Vicchio è la patria di due pittori che hanno fatto grande l'arte figurativa: Giotto e il Beato Angelico. La casa natale di Giotto sul colle di Vespignano è meta ogni anno di numerosi visitatori. Nel 2001 sono stati festeggiati i 100 anni della posa in opera della statua del pittore nella piazza omonima nel centro del paese.
Tra il 1559 e il 1571, a Vicchio soggiornò saltuariamente Benvenuto Cellini. Nella casa che fu dell'orafo e scultore, c'è oggi una scuola di oreficeria, in cui si tengono anche mostre.
Al plebiscito del 1860 per l'annessione della Toscana alla Sardegna i "sì" non ottennero, anche se di poco, la maggioranza degli aventi diritto (1154 su totale di 2772), sintomo dell'opposizione all'annessione[5].
Nel 1901Giosuè Carducci, spesso ospite della famiglia nobile dei Giarrè Billi nella frazione di Pilarciano, fu il presidente del comitato che portò all'erezione della statua di Giotto, nella piazza centrale del paese.
Vicchio fu l'epicentro del terremoto del 29 giugno 1919, uno dei maggiori sismi italiani del XX secolo: la scossa ebbe magnitudo 6,2. Il comune, su 1500 abitazioni esistenti, ne vide andare distrutte 700, con altre 500 danneggiate al punto tale da non consentire l'abitabilità. Le vittime furono oltre cento, relativamente poche rispetto alle migliaia di senzatetto: il terremoto avvenne infatti verso le tre del pomeriggio, dopo alcune scosse di preavviso, in una zona e in una stagione in cui la componente rurale, maggioritaria, era impegnata a lavorare nei campi. In quell'occasione caddero anche le mura cittadine e tre delle sei torri. Due di quelle rimaste, la Torre di levante e la Torre di ponente (quelle maggiori) vennero fatte crollare dall'esercito tedesco, durante la sua ritirata. Resta soltanto la torre Cerchiai, visibile da Piazza della Vittoria.
Il 6 marzo 1944 Vicchio fu occupata dai partigiani che procedettero alla cattura e all'esecuzione di diversi simpatizzanti fascisti[6].
Il conseguente rastrellamento effettuato da militi della RSI il 12 marzo 1944 portò alla cattura di diversi renitenti alla leva. Tra cui, oltre ad alcuni giovani contadini del posto, un aviere sardo che si era rifugiato presso la famiglia di uno di loro, nei pressi di Gattaia.
Tra i momenti più tragici della storia vicchiese si ricorda l'eccidio nazista di Padulivo, avvenuto tra il 10 e l'11 luglio 1944, quando le milizie tedesche, per rappresaglia contro l'assassinio di un loro commilitone per mano partigiana, uccisero 15 persone: Pietro Bastianelli, Mario Banchi, Valeriano Calzolai, Attilio Fibbi, Aldo Galardi, Antonio Gabellini, Maria Giudici, Renzo Gottardi, Annibale Landi, Aurelio Menicucci, Giovacchino Parigi, Renato Poggiali, Nello Santoni, Ettore e Nello Zagli.
Nella piccola frazione di Barbiana visse e operò don Lorenzo Milani, dopo la decisione della Curia di trasferirlo in quanto scomodo. Intellettuale raffinato, sensibile ai problemi dell'educazione, s'impegnò per l'elevazione culturale dei ceti meno abbienti, insegnando a figli di contadini che avrebbero dovuto invece lavorare. Il suo lavoro quotidiano e la sua produzione letteraria sconcertò e stimolò il dibattito pedagogico degli anni sessanta.
Il nuovo Museo di Arte Sacra e Religiosità Popolare Beato Angelico, inaugurato nel giugno del 2000, è il frutto di un lavoro e di un impegno che affonda le radici negli anni sessanta del XX secolo, quando nei locali del Palazzo Comunale si cominciarono a raccogliere oggetti artistici che si consideravano da salvare, perché destinati ad una lenta distruzione oppure perché sottoposti ai furti sempre più frequenti.
Il Museo si inserisce nel progetto di Museo Diffuso che interessa il Mugello, l'Alto Mugello e la Val di Sieve. [8]
Di fronte al museo è collocato il monumento bronzeo a Beato Angelico dello scultore Sergio Benvenuti: Beato Angelico è ritratto in abiti dominicani, in posizione eretta, con lo sguardo rivolto verso l’alto mentre stringe al petto la tavolozza, la squadra e i pennelli. È una replica dell'artista, con leggere varianti, della statua già eseguita per la Basilica di San Marco a Firenze.
