L'olio combustibile, chiamato anche olio di riscaldamento o olio combustibile pesante,[1] appartiene alla categoria dei distillati pesanti liquidi ottenibili dal petrolio, e possiede una densità a 15 °C intorno a 980 kg/m3. Trova applicazioni nell'alimentazione di apparecchi di riscaldamento nei settori industriali, commerciali e residenziali per il riscaldamento degli edifici.[1]
Può essere prodotto da cracking (si parla in questo caso di olio FOK - Fuel Oil Cracking[2][3]) o straight-run, a seconda che sia prodotto da un impianto di cracking o dal topping.
Produzione
La percentuale di olio combustibile che risulta dalla lavorazione di un litro di petrolio varia a seconda della complessità della raffineria e del tipo di greggio di partenza.
Gli impieghi principali dell'olio combustibile sono tre:
come combustibile per le navi, in tal caso prende il nome di bunker oil;
come alternativa marginale al petrolio per le raffinerie, in caso di margini di raffinazione negativi al topping (in quest'ultimo caso, l'olio combustibile è straight-run).
A livello industriale ci si riferisce ad esso con il termine di "olio numero 2" e per differenziarlo dal gasolio per autotrazione viene aggiunto il SY124 o "Euromarker" dal 2002 nell'Unione europea.
Tipologie
Sul mercato internazionale la prima macrosuddivisione tra i vari oli combustibili è in base al contenuto di zolfo. Vengono distinti gli oli combustibili STZ (bassissimo tenore di zolfo) con percentuale di zolfo in peso < 0,3%, BTZ (basso tenore di zolfo) con una percentuale al di sotto dell'1% e oli combustibili ATZ (alto tenore di zolfo) con percentuale di zolfo oltre l'1%.
Potere calorifico inferiore
L'olio combustibile produce 41,022 MJ/kg equivalenti a 38 886 BTU/kg.
Note
^ab Serena Lucibello, Olio combustibile (Fuel Oil), su ENEA - Dipartimento Unità per l'efficienza energetica, 15 ottobre 2019. URL consultato il 13 agosto 2024.