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Stabilimento Bacologico Pennacchietti

Stabilimento Bacologico Pennacchietti
Operaie al lavoro nel 1895.
StatoItalia (bandiera) Italia
Fondazione1880 a Spoleto
Fondata daFrancesco Pennacchietti
Chiusura1934
Sede principaleSpoleto
SettoreBaco da seta
ProdottiSeme-bachi
Dipendenti30[1]
Volantino pubblicitario
Cartolina pubblicitaria
Seme-bachi appena deposto dalle falene
Tomba di Francesco Pennacchietti e signora nel Cimitero monumentale di Spoleto

Lo Stabilimento Bacologico Pennacchietti venne fondato a Spoleto nel 1880 da Francesco Pennacchietti, in via San Carlo, fuori dalle mura cittadine. L'attività consisteva nell'acquisto di bozzoli da riproduzione, nell'allevamento e nella vendita di bachi da seta già nati o di uova di Bombyx mori atte a schiudersi, dette seme-bachi (seme da bachi).

Francesco Pennacchietti

Pennacchietti nacque il 2 aprile 1852 ad Arcevia; frequentò la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali all'università di Bologna nel 1877/78 e, dopo il biennio propedeutico, passò alla Scuola d'applicazione per Ingegneri e Architetti, appena istituita, laureandosi in ingegneria[2]. Si trasferì a Spoleto in data sconosciuta e fondò lo stabilimento bacologico nel 1880, mentre il padre Alessandro, gestiva una caffetteria-pasticceria in corso Vittorio Emanuele (l'attuale corso Mazzini). Oltre alla commercializzazione del baco da seta, si dedicò alla produzione e vendita dell'olio d'oliva e all'insegnamento, fu professore al liceo classico Pontano Sansi (1881-1883)[3] e all'Istituto tecnico Giovanni Spagna dove insegnò Costruzioni e geometria pratica[4]. Morì a Spoleto nel 1918. Con il proprio lavoro contribuì all'avanzamento industriale della città, insieme alle miniere di Spoleto, alle Arti grafiche Panetto & Petrelli e al Cotonificio.

La storia

L'attività

Durante gli ultimi decenni dell'800 in molte regioni italiane nacquero stabilimenti bacologici dotati di moderne tecnologie per l'allevamento sicuro e scientificamente avanzato di bachi selezionati e per la produzione di seme-bachi sano; era urgente arginare la diffusione della pebrina e di altre malattie che avevano messo in ginocchio il settore, spesso causate da vecchie abitudini e metodologie scarsamente igieniche. Alla fine del XIX secolo in Umbria si contavano in tutto quattro stabilimenti bacologici: due a Perugia, uno a Todi e lo Stabilimento Bacologico Pennacchietti a Spoleto[5].

Lo stabilimento spoletino, con l'impiego di 30 operaie adulte[6], allevava e vendeva, a scopo industriale, bachi già nati e seme-bachi; lo confezionava e lo consegnava, oppure lo spediva, agli allevatori, pronto per essere messo alla cova. Il seme poteva essere di diverse razze autoctono o asiatico, annuale o bivoltino, puro o preparato per l'incrocio; era venduto a once di 30 grammi ciascuna (un'oncia conteneva da 40.000 a 60.000 uova circa, a seconda della razza)[7].

Le innovazioni

Anche Pennacchietti si specializzò nella produzione del seme-bachi detto “secondino”, cioè allevato con la seconda fogliatura dei gelsi, la cui nascita avveniva con procedimenti elettrici in estate e in autunno, pratica che consentiva un aumento di produttività ai bachicoltori e ai filandieri[8][9]. La ditta mediamente produceva ogni anno 10.000 once circa di seme-bachi, mostrandosi particolarmente avanzata nell'impiego dell'elettricità e ottenendo encomi in merito alla qualità del prodotto[10].

Dopo la morte di Pennacchietti, avvenuta nell'agosto 1918, la ditta continuò a lavorare con profitto; nel 1925 brevettò un metodo per aumentare la produzione del seme in sicurezza: una macchina per velocizzare il così detto sistema cellulare, cioè la pratica di racchiudere le singole coppie delle farfalle in piccoli sacchetti di carta vegetale, o di garza, al cui interno avveniva l'accoppiamento e la deposizione del seme che pertanto rimaneva in un luogo sicuro. L'operazione solitamente veniva svolta a mano dalle operaie al ritmo di 400 sacchetti/cellette all'ora ma, grazie alla macchina, le cellette confezionate aumentarono fino a 24.000 all'ora[11]. Nel 1932 risultava in funzione anche un Essiccatoio Bozzoli Pennacchietti[12].

Nel corso degli anni venti la ditta ampliò la propria attività, rilevando la ditta del conte Rodolfo Pucci Boncambi[13] di Perugia che, dopo la prima guerra mondiale, aveva cessato l'attività per dedicarsi all'organizzazione di missioni umanitarie. Fondata nel 1873, occupava una posizione di prestigio nell'ambito dell'industria bacologica italiana; ambientata in ampi locali[14], disponeva di un moderno impianto industriale, dava lavoro a 20 persone, prevalentemente donne, e riforniva gli allevamenti delle principali città italiane con seme di eccellente qualità[15].

