Per antimassoneria si intende un tipo di attività che avversi o che sia ostile alla massoneria. Può assumere diverse caratteristiche, spaziando da semplice, da critica, opposizione, repressione ed anche persecuzione nei confronti dei massoni.
La Chiesa cattolica ha sempre avuto un ruolo centrale nell'attività antimassonica; la prima bolla papale di scomunica contro la massoneria risale al 28 aprile 1738; da allora se ne sono susseguite altre. La Chiesa ha dichiarato incompatibili i principi della massoneria con quelli della fede cristiana.[1]
L'attività di antimassoneria ha avuto diverse argomentazioni, soprattutto riguardo a diversi accadimenti storici nei quali è stato ipotizzato un forte coinvolgimento della massoneria: la rivoluzione francese, la rivoluzione americana, le grandi crisi economiche e i grandi cambiamenti politici. La massoneria inoltre è spesso stata al centro, più o meno debitamente, di varie teorie del complotto, ed in particolare la teoria del complotto del Nuovo ordine mondiale.
Caratteristiche generali
L'antimassoneria è un fenomeno che viene riscontrato a più riprese ed in varie parti del mondo: i regimi totalitari, oltre a creare un clima negativo nei confronti della massoneria stessa, hanno promulgato leggi contro di essa.
Ad esempio nella Germania nazista tutte le logge massoniche furono chiuse e spesso i suoi adepti incarcerati. Così anche per quanto riguarda i regimi totalitari comunisti, con l'eccezione di Cuba, dove la massoneria è sempