Nato ad Aquisgrana nel 1901, Ritter consegue il dottorato in psicologia dell'educazione nel 1927 presso l'Università di Monaco di Baviera. Continuando i suoi studi in psicologia infantile, nel 1930 Ritter consegue anche il suo dottorato in medicina presso l'Università di Heidelberg nel 1930. Nel 1936 è nominato responsabile della "Unità di ricerca per l'igiene razziale e biologia demografica" (Rassenhygienische und Bevölkerungsbiologische Forschungsstelle), sezione L3 del Dipartimento della Salute della Germania nazista.
Nel 1941, Ritter si dedica allo studio dei Rom[7] studi razziali che lo porteranno ben presto a sviluppare, complice il Reich, una vera e propria politica di genocidio nei loro confronti[8][9]. Ben presto diviene capo dell'"Istituto di Biologia Criminale"[10], un istituto di nuova concezione sotto il patrocinio del Reichssicherheitshauptamt, e si circonda di giovani assistenti che condividono e promuovono le sue stesse idee razziali come Eva Justin, Adolf Würth, e Sophie Ehrhardt.
A Ritter e ai suoi assistenti fu commissionato uno studio sulla cosiddetta "questione zingara" (Zigeunerfrage)[11] che doveva servire come base per formulare una nuova legge riguardante il popolo Rom. Dopo una vasta indagine nella primavera del 1936, dedicata ad indagare su dati genetici e genealogici oltre che ad interviste ed esami medici nonché prelievi di sangue su 24.000 zingari, fu stabilito che la maggioranza dei Rom rappresentavano una minaccia per la purezza della razza tedesca per cui dovevano essere eliminati. Questo studio spianò la strada ai campi di concentramento del Reich, cui furono avviati i rom, i sinti e gli jenish, in particolare il campo di concentramento di Auschwitz, dove migliaia di rom innocenti trovarono la morte.
Dopo la guerra, Ritter apparve in tribunale (nel 1945) ma il caso fu chiuso senza alcuna condanna. In seguito lavorò come psicologo in un ufficio di sanità pubblica a Francoforte sul Meno. Nel 1948, su richiesta dei rom sopravvissuti all'olocausto, la procura di Francoforte riaprì il caso con un'indagine sulle responsabilità di Ritter. L'esame del caso fu chiuso, per mancanza di prove, nel 1950. Il 15 aprile 1951 Ritter muore per complicazioni di ipertensione nella clinica psichiatrica "Hohemark" a Oberursel[12]. Alcune altre fonti invece, sostengono che Ritter si sia suicidato[13].
Le teorie di Ritter
Le ricerche del Dr. Robert Ritter e dei suoi assistenti volevano dimostrare un legame fra criminalità ed ereditarietà. Questo studio iniziò nel 1937 e fu condotto presso tutti gli accampamenti zingari della Germania e presso con programmate interviste a tutta la popolazione nomade e residente facendo misurazioni dei visi e molti prelievi di campioni di sangue[13]. Si voleva dimostrare che chiunque avesse avuto sangue zingaro, era un asociale (asozialen), un potenziale criminale e quindi un pericolo reale per la società tedesca. D'altronde, il pregiudizio razziale era evidente e radicato già da anni in tutta la Germania e in particolare presso quel gruppo di "ricercatori"; ad esempio, la tesi di dottorato dell'assistente di Ritter, Eva Justin, è anch'essa imbevuta di pregiudizi razzisti: essa postula più volte la presunta «totale inferiorità» della «razza» degli "zingari"[14] e accenna anche all'esistenza di un preteso «istinto nomade[15]».
Il risultato dello studio portò ad una classificazione degli zingari in "puri", di "sangue misto", e "non zingari" con diversi sotto-classificazioni ottenute calcolando la percentuale di appartenenza a quella "razza deteriorata"[16].
Nel 1940 dopo alcuni anni di ricerca Ritter scrisse soluzione e sentenza sull'oggetto del suo studio: «la questione zingara potrà considerarsi risolta solo quando il grosso di questi ibridi zigani, asociali e fannulloni [...] sarà radunato in campi di concentramento e costretto al lavoro, e quando l'ulteriore aumento di queste popolazioni sarà definitivamente impedito»[17][18].
Nel 1943 inoltre, in un suo rapporto su quello studio, scrisse che «il numero di casi chiariti dal punto di vista della biologia razziale raggiunge attualmente 21.498»[17][18].
Per risolvere la "questione zingara" Ritter teorizzava e proponeva inoltre: 1) La reclusione 2) Il lavoro forzato e 3) La sterilizzazione preventiva da praticare anche sui bambini appena avessero raggiunto l'età di dodici anni[19].
