Status quo è un'espressione derivata dal latinoin statu quo ante (= “nella situazione precedente”) attraverso l'ellissistatu quo, volta al nominativo per adattamento alla sintassi italiana.[1] Attestata in italiano per la prima volta nel 1840,[2] la locuzione è spesso usata nei testi letterari, e viene citata in particolar modo nell'ambito della politica e della diplomazia.
«A truce, nevertheless, was at length agreed on, by the mediation of the neutral parties, and the whole company again sat down at the table; where Jones being prevailed on to ask pardon, and Blifil to give it, peace was restored, and everything seemed in statu quo.»
(IT)
«Per la mediazione delle parti neutrali si giunse tuttavia a una tregua, e tutta la compagnia si sedette di nuovo a tavola; qui Jones venne convinto a chiedere perdono, e Blifil a concederlo, la pace tornò, e tutto parve di nuovo in statu quo.»
(Henry Fielding, Tom Jones, trad. italiana di Pina Sergi, Sansoni, I capolavori n.44, 1966, libro V cap. IX, pag. 222)
Con la frase in statu quo ante si può fare riferimento al ripristino di una situazione preesistente: bellica, politica, economica, sentimentale, ecc. Di solito si utilizza questa espressione nel caso in cui forze in conflitto siano in uno stato di equilibrio più o meno stabile e, nel caso di una rottura dell'equilibrio, si usa per indicare un ritorno alla situazione originaria.
Con "mantenimento dello status quo" si intende il mantenimento di uno stato di equilibrio, più o meno stabile.
In politica lo status quo viene utilizzato soprattutto per indicare una situazione di equilibrio e/o immobilismo, il più delle volte originata da compromessi tra le parti.