entrambi gli attacchi commessi da singoli attentatori palestinesi suicidi, il primo addestrato, armato e supportato dall'Iran (secondo Kelly[1]). Hamas rivendicò la responsabilità per entrambi gli attentati.
La mattina del 25 febbraio 1996, un attentatore suicida si fece saltare in aria su un autobus n° 18 che viaggiava lungo la strada di Jaffa vicino alla stazione centrale degli autobus di Gerusalemme. 17 civili e 9 soldati israeliani furono uccisi e 48, per lo più civili, rimasero feriti.
Nel 2014 il giornalista Mike Kelly ha pubblicato un libro su questo attentato. Kirkus Reviews lo ha elogiato come "una spirale di orrore e resa dei conti".[4] Secondo Kelly, Yasser Arafat sarebbe stato a conoscenza di questi attentati programmati.[5]
Il pianificatore
L'agente di Hamas Hassan Salameh fu catturato da Israele a Hebron nel maggio 1996.[6] Israele, che solo una volta ha imposto la pena di morte (ad Adolf Eichmann), condannò Salameh a 46 ergastoli consecutivi per aver diretto 3 stragi.[7] Salameh, devoto musulmano, continuò a sostenere di aver agito in modo retto attaccando autobus di civili, dicendo: "Credo che quello che ho fatto sia un diritto legittimo che la mia religione e tutto il mondo mi ha dato..." nel 1997,[8] e in un'intervista quasi 2 decenni dopo.[5] Secondo Mike Kelly, Salameh sarebbe stato addestrato in Iran.[5]
Secondo attentato
La mattina del 3 marzo 1996, un attentatore suicida salì a bordo di un altro autobus n° 18, facendo esplodere una cintura esplosiva che uccise 16 civili e 3 soldati israeliani e ne ferì 7.[9]
Azioni legali
Le famiglie delle vittime statunitensi Matthew Eisenfeld e Sarah Duker citarono in giudizio l'Iran per aver sostenuto l'attacco e vinsero una sentenza di 327 milioni di dollari nel 2000.[10] L'amministrazione Clinton bloccò quindi gli sforzi delle famiglie per sequestrare alcuni beni iraniani negli Stati Uniti.[10] Dal 2006 gli sforzi di raccolta continuarono attraverso un procedimento legale.[10] Le famiglie, insieme alla famiglia di un altro cittadino degli Stati Uniti ucciso nello stesso attacco, cercavano fino a 900 milioni di dollari dall'Iran.[10] Nel 2006 un tribunale italiano congelò temporaneamente i beni iraniani.[10] I querelanti dichiararono che intendevano perseguire l'Iran attraverso altri tribunali dell'Unione europea.[10]
Note
^Kelly, Michael (2014). Bus on Jaffa Road: A Story of Middle East Terrorism and the Search for Justice. Lyons Press. pp. 164–179.