Il Centro Ricerche per l'Igiene razziale
«Il regime, tuttavia, aveva scopi più ampi. [...] I suoi capi erano convinti che determinati comportamenti avessero base ereditaria e, perciò, commissionarono degli studi scientifici per stabilire quali fossero i gruppi tendenti a manifestare atteggiamenti antisociali. Essi credevano anche che vi fosse un nesso tra comportamento e razza e che l’appartenenza a una data razza fosse una causa diretta di comportamenti devianti[20]»
(Henry Friedländer)
Nel 1935, Ritter ricevette dal Ministero della Salute del Reich e da Ernst Rüdin, l'incarico di "condurre una approfondita valutazione biologica su tutti gli zingari" residenti nella Germania nazista. Nacque quindi il "Centro Ricerche per l'Igiene razziale e la biologia delle popolazioni" del Reich con sede a Berlino. Il Centro, visto con simpatia dalle autorità naziste e considerato come centro di eccellenza, fu finanziato quasi fino alla fine della guerra (fino al 1944), da parte del Ministero degli Interni e dalla Società tedesca per la ricerca[17].
"Questi studi furono condotti in stretta collaborazione con l'Ufficio di polizia criminale del Reich e della Questura di Monaco". nel 1938, Ritter scrisse che lo studio che ne risultò, fu «il miglior monitoraggio mai condotto sugli zingari»[21].
«La ricerca condotta da Ritter e dai suoi associati era mirata a ricostruire l'albero genealogico di tutti gli zingari, a registrare i membri di famiglie estese, i matrimoni con gli esterni al gruppo, la salute fisica, l'istruzione, la fedina penale e la posizione sociale. [...] Alla fine, essi classificarono circa 30.000 zingari, ricostruendo alberi genealogici accompagnati da storie di singoli individui con foto, documenti ufficiali, misure e altri dati fisici. Considerando il loro approccio di ricerca eugenetico, la loro visione razzista, e i loro pregiudizi nei confronti degli zingari, non sorprende che Ritter e la sua équipe giunsero alla conclusione che gli zingari in quanto gruppo erano degenerati, criminali e asociali e che questa loro natura era ereditaria. Essi erano inoltre convinti che l'impulso degli zingari a viaggiare fosse ereditario. [...]»[22].
Ritter e il suo gruppo classificò gli zingari in "zingari puri" con classificazioni intermedie fino a giungere ai "non zingari". La stragrande maggioranza degli zingari studiati, ricadeva invece nella categoria degli "zingari ibridi" che non essendo zingari al 100% avevano solo una certa percentuale di sangue zingaro.
I Rom i Sinti e gli Jenish vennero quindi classificati con la sigla ZN (zingari). Con ZN+ se si avviciniva più allo zingaro puro e ZN- se si avvicinava alla classificazione del "non zingaro", mostrando un grado di ibridità con una certa percentuale di sangue zingaro. Già dal 1933 e fino alla fine della Seconda guerra mondiale gli zingari furono sottoposti ad una massiccia sterilizzazione, il cui numero non è mai stato accertato. La classificazione scientifica di Ritter e della sua equipe avviò gli zingari prima nei campi di concentramento e alla sterilizzazione e poi alla devastazione ( Porajmos) con decina di migliaia di loro, che in quei campi, soprattutto quello di Auschwitz, trovarono la morte[23].
Risultato finale dello "studio" del Centro
«[....]proponendo la preventiva sterilizzazione di tutti gli zingari che avessero compiuto i dodici anni d'età, poi largamente praticata nei campi di concentramento, e la loro reclusione in campi di lavoro. Così se le prime deportazioni di zingari ebbero inizio nel 1936 nel campo di lavoro di Dachau, destinato in un primo tempo agli «asociali», categoria in cui oltre a loro erano inclusi i detenuti politici, gli omosessuali e i Testimoni di Geova, l'8 dicembre 1938 Himmler emanò la prima legge contro gli Zingari in quanto tali, la «Lotta alla piaga Zingara», con la quale stabiliva che, in base alle ricerche biologico-razziali, «la questione era da considerarsi una questione di razza». Lo sterminio era ormai segnato: l'ordine di liquidazione nel maggio 1941 dispose l'uccisione di «tutti gli indesiderabili dal punto di vista razziale e politico», riassunti in quattro categorie principali: comunisti, asiatici inferiori, ebrei e zingari e il 16 dicembre 1942 Himmler firmò il decreto che ordinava l'internamento di tutti gli zingari e meticci zingari nel campo di Auschwitz-Birkenau. Nei 17 mesi di esistenza del «campo per famiglie zingare», gran parte dei 23000 zingari stipati morirono, dei 371 bambini che vi nacquero non ne sopravvisse nessuno. Molti di loro furono usati dal Dr. J. Mengele per i suoi esperimenti sui gemelli o su particolarità biologiche. Il 2 agosto del 1944 Himmler diede ordine di passare nelle camere a gas i detenuti del campo zingaro nel Lager di Auschwitz-Birkenau senza far distinzioni fra gradi di purezza e il giorno dopo arrivò a Buchenwald l'ultimo convoglio di donne zingare. In realtà già le Olimpiadi di Berlino del 1936 avevano offerto il pretesto per la costruzione, in un'ex discarica, del «luogo di sosta di Marzhan», dove furono rinchiusi i Sinti della città. E l'8 dicembre 1938 Himmler emana la prima legge contro gli Zingari in quanto tali, la «Lotta alla piaga Zingara» con la quale stabilisce che, in base alle ricerche biologico-razziali, «la questione va considerata una questione di razza»[....][25]»
(Maria Pace Ottieri su L'Unità, Edizione Nazionale del 02-08-2001)
Il processo "non celebrato"
«Il non riconoscimento dello sterminio razziale permise di negare i fatti e trascurare le responsabilità.»
