Medinet Habu è il nome solitamente dato al tempio funerario di Ramses III, un'importante struttura del Nuovo Regno situata nell'omonimo sito di Medinet Habu nella parte occidentale di Luxor, in Egitto. Oltre alla sua importanza intrinseca per le dimensioni, l'aspetto artistico e quello architetturale, il tempio è conosciuto in particolare perché contiene iscrizioni raffiguranti l'arrivo e la sconfitta dei Popoli del Mare durante il regno di Ramses III.
Alcuni blocchi di pietra sembrerebbero essere stati asportati e riutilizzati nel tempio di Iside a Deir el-Shelwit.
Il tempio, lungo circa 150 metri, è un progetto ortodosso, e somiglia molto al vicino tempio funerario di Ramses II (il Ramesseum). Il contorno del tempio misura circa 210x300 metri, e contiene oltre 7 000 m² di muri decorati con bassorilievi.[1] Le sue mura sono relativamente ben conservate, e il complesso è circondato da una cinta in mattoni di fango che potrebbero essere stati fortificati. L'entrata originaria passa attraverso un corpo di guardia fortificato, noto come migdol (caratteristica architettonica classica delle fortezze asiatiche del tempo).
Il primo pilone conduce a una corte aperta, contornata da colossali statue di Ramses III in veste di Osiride su un lato, e colonne non scolpite sull'altro. Il secondo pilone porta a un peristilio, con altre statue di Ramses. Da qui si sale una rampa che, attraverso un portico colonnato, conduce al terzo pilone e da questo al grande ipostilo (che ha perso il tetto). Bassorilievi e teste di prigionieri stranieri si trovano nel tempio, forse a simboleggiare il controllo del re su Siria e Nubia.
In epoca copta vi era una chiesa all'interno della struttura del tempio, poi rimossa. Alcune incisioni del muro principale del tempio sono state modificate da sculture copte.
Il palazzo reale era collegato direttamente alla prima corte del tempio tramite la "Finestra delle apparizioni".[2][3]
Scavi
I primi scavi nel tempio furono condotti sporadicamente tra il 1859 e il 1899, grazie all'Egyptian Antiquities Service. In questi decenni il tempio principale fu pulito, numerosi edifici di epoca copta furono rimossi, e il sito fu aperto ai turisti.
Ulteriori scavi, svolti per la classificazione e la conservazione della struttura, sono stati svolti prevalentemente dall'Oriental Institute dell'Università di Chicago, quasi continuamente a partire dal 1924.
Galleria d'immagini
Colonne di Ramses III nel peristilio
Vista della torre migdol a Medinet Habu
Vetri e porcellane trovate all'interno del palazzo reale di Medinet Habu, raffiguranti i tradizionali nemici dell'Egitto
^Medinet Habu, su ancient-egypt.co.uk. URL consultato il 6 febbraio 2012.
Bibliografia
William J. Murnane, United with Eternity – A Concise Guide to the Monuments of Medinet Habu, Oriental Institute, University of Chicago and the American University of Cairo Press, 1980. ISBN 0-918986-28-1
The Epigraphic Survey, Medinet Habu I, Earlier Historical Records of Ramses III (OIP 8; Chicago, 1930)
The Epigraphic Survey, Medinet Habu II, Later Historical Records of Ramses III (OIP 9; Chicago, 1932)
The Epigraphic Survey, Medinet Habu III, The Calendar, the 'Slaughter House,' and Minor Records of Ramses III (OIP 23; Chicago, 1934)
The Epigraphic Survey, Medinet Habu IV, Festival Scenes of Ramses III (OIP 51; Chicago, 1940)
The Epigraphic Survey, Medinet Habu V, The Temple Proper, part 1 (OIP 83; Chicago, 1957)
The Epigraphic Survey, Medinet Habu VI, The Temple Proper, part 2 (OIP 84; Chicago, 1963)
The Epigraphic Survey, Medinet Habu VII, The Temple Proper, part 3 (OIP 93; Chicago, 1964)
The Epigraphic Survey, Medinet Habu VIII, The Eastern High Gate (OIP 94; Chicago, 1970)
W. F. Edgerton, Medinet Habu Graffiti Facsimiles (OIP 36; Chicago, 1937)
Uvo Hölscher, Medinet Habu 1924-1928. II The Architectural Survey of the Great Temple and Palace of Medinet Habu (season 1927-28). OIC, No. 5. Chicago: University of Chicago Press, 1929.
H. J. Thissen, Die demotischen Graffiti von Medinet Habu: Zeugnisse zu Tempel und Kult im Ptolemäischen Ägypten (Demotische Studien 10; Sommerhausen, 1989)