Nella parabola, Gesù racconta che a queste dieci ragazze viene affidato il compito di andare incontro allo sposo nel giorno delle nozze. Ciascuna delle vergini ha con sé una lampada, ma solamente cinque portano anche una riserva di olio per la suddetta. Siccome lo sposo tarda ad arrivare, le vergini si assopiscono e le lampade vengono meno. Nel bel mezzo della notte, qualcuno urla che lo sposo sta arrivando: le cinque vergini stolte senza la riserva di olio chiedono alle cinque sagge un po’ del loro, ma queste ultime rifiutano perché l'olio verrebbe a mancare alle une e alle altre. Mentre le stolte vanno a comprare l'olio dai rivenditori, lo sposo finalmente arriva e quindi entrano alla festa di nozze solamente le cinque vergini sagge. Le altre, irrimediabilmente in ritardo, restano escluse.
Questa parabola rimanda agli usi nuziali dell'antico Vicino Oriente dove si costituivano due cortei, uno per la sposa e uno per lo sposo. In Palestina, a causa del clima afoso, i matrimoni avevano luogo di sera e si protraevano fino a tarda notte. Un corteo di damigelle, composto di solito da amiche della sposa, si dava appuntamento in un luogo per aspettare lo sposo col suo corteo di amici. Entrambi andavano poi ad annunziare il matrimonio nella casa paterna della sposa e a prelevarla per condurla nella casa dello sposo dove si celebravano le nozze e aveva luogo la festa.[2][3]
Essa costituisce anche l'argomento di riferimento della cantata sacra "Wachet auf, ruft uns die stimme" di J. S. Bach. Il testo, ad opera del poeta Philipp Nicolaj, chiede a Gerusalemme di svegliarsi e alle dieci vergini di preparare le lampade.
Questa parabola è anche alla base della prima opera teatrale in lingua romanza: lo Sponsus. La pièce, composta nell'XI secolo in lingua volgareoccitanico, è stata tradotta da un codice situato nell'abbazia di San Marzale di Limoges.
Note
^Mt 25,1-13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.