I due principali teorici razziali del gruppo di studio sulla "razza zingara", Robert Ritter ed Eva Justin non furono condannati a nessuna pena.
Robert Ritter: Insufficienza di prove. Ritter dopo la guerra, apparve in tribunale nel (1945), il caso fu chiuso senza nessuna sua condanna. I suoi collaboratori razzisti continuarono la loro carriera accademica fino alla morte. Dopo la guerra Ritter lavorò come psicologo in un ufficio di sanità pubblica a Francoforte sul Meno, insieme alla sua ex collega Eva Justin. Nel 1948, su richiesta dei rom sopravvissuti all'Olocausto, la procura di Francoforte ha riaperto il caso con un'indagine sulle responsabilità di Ritter. L'esame del caso fu chiuso, per mancanza di prove nel 1950, giudizio che procurò grande sdegno nel popolo Rom.
Eva Justin: Insufficienza di prove. Fu indagata nel 1964, ma non fu rinviata a giudizio. Le incriminazioni che la riguardavano furono giudicate "insufficienti per rinviarla a giudizio". «Si diceva che Eva Justin aveva - evidentemente in maniera inconsapevole - desunto le sue argomentazioni dal dottor Ritter, ma senza convinzione profonda. E si aggiungeva che, comunque, dopo tanti anni, i testimoni zingari non potevano essere sicuri che la donna che li aveva personalmente seviziati e torturati nei lager fosse proprio lei»[17].
^La presenza delle aree di sosta per zingari presenti a Berlino in quegli anni è testimoniata dai racconti di Otto Rosenberg, zingaro deportato ad Auschwitz, ne La lente focale: gli zingari nell'Olocausto, pp. 12
^Ritter sosteneva che non c'erano più zingari puri poiché avevano assimiilato le caratteristiche peggiori delle popolazioni dei numerosi Paesi in cui avevano soggiornato nella loro secolare migrazione dall'India. Pertanto, non si potevano considerare "ariani puri" ma "ariani decaduti", appartenenti a una "razza degenerata"
^Robert Ritter fu il principale esperto sulla razza zingara e la maggior parte dei documenti sulla loro impurità genetica pervenutaci è firmata a suo nome.
^BM - FARE STORIAArchiviato l'8 gennaio 2014 in Internet Archive. Henry Friedländer in : La razza zingara come razza criminale, Le origini del genocidio nazista. Dall’eutanasia alla soluzione finale, pp. 348-353 e 361, Editori Riuniti, Roma 1997 ISBN 978-88-359-4263-4
^Henry Friedländer, Le origini del genocidio nazista. Dall'eutanasia alla soluzione finale, pp. 348-353 e 361, Editori Riuniti, Roma 1997 ISBN 978-88-359-4263-4
^United States Holocaust Memorial Museum. Trials of War Criminals before the Nuremberg Military Tribunals under Control Council Law No. 10. Nuremberg, October 1946 - April 1949. Washington D.C.: U.S. G.P.O, 1949-1953
Henry Friedländer, Le origini del genocidio nazista. Dall'eutanasia alla soluzione finale, pp. 348–353 e 361, Editori Riuniti, Roma 1997 ISBN 978-88-359-4263-4
Giorgio Giannini,Vittime dimenticate. Lo sterminio dei disabili, dei Rom, degli omosessuali e dei testimoni di Geova, Nuovi Equilibri Editore, Viterbo 2011, ISBN 978-88-6222-274-7
Eva Justin, I destini dei bambini zingari. Educati in modo estraneo alla loro razza, a cura di Luca Bravi, traduzione di Paolo Cagna Ninchi, Milano, Franco Angeli, 2018 [1943], ISBN978-88-9177-055-4.