Sembra che fosse un ufficiale che servì sotto Totila e che venisse poi scelto come suo successore dopo che Totila era stato ucciso nella battaglia di Tagina (conosciuta anche come battaglia di Busta Gallorum). Venne eletto a Pavia.[1] Si recò in Italia meridionale, dove ottenne il supporto di importanti personaggi quali Scipuar, Gundulf (Indulf), Gibal e Ragnaris con l'intento di chiudere la partita con i bizantini del generaleNarsete.
Si accampò sulle rive del Sarno. I due eserciti si scontrarono ai Monti Lattari, a sud di Napoli, presso Angri o Sant'Antonio Abate, nell'ottobre del 552 o agli inizi del 553. Lo scontro definitivo avvenne nella valle del Sarno, a qualche chilometro da Pompei. L'armata ostrogota fu sconfitta di nuovo e Teia fu ucciso nelle prime fasi della battaglia, colpito da un giavellotto ben mirato, mentre il fratello Aligerno si arrese al nemico. Anche Scipuar e Gibal furono probabilmente uccisi. Gundulf e Ragnaris, invece, riuscirono a scappare, ma il secondo dei due fu ferito a morte da un sicario di Narsete.
Procopio narra che quando il cadavere di Teia venne riconosciuto fu decapitato e la sua testa innalzata su un'asta affinché i due eserciti la vedessero. In questo modo i Bizantini sarebbero stati incitati a combattere, mentre gli Ostrogoti, alla vista del proprio sovrano morto, si sarebbero convinti ad arrendersi. Tuttavia ciò non accadde e la battaglia continuò a protrarsi fino al tramonto del giorno dopo quando i pochi superstiti decisero di negoziare. Firmarono un trattato di pace con il quale accettavano di abbandonare l'Italia e si impegnavano a non fare mai più guerra all'Impero. La disperata battaglia sotto il Vesuvio segnò la loro sconfitta definitiva. L'ambizione di Giustiniano di riappropriarsi dell'Italia si era realizzata.
La fine del regno ostrogoto
Con la sconfitta di Nocera ebbe fine la resistenza organica ostrogota, sebbene l'ultimo nobile ostrogoto attestato sia Widin, che guidò una ribellione nell'Italia settentrionale nel corso degli anni cinquanta del VI secolo e fu catturato nel 561 o 562. Da questo momento non vi sono più riferimenti scritti riguardanti gli ostrogoti.
In corsivo i regnanti titolari de iure ma non de facto, oppure i pretendenti al trono, quindi senza effettiva sovranità sui territori italiani
Note:
^non è chiaro con quale titolo Odoacre regnò in Italia ma gli storici concordano sull'attribuirgli quello di Re d'Italia, assegnatogli dal contemporaneo Vittore Vitense.
^non da Imperatore, contese il trono ad Enrico II il Santo