Figlio dell'omonimo matematico, fin dall'infanzia mostrò un'eccezionale propensione per l'apprendimento delle lingue, tanto da comporre, appena diciassettenne nel 1763, un poema in esametri dedicato a Caissa. Conosceva infatti fin da giovane il greco, il latino, il persiano, l'arabo e possedeva alcune basi del cinese. Alla fine della sua vita ebbe la padronanza di 13 lingue e una buona conoscenza di altre 28. Laureato all'University College di Oxford nel 1768, si dedicò all'orientalistica, disciplina alla quale contribuì con numerosi saggi. Nel 1770 intraprese studi giuridici al Middle Temple, per dedicarsi quindi alla magistratura giudicante: prima in Galles poi, a partire dal 1783, al Tribunale supremo di Calcutta. Nella città indiana approfondì i suoi studi sulle lingue e sulle culture del subcontinente, scrivendo numerosi saggi su di esse e fondando, nel 1784, la Royal Asiatic Society of Bengala, della quale fu il primo presidente.
Opera
Jones contribuì in modo decisivo alla nascita dell'indoeuropeistica, la disciplina che avrebbe scoperto la comune discendenza da una medesima lingua - preistorica e completamente perduta - di un gran numero di idiomi eurasiatici (le lingue indoeuropee). Il discorso che tenne in apertura del terzo anno d'attività dell'Asiatic Society è considerato l'atto di nascita della disciplina:
«La lingua sanscrita, quale che sia la sua antichità, è una lingua di struttura meravigliosa, più perfetta del greco, più copiosa del latino, e più squisitamente raffinata di ambedue, nonostante abbia con entrambe un'affinità più forte, sia nelle radici dei verbi sia nelle forme della grammatica, di quanto probabilmente non sarebbe potuto accadere per puro caso; così forte, infatti, che nessun filologo potrebbe indagarle tutt'e tre, senza credere che esse siano sorte da qualche fonte comune, la quale, forse, non esiste più. C'è un'altra ragione simile, sebbene non altrettanto cogente, per supporre che tanto il gotico quanto il celtico, sebbene mescolati con un idioma molto differente, abbiano avuto la stessa origine del sanscrito e l'antico persiano potrebbe essere aggiunto alla medesima famiglia»
(William Jones, Discorso presidenziale alla Royal Asiatic Society of Bengala, 2 febbraio 1786)
Notevoli anche i contributi di Jones agli studi sulle lingue indoarie (A Grammar of the Persian Language, 1771; The Sanskrit Language, 1886) e sulle tradizioni poetiche asiatiche (Histoire de Nader Chah, 1770; Poems, Consisting Chiefly of Translations from the Asiatick Languages, 1777; Sacontalá or The Fatal Ring; An Indian Drama by Cálidás, 1789).
Bibliografia
(EN) Garland H. Cannon, Oriental Jones: A biography of Sir William Jones, 1746-1794, Bombay, Asia Pub. House Indian Council for Cultural Relations, 1964.
(EN) Garland H. Cannon, Sir William Jones: A bibliography of primary and secondary sources, Amsterdam, J. Benjamin, 1979, ISBN90-272-0998-7.
(EN) Garland H. Cannon, Kevin Brine, Objects of enquiry: Life, contributions and influence of Sir William Jones, New York, New York University Press, 1995, ISBN0-8147-1517-6.
(EN) Michael J. Franklin, Sir William Jones, Cardiff, University of Wales Press, 1995, ISBN0-7083-1295-0.
(ES) Francisco Villar, Los Indoeuropeos y los origines de Europa: lenguaje e historia, Madrid, Gredos, 1991, ISBN84-249-1471-6. Trad. it.: Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, ISBN88-15-05708-0.
(EN) Urs App, William Jones's Ancient Theology (PDF), in Sino-Platonic Papers, n. 191, luglio 2009. URL consultato il 26 aprile 2010. In appendice tra discorsi di Jones: On the Hindus, On the Persians e On the Origin and Families of Nations