforte di Santucci stampate, su SBN.it.
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  52. ^ Notizia dell'apertura del Fondo Arrosti del 2015, su LuccaMusica.
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  54. ^ Istituzione che raccoglie anche il posseduto dell'Archivio Arcivescovile e dell'Archivio storico diocesano.
  55. ^ Scheda del «Fondo Arrosti», su CeDoMus.
  56. ^ Articolo sulla musica a Camaiore, su Comune di Camaiore.
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  58. ^ Cantata autografa di Santucci a Bologna, su SBN.it.
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  60. ^ «Ecce sacerdos magnus» autografo a Bologna, su SBN.it.
  61. ^ «Dixit» autografo a Bologna, su SBN.it.
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  63. ^ Autografo del «Marco Curzio» a Bologna, su SBN.it.
  64. ^ «Salmo 114» del 1803-1827 autografo a Bologna, su SBN.it.
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  76. ^ Documento digitalizzato su Internet Culturale. Presente anche in Europeana.
  77. ^ Parafrasi del «Dies irae» a Napoli, su SBN.it.
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  79. ^ Messa autografa parziale a Napoli, su SBN.it.
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  82. ^ Confronta la traduzione di Mattei nell'antologia curata da Andrea Rubbi, Parnaso de' poeti classici d'ogni nazione [...] trasportati in lingua italiana, tomo III: Poesie ebraiche, Venezia, Zatta, 1793, pp. 192-193, digitalizzata in Google Books.
  83. ^ Salmo 73, su Bible Study Tools.
  84. ^ Vedi di nuovo Andrea Rubbi, Parnaso de' poeti classici d'ogni nazione [...] trasportati in lingua italiana, tomo III: Poesie ebraiche, Venezia, Zatta, 1793, pp. 36-37, digitalizzate in Google Books.
  85. ^ Vedi digitalizzazione parziale del manoscritto sul sito del Preußischer Kulturbesitz.
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  88. ^ Autografo di Santucci a Berlino, su RISM..
  89. ^ Lettera di Santucci a Schulthesius conservata a Pisa digitalizzata, su Internet Culturale.
  90. ^ Lettera che Fedele Fenaroli scrisse da Napoli al da poco ex allievo Santucci il 10 dicembre 1793, digitalizzata, su Catalogo Carteggi del Museo della Musica di Bologna.

