Il 6 giugno 1915 si arruolò volontario negli Alpini, prestando servizio sulle Dolomiti del Cadore.[2]
Agli ordini del capitano Celso Coletti, combatte in alta Val Sesis e in Val Visdende dove guadagna un encomio solenne per una escursione verso Casera Manzòn il 22 giugno del 1916. A metà agosto 1916 i volontari si trasferiscono nella zona del Monte Cristallo; sul monte Forame, il 24 agosto Oliviero conquista una Medaglia d'argento al Valore. In seguito viene assegnato al corso allievi ufficiali.[2]
Il 15 novembre del 1919 il tenente Olivo venne congedato.[2]
L'alpinismo
Olivo fu alpinista esperto, ed aprì alcune vie sulle Dolomiti: sull'Antelao la Punta Fanton per la cresta nordest nel 1923 e la direttissima dal ghiacciaio inferiore nel 1925; sulle Marmarole la Cresta degli invalidi nel 1924.[1][2]
La reputazione di Oliviero era talmente alta da essere chiamato ad alcune ascensioni in compagnia del re Alberto I del Belgio.[2]
La carriera accademica
Si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino ed entrò nell'Istituto di anatomia diretto da Giuseppe Levi; nel 1921 si laureò con lode, con una tesi di anatomia umana. Fu assistente nell'istituto fino al 1925, dopodiché affiancò Levi nelle esercitazioni di anatomia microscopica e istologia tra il 1921 e il 1932. Nel biennio 1926-1927 fu professore incaricato di Biologia generale per i corsi di medicina e chirurgia, veterinaria e scienze naturali.[1]
Dal 1 dicembre 1932 fu professore straordinario alla cattedra di istologia ed embriologia generale presso l'Università di Bologna, poi ordinario dal 1º dicembre 1935; dal 1 novembre 1940, dopo il trasferimento di Angelo Cesare Bruni a Milano, passò alla cattedra di Anatomia umana normale. Fu direttore dell'Istituto di Istologia ed embriologia generale dal 1 dicembre 1932 al 31 ottobre 1940, poi direttore incaricato fino al 31 ottobre 1961, nonché direttore incaricato dell'Istituto di Anatomia umana normale dal 1 novembre 1938 al 31 ottobre 1940, poi direttore fino al 31 ottobre 1966.[3] Alla fine della carriera accademica fu nominato professore emerito.[1]
L'attività scientifica gli procurò rilevanza internazionale per gli studi in ambito anatomico ed embriogenetico.[1]
A Torino, con Levi, Olivo studiò proliferazione e differenziazione cellulare, nel rapporto tra accrescimento e invecchiamento. Negli anni Venti condusse ricerche di citologia valutando gli effetti da parte di soluzioni elettrolitiche sui tessuti; ricerche di morfologia su tessuti e su miocardiociti coltivati in vitro; ricerche di embriologia (l'abbozzo cardiaco in embrioni di pollo, e la loro attività funzionale contrattile); ricerche istogenetiche sull'accrescimento delle cellule e delle fibre nervose e sulla possibilità di ottenere in vitro la differenziazione di elementi indifferenziati; ricerche sulla crescita delle cellule piramidali. Era abile nella microdissezione e studiò le stimolazioni meccaniche sul protoplasma.[1]
A Bologna proseguì gli studi sullo sviluppo degli organi di diverse specie animali, sui rapporti fra forma e funzione nelle ossa, sull'insorgenza e sulle modificazioni dell'attività elettrica cardiaca embrionale e sui frammenti cardiaci coltivati in vitro.[1]
L'attività politica
Olivo fu presidente della Commissione per le epurazioni dell'Università di Bologna.[1]
«Offertosi spontaneamente quale vedetta avanzata in posizione esposta ed isolata dall’alba al tramonto, ferito alla spalla sinistra alle ore 15 e fatto segno a continuo fuoco di fucileria, tanto da averne giubba e scarpe forate da parecchi proiettili, rimase al suo posto fino alle ore 21, momento del cambio, ritirandosi calmo e sereno.» — Forame, 24 agosto 1916