La chiusura

In qualità di gestore di uno dei più importanti stabilimenti bacologici della regione, Pennacchietti nel 1902 era stato chiamato a esprimere la propria opinione sul futuro e la salvaguardia del setificio nazionale; in questa circostanza criticò la proliferazione di sete artificiali, ma si dichiarò favorevole al libero scambio, mentre altri bachicoltori umbri si espressero a favore di una politica doganale protezionistica e sollecitarono l'imposizione di dazi[16]. L'attività Pennacchietti ebbe vita fiorente fino al 1934, quando, proprio a causa della diffusione delle sete artificiali, cominciò l'inarrestabile parabola discendente dell'industria della seta. Al declino contribuirono la contrazione dei circuiti commerciali internazionali, il crollo del prezzo dei bozzoli, ma soprattutto la politica economica imposta dal governo fascista basata sulla supremazia di un'economia dirigista che impose l'esclusiva dell'ammasso, dell'essiccazione e delle vendite ai Consorzi agrari, soffocando alcune iniziative imprenditoriali.

Prima di chiudere, nel disperato tentativo di mantenere in vita quello che ormai era l'unico stabilimento bacologico presente in Umbria e nel Lazio, la ditta chiese un aiuto finanziario all'IRI, ma la richiesta non venne accolta[17].

La pubblicità

Pennacchietti si avvalse delle possibilità offerte dalla pubblicità sulla carta stampata, tanto da riuscire a ritagliarsi uno spazio nel panorama nazionale e non solo, infatti nel 1908 era in rapporti d'affari anche con la società di sericoltura di Belgrado[18]. Questo il testo apparso nelle inserzioni dell'Annuario d'Italia, Calendario generale del Regno del 1894:

«Pennacchietti Ing. Prof. F. - Premiato Stabilimento Seme-Bachi per Primavera, Estate e Autunno - Sistema microscopico, cellulare - Bozzolo annuale giallo, indigeno, puro e incrociato - Nascite naturali ed artificiali - Spedizioni di bachi vivi (appena nati), per le tre stagioni. Si cercano rappresentanti in tutte le piazze, anche estere. Campioni, schiarimenti e listini dei prezzi gratis»

«Pennacchietti Ing. Prof. F. - Produttore e negoziante di Olio di oliva purissimo. L'olio è in latte, in damigiane, in barili e botti. Si cercano commissionari in tutte le piazze, anche estere. Campioni e listini dei prezzi gratis[19]»

Testi modificati due anni dopo nell'Annuario d'Italia, Calendario generale del Regno del 1896:

«Pennacchietti ing. prof. F. - Stabilimento bacologico in Spoleto (Umbria) - Sistema perfezionato microscopico, cellulare - Nascite naturali ed artificiali - Seme annuale per primavera, estate e autunno - Bivoltino per estate ed autunno - Spedizioni di bachi vivi (appena nati), Bivoltini ed annuali, per le tre stagioni. Campioni e listino dei prezzi gratis»

«Pennacchietti ing. prof. F. - Produttore e negoziante di Olio di oliva purissimo in Spoleto (Umbria). L'olio è in latte, in damigiane, in barili e botti. Campioni e listino dei prezzi gratis[20]»

Note

  1. ^ Fernando Mancini, L'Umbria economica e industriale. Studio statistico, su https://archive.org, Foligno, Stabilimento Cromo-Tipo-litografico F. Campitelli, 1910, p. 339. URL consultato il 16 aprile 2020.
  2. ^ Francesco Pennacchietti. Archivio Storico Università di Bologna, Fascicoli degli studenti, n. 2342, su archiviostorico.unibo.it. URL consultato il 20 aprile 2020.
  3. ^ I centenario del Liceo - Ginnasio "Gioviano Pontano" - "Achille Sansi". Cronache e saggi, Spoleto, Tipografia dell'Umbria, 1968, p. 45.
  4. ^ Annuario d'Italia amministrativo-commerciale, 1889, p. 1736. URL consultato il 19 aprile 2020.
  5. ^ L'Umbria economica e industriale, p. 339.
  6. ^ Le retribuzioni ammontavano a 1,10-1,75 lire giornaliere. Cfr.: Il baco da seta in Umbria, p. 107
  7. ^ Per una descrizione circa le caratteristiche, l'evoluzione e l'unità di misura del seme-bachi cfr.: Baco da seta, su treccani.it, 1930. URL consultato il 17 aprile 2020.
  8. ^ Lamberto Gentili, Luciano Giacché, Bernardino Ragni e Bruno Toscano, L'Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto, Roma, Edindustria, 1978, p. 453.
  9. ^ A quel tempo era attiva a Spoleto anche la ditta di Elettra Verdiani che, con il marito Gaspare Ortenzi, era impegnata nell'allevamento dei bachi, nell'essiccazione e nella trattura del filo di seta
  10. ^ Allevamento dei bachi annuali (Non bivoltini), in Bollettino del naturalista: collettore, allevatore, coltivatore, acclimatatore, 1890, p. 47. URL consultato il 24 aprile 2020.
  11. ^ L'Umbria, Manuali per il Territorio, p. 453.
  12. ^ Il baco da seta in Umbria, pp. 108 e 114.
  13. ^ Sposò Maria della Genga dando origine alla famiglia Pucci della Genga. Cfr.: Pucci della Genga, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 23 aprile 2020.
  14. ^ Sandro Francesco Allegrini, Pillole di storia di Perugia: quando in città si allevavano bachi e si produceva la seta, 7 agosto 2018. URL consultato il 22 aprile 2020.
  15. ^ Il baco da seta in Umbria, pp. 103-108.
  16. ^ Il baco da seta in Umbria, p. 107 e 109.
  17. ^ Il baco da seta in Umbria, pp. 118 e 108.
  18. ^ Il baco da seta in Umbria, p. 108.
  19. ^ Annuario d'Italia, Calendario generale del Regno, 1894, p. 1806. URL consultato il 20 aprile 2020.
  20. ^ Annuario d'Italia, Calendario generale del Regno, 1896, p. 1702. URL consultato il 20 aprile 2020.

Bibliografia

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