Bibliografia

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  • Giuseppe Baini, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, vol. 1, Roma, Società Tipografica, 1828, p. 71.[2]
  • Giovan Battista Rinuccini, Biografia di Marco Santucci, Massa, Frediani, 1851, poi confluita nella voce Santucci, Marco, biografia n. 24 dei Cenni biografici de' principali soggetti chiari per dignità, scienze, lettere ed arti, nati in Camajore e nel suo municipale territorio, in Di Camajore come città della Versilia e sue adiacenze. Compendio storico municipale, Firenze, Fioretti, 1858, pp. 164–165.[3]
  • Luigi Nerici, Storia della musica in Lucca, Lucca, Giusti, 1880.
  • Ulderico Rolandi, Spettacoli musicali per la funzione delle tasche in Lucca, in «Bollettino bibliografico musicale», VII/1 (gennaio 1932), Milano, [senza editore], 1932, pp. 26–36.
  • Alfredo Bonaccorsi, Catalogo con notizie biografiche delle musiche dei maestri lucchesi conservate nelle Biblioteche di Lucca, in Collectanea Historiae Musicae, vol. 2 (1956-1957), Firenze, Olschki, 1956, pp. 73–95.
  • Emilio Maggini, Lucca. Biblioteca del Seminario. Catalogo delle musiche stampate e manoscritte del Fondo Antico, Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1965, pp. 210, 366-370.
  • Alfredo Bonaccorsi, Maestri di Lucca: i Guami e gli altri musicisti, Firenze, Olschki, 1966.
  • Sergio Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna, Forni, 1972.
  • Marcello De Angelis, Estetica musicale del primo Ottocento, in ID. «Filosofia della Musica» di Giuseppe Mazzini, con testi scelti di Andrea Majer e altri, Firenze-Rimini, Guaraldi, 1977, pp. 81–132.
  • (EN) Gabriella Biagi-Ravenni, Carolyn Gianturco, The 'Tasche' of Lucca: 150 Years of Political Serenatas, in «Proceedings of the Royal Musical Association», vol. 111 (1984-1985), London, Taylor & Francis, 1985, pp. 45–65.
  • Marcello De Angelis, Santucci, Marco, in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, a cura di Alberto Basso, serie II: Le biografie, vol. 6: PIC-SCHL, Torino, UTET, 1988, p. 574.
  • Carlida Steffan (a cura di), Rossiniana. Antologia della critica nella prima metà dell'Ottocento, Pordenone, Studio Tesi, 1992 (e 1995), pp. 19–32 e 147-180.
  • Gabriella Biagi-Ravenni, Diva Panthera. Musica e musicisti al servizio dello stato lucchese, Lucca, Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti/Litotipo San Marco, 1993.
  • Angelo Bevilacqua (a cura di), Manifestazioni per celebrare il 150º anniversario della morte di Marco Santucci. Convegno di studi «Camaiore terra di musicisti: proposte per un catalogo della produzione di Marco Santucci», Camaiore, Assessorato alla cultura, 1994.
  • Gabriella Biagi-Ravenni (a cura di), Marco Santucci (Camaiore 1762-Lucca 1843): musica in accademia. Atti del Convegno di studi «Camaiore terra di Musicisti», Camaiore 24-25 giugno 1994, Lucca, Accademia Lucchese, 1998. Il volume raccoglie i saggi:
    • Roberta Antonelli, Teatro e musica sacra nel castello di Camaiore: il Teatro dell'Olivo e Marco Santucci (pp. 9–40);
    • Gabriella Biagi-Ravenni, «Infinite difficoltà... leggiadria delle consonanze... naturalissima cantilena... proporzione giudiziosa e matematica»: il premio per la musica, Marco Santucci, l'Accademia e le altre istituzioni lucchesi (pp. 41–59);
    • Fabrizio Guidotti, «Piaccion loro le marciate, le suonatine, i rondò...». Santucci e la musica d'organo (pp. 61–79);
    • Marcello De Angelis, Appunti per un'estetica musicale del primo '800: da Giuseppe Mazzini a Marco Santucci (pp. 81–91);
    • Angelo Bevilacqua, Catalogo sintetico delle opere di Marco Santucci (pp. 93–109).
  • (EN) John Warrack, Francesco Izzo, Santucci, Marco, in The New Grove of Music and Musicians. Second Edition, vol. 22: Russian Federation, §II to Scotland, London, Macmillan, 2001-2002, p. 265.
  • (DE) Alfredo Bonaccorsi, Santucci, Canonico Marco, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Allgemeine Enzyklopädie der Musik begründet von Friedrich Blume, a cura di Ludwig Finscher, serie I: Personenteil, vol. 14: Ric-Schön, Kassel-Basel-London-New York-Praha, Bärenreiter/Stuttgart-Weimar, Metzler, 2005, colonne 952-953.[4]
  • Fabrizio Guidotti, Musiche annue ed avventizie: Lucca al tempo dei primi Puccini, Lucca, Accademia lucchese di scienze lettere e arti, 2012.

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  1. ^ Documento digitalizzato su Internet Archive. Internet Culturale digitalizza le prime pagine della copia presente nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Il trattato era stato precedentemente elaborato nel 1823, come dimostra una copia presente nella Biblioteca «Vittorio Emanuele III» di Napoli,
  2. ^ Documento digitalizzato su Internet Archive.
  3. ^ Documento digitalizzato su Internet Archive.
  4. ^ Voce scritta per le edizioni precedenti dell'Enciclopedia ma accolta anche nella versione del 2005.
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