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Cappello di carta stagnola

Copricapo protettivo in stagnola indossato ad Amburgo nel 2014, durante il 31C3 Chaos Communication Congress
Uomo che indossa un cappello di carta stagnola

Un cappello di carta stagnola (in inglese tinfoil hat) è un copricapo fatto di (o foderato con) uno o più fogli di alluminio per confezionamento, indossato nella convinzione che possa proteggere il cervello da minacce quali i campi elettromagnetici, il controllo o la lettura della mente.

Origine

L'immagine del cappello di carta stagnola utilizzato per proteggersi apparve in una storia fantascientifica di Julian Huxley, The Tissue-Culture King, pubblicata per la prima volta nel 1927, in cui il protagonista scopre che i "cappelli di fogli metallici" possono bloccare gli effetti della telepatia.[1]

Nel tempo, il copricapo è diventato un diffuso simbolo usato per alludere alla paranoia, alla mania di persecuzione e a chi crede nelle pseudoscienze o nelle teorie del complotto.[2] Per questo motivo i cappelli di carta stagnola sono apparsi in altre opere letterario-cinematografiche, come i film Signs, Un poliziotto alle elementari o Futurama - Nell'immenso verde profondo e l'episodio Gli aiutanti speciali di Bart de I Simpson. Nella serie Better Call Saul, Chuck McGill soffre di elettrosensibilità (patologia non riconosciuta dall'OMS), ed è solito ripararsi dalle radiazioni con coperte termiche o altri teli di alluminio.

Basi scientifiche

L'idea che un cappello di alluminio possa significativamente ridurre l'effetto di una radiazione sul cervello dell'indossatore ha un vago fondamento di validità scientifica.[3] Una recinzione in alluminio costituirebbe infatti l'approssimazione di una gabbia di Faraday, riducendo l'intensità delle onde radio, tipicamente innocue, che passano attraverso la superficie. Un semplice esperimento per mettere alla prova può consistere nel piazzare una radio a modulazione di ampiezza su un foglio d'alluminio e poi coprire la radio stessa con un cestino di metallo. Questo conduce ad una notevole riduzione della potenza del segnale. L'efficienza di tale involucro nel bloccare la radiazione dipende dallo spessore della carta stagnola. Con un foglio di alluminio spesso mezzo millimetro, una radiazione di circa 20 kHz verrebbe in parte bloccata, sebbene un singolo foglio non sia sufficiente poiché troppo sottile.[4]

Uno studio di alcuni laureandi del Massachusetts Institute of Technology ha determinato che il cappello d'alluminio può attenuare le radiazioni a seconda della frequenza. A frequenze Wi-Fi (ca. 2.4 GHz) è attenuato fino a 90 dB; l'effetto appare essere grossomodo indipendente dalla posizione relativa dell'indossatore e della sorgente della radiazione.[5]

Di fatto il cappello viene spesso indossato come misura di protezione dalle radiazioni elettromagnetiche, ma il potere di proteggere da tali onde di un cappello di carta stagnola (o di un oggetto strutturato in modo simile) non è mai stato comprovato da alcuna organizzazione autorevole.[6]

Note

  1. ^ Julian Huxley, The Tissue-Culture King, 1927.
    «Well, we had discovered that metal was relatively impervious to the telepathic effect, and had prepared for ourselves a sort of tin pulpit, behind which we could stand while conducting experiments. This, combined with caps of metal foil, enormously reduced the effects on ourselves.»
  2. ^ Hey Crazy--Get a New Hat, su bostonist.com, Bostonist, 15 novembre 2005. URL consultato il maggio aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2007).
  3. ^ W. R. Adey, Neurophysiologic effects of Radiofrequency and Microwave Radiation, Bulletin of New York Academy of Medicine, vol. 55, no. 11,, dicembre 1979, pp. 1079–1093.
  4. ^ John David Jackson, Classical Electrodynamics, Wiley Press, 1998, ISBN 0-471-30932-X.
  5. ^ Ali Rahimi, Ben Recht, Jason Taylor e Noah Vawter, On the Effectiveness of Aluminium Foil Helmets: An Empirical Study, su people.csail.mit.edu, Ali Rahimi, 17 febbraio 2005 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2010).
  6. ^ Safety and Health Topics: Radiofrequency and Microwave Radiation - Health Effects, su osha.gov. URL consultato il 15 gennaio 2016.

Voci correlate

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