Sante Garibaldi (Roma, 16 ottobre 1885 – Bordeaux, 4 luglio 1946) è stato un militare e imprenditore italiano.
Biografia
Quinto figlio di Ricciotti Garibaldi e Constance Hopcraft e nipote del generale Giuseppe Garibaldi, nacque a Roma il 16 ottobre 1885. Trascorse la sua giovinezza tra la casa paterna di Roma, dove risiedeva mentre frequentava la locale scuola metodista, e la casa estiva di Riofreddo, alla quale rimase sempre molto legato. A quattordici anni venne ammesso alla scuola industriale di Reggio Emilia, dove si diplomò intorno ai diciotto anni. Il padre lo invitò allora, come i suoi fratelli, ad iniziare l'esperienza professionale all'estero.
Il giovane Sante partì per l'Egitto, dove rimase nove anni, partecipando alla costruzione di Eliopolis. Inoltre svolse la professione di cartografo, per cui partecipò a una spedizione geografica fino alle foci del Nilo Azzurro. Nel 1912 rientrò in Italia per combattere a fianco dei fratelli in Grecia, nella guerra greco-turca.
Agli inizi della prima guerra mondiale, quando l'Italia era ancora indecisa se intervenire o meno, la famiglia Garibaldi organizzò a Parigi la Legione garibaldina in cui si arruolarono sei dei sette figli di Ricciotti. Sante combatté nella la dura campagna delle Argonne coi fratelli. Con l'entrata in guerra dell'Italia nel 1915, passò nel Regio Esercito come ufficiale nel 52º Reggimento fanteria, combatté prima sul fronte delle Dolomiti, guadagnando una Medaglia di bronzo al valore militare, e nel 1918 con il II Corpo d'armata in Francia, dove fu decorato con un'altra Medaglia di bronzo e una d'argento al valore militare.
Finita la guerra, Sante, smobilitato nel 1919 con il grado di maggiore, riprese l'attività imprenditoriale in Francia, ma con l'avvento del fascismo, insieme al fratello Ricciotti Jr intraprese la carriera politica e di opposizione alla politica mussoliniana. Partecipò, assieme al fratello Peppino e ad un giovane Randolfo Pacciardi, alle manifestazioni di Italia libera che ebbero il loro culmine il 4 novembre 1924 all'indomani del delitto di Giacomo Matteotti.
Nel 1925, quando le opposizioni vennero represse, Sante preferì trasferirsi in Francia insieme ai fratelli Peppino e Ricciotti[1]. Nel paese transalpino collaborò brevemente con i fratelli alla ricostituzione della Legione garibaldina reclutando fuoriusciti[1], ma subito dopo riprese l'attività edile, prima a Parigi e poi nel sud-ovest della Francia, vincendo l'appalto per costruire lo stadio di Bordeaux, essendo il maggiore azionista della Société d'Entreprises Générales de Travaux Publics, France et Colonies.
In politica si mantenne vicino agli ambienti legati al presidente Édouard Herriot e alla tradizione garibaldina. Con i suoi seguaci partecipò alla campagna di Francia contro l'invasione tedesca e fu sul punto di trasferirsi a Londra per costituirvi un corpo volontario.
Sorvegliato dalla Gestapo come elemento pericoloso, nel 1941 e poi nel 1943 venne arrestato e accusato di spionaggio, finendo per due anni nei lager tedeschi, dove passò da un campo all'altro sino a quello di Dachau.
All'inizio di aprile 1945 fu trasferito insieme a 140 prigionieri di rilievo che furono trasportati a Villabassa in Val Pusteria (Alto Adige), dove vennero liberati il 4 maggio 1945 dagli Alleati[2].
Dopo la fine della guerra si trasferì prima a Roma e poi a Bordeaux e qui morì il 4 luglio 1946. Riposa nella tomba di famiglia al Cimitero del Verano in Roma.
Si sposò con Beatrice Borzatti ed ebbe una sola figlia, Annita.
Massoneria
Sante Garibaldi fu iniziato nella Massoneria il 13 luglio 1915, nella Loggia Francesco Guardabassi di Perugia. Negli anni Venti e Trenta frequentò a Parigi sia le obbedienze francesi sia le logge italiane in esilio. Al momento della liberazione dalla prigionia dei nazisti, rinnovò il proprio impegno nell'Antico Rito di Memphis e Misraim e fu Gran Ministro della Federazione Universale del Rito Scozzese Antico ed Accettato. Volle funerali strettamente laici.
Onorificenze
Onorificenze italiane
«Comandante di un battaglione in linea, opponeva con i suoi reparti strenua resistenza alla avanzata avvolgente di forti colonne nemiche. Sotto il violento tiro di artiglieria e mitragliatrici avversarie, non curante del pericolo, si tratteneva costantemente in trincea con i suoi soldati e li incitava al dovere e al sacrificio, dando loro esempio di eroismo e di alto spirito militare. Sfuggendo all'accerchiamento, imminente, con i superstiti del battaglione ripiegava gradatamente nella seconda posizione, all'organizzazione difensiva della quale occorreva prontezza ed efficacia.»
— bosco di Cutron (Reims)15 luglio 1918
«Costante esempio di belle virtù militari, fu assiduo compagno fra i suoi soldati nei pericoli della prima linea. Per studiare il colpo di mano su una posizione fortemente tenuta dal nemico, non esitò, con evidente sprezzo del pericolo, di recarsi più volte in pieno giorno oltre le prime linee, per avere quelle esatte informazioni che permisero poi di condurre a felice compimento l'operazioni.»
— Choffaur 4 novembre 1918
«Assunto il comando di una posizione nel momento culminante dell'azione, conduceva vittoriosamente l'azione stessa dando prova di grande abilità. Durante il combattimento rimaneva sereno in prima linea sotto il fuoco della mitragliatrici avversarie, esempio ai dipendenti di fermezza e sprezzo del pericolo.»
— Marmolada 22-26 settembre 1917
Onorificenze estere
Note
- ^ a b Fucci, Le polizie di Mussolini, p. 32.
- ^ Hans-Günter Richardi, Ostaggi delle SS al lago di Braies - la deportazione in Alto Adige di illustri prigionieri dei lager nazisti provenienti da 17 paesi europei, Braies, Archivio di Storia Contemporanea, 2006. ISBN 88-902316-2-9
Bibliografia
- Franco Fucci, Le polizie di Mussolini, la repressione dell'antifascismo nel Ventennio, Milano, Mursia, 1985.
- Mirella Serri, Gli invisibili. La storia segreta dei prigionieri illustri di Hitler in Italia, Milano, Longanesi, 2015