Proteste in Oman del 2011
Le proteste in Oman del 2011 si inseriscono nel contesto delle coeve proteste nel mondo arabo. Il moto di protestaIl 17 gennaio in Oman, alcune centinaia di persone iniziano a protestare contro l'elevato costo dei generi alimentari e contro la corruzione, raro caso di espressione del malcontento contro il potere del sultanato da quarant'anni.[2][3] Nuove dimostrazioni si verificano il 18 febbraio nella capitale del paese, Mascate, dove i dimostranti chiedono di sapere per quali scopi vengono adoperati i proventi del petrolio del loro paese.[4] Le manifestazioni nel paese, governato dal sultano Qabus dell'Oman, si sono contraddistinte, nella primissima fase, per essere pacifiche e per l'assenza di scontri con la polizia. Il 27 febbraio si verificano scontri a Sohar, tra i dimostranti e la polizia che apre il fuoco contro i manifestanti, sparando proiettili di gomma. Gli incidenti giungono al secondo giorno di proteste nella città. Analoghe manifestazioni sono in corso nello stesso periodo a Salalah, nel sud del paese, dove i manifestanti presidiano da più giorni la piazza.[5] Il 28 febbraio centinaia di manifestanti continuano a bloccare due importanti nodi stradali nella zona della capitale.[6] Sempre a Sohar, a circa 200 km dalla capitale Mascate, dove almeno duemila persone scendono in piazza per la seconda volta in pochi giorni, la repressione da parte delle forze di sicurezza è violenta. La polizia interviene attraverso cariche, ricorrendo a colpi di bastone e sparando sulla folla pallottole di gomma.[7] I dimostranti, che chiedono riforme, posti di lavoro e aumenti salariali, sempre il 28 febbraio danno fuoco a sedi ministeriali e stazioni di polizia e occupano l'area portuale di Sohar.[1][6][8] Il sultano Qabus incarica degli emissari per negoziare con i dimostranti di Sohar e promette di attribuire più potere al consiglio legislativo. Qabus si impegna anche a creare 50.000 posti di lavoro e a mettere a disposizione un sussidio di 386 dollari mensili ai disoccupati in cerca di lavoro.[9] All'inizio di marzo i manifestanti intenti a protestare nella capitale vengono dispersi a colpi di arma da fuoco dalla polizia, mentre a Globe, cuore delle proteste di Sohar, mezzi corazzati controllano la piazza.[3] Il recente provvedimento di Qabus tuttavia non ferma i dimostranti, che continuano a tenere sit-in a Muscate e Sohar, mentre lavoratori del sito petrolifero di Haima protestano il 5 marzo per chiedere maggiori investimenti del governo nell'area.[10] Il sultano Qaboos, dopo due settimane di proteste, il 7 marzo attua il terzo rimpasto di gabinetto in 10 giorni rimuovendo 12 ministri, compreso l'addetto all'economia Ahmad Mekk, riscuotendo la soddisfazione dai manifestanti che però chiedono risultati più concreti.[6][11] Note
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