Gli importanti scavietruschi di Poggio Colla, condotti da alcune università americane sotto la direzione del professor Gregory Warden sono visitabili durante la campagna di scavo nei mesi di giugno e luglio[9].
Vicchio, attraverso la frazione Gattaia, è collegato alla località Madonna dei Tre Fiumi, in frazione Ronta nel Comune di Borgo San Lorenzo, da una strada detta "Panoramica", che passa dalla località Il Pozzo (Ronta). Dalla "Panoramica" è possibile godere di fantastiche visuali su gran parte del Mugello. Dalla frazione Gattaia, appartenente a questo comune, si può raggiungere il Monte Verruca.
Infine dal Monte Verruca si può raggiungere il monte Castellina su cui è stato costruito un piccolo rifugio.
«Piccolo centro di montagna, durante l'ultimo conflitto mondiale, ospitò i primi nuclei di resistenza armata e partecipò attivamente alla lotta di Liberazione, pagando un notevole tributo di vite umane e di danni materiali. Ammirevole esempio di coraggio, di spirito di libertà e di amor patrio.» — Vicchio (FI), 1943 - 1945
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Pieve di San Giovanni Battista, risale al 1447 circa e all'epoca, in questa zona, c'era solo un oratorio. Prima del 1220 esisteva la Pieve di Santo Stefano a Botena nella località Ginestra, vicino alla Sieve. Da questa ebbe origine la pieve di Vicchio che, in un primo tempo, fu alle dipendenze della chiesa di San Cassiano in Padule e poi divenne pieve di San Giovanni Battista. Nel XVI secolo fu trasformata, poi ampliata, ebbe forma di croce greca con piccola cupola centrale, tre navate e un campanile quadrato. Nel 1909Galileo Chini la decorò all'interno, poi fu quasi distrutta dal terremoto del 1919 e in seguito fu restaurata ed ampliata. La sua facciata ha uno stile toscano ed è abbellita da un porticorinascimentale.
Chiesa di San Bartolomeo a Molezzano, risale al XII secolo e nel 1336 di essa faceva parte il popolo della chiesa di San Martino a Pagliariccio, andata distrutta. Anche la chiesa di San Bartolomeo a Molezzano nel 1536 fu quasi rovinata per un'alluvione, per cui fu ricostruita nel 1568 in un luogo più elevato.
Chiesa di San Michele a Rupecanina, fu sotto il patronato dei conti Guidi che avevano qui il castrum di Ripa canina o Rabbia canina. Della chiesa si ha memoria fino dal 1333, epoca della quale essa conserva tre mensoline.
Chiesa di San Martino a Vespignano, ricordata già dal 1218, sorge nel punto più elevato dell'antico castello di Vespignano. Patroni della chiesa furono il vescovo di Firenze e la famiglia Risaliti.
Chiesa di San Martino a Viminiccio, documentata per la prima volta in un diploma imperiale del 1024. Nel XV secolo furono patroni della pieve i Nuti, a cui successero i Tani, quindi i Baldinotti e i Comparini.
Ponte di Ragnaia, detto "ponte di Cimabue", situato nei pressi della statale 551 e poco distante da Vespignano. L'attuale struttura risale al cinquecento e ha sostituito il precedente ponte medioevale, dove, secondo la leggenda, avvenne l'incontro tra Cimabue e il pastorello Giotto intento a disegnare una pecora[11].
Torre dei Cerchiai, ricostruita dopo il terremoto del 1919 ma dotata di una struttura di origini medievali, è uno dei rari esempi di torre a base pentagonale.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera residente era di 621 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
La principale squadra di calcio della città è stata l'U.S. Vicchio, che militava nelle categorie dilettantistiche toscane. Fallita per mancanza di fondi, ha lasciato il posto ad una nuova formazione, lA.S.D. Sandro Vignini, incentrata sul calcio giovanile e dilettantistico.
^Nidia Danelon Vasoli, Il plebiscito in Toscana nel 1860, Firenze, Olschki, 1968, in cui si fa riferimento anche al casi di Castiglion Fibocchi e Radda in Chianti
^Luca Poggiali, La guerra civile a Firenze, articolo su Storia e battaglie nº 94, settembre 2009, p. 4: "Dopo l'occupazione per pochissime ore di Vicchio di Mugello (la sera del 6 marzo 1944) e l'eliminazione di diversi fascisti (anche civili disarmati prelevati ed eliminati, come Giovanni Dreoni, un autista di piazza; un episodio su cui si è sempre glissato, con alcuni partigiani che scrivono di "un tentativo di fuga" decisamente improbabile, effettuato dalla base partigiana su Monte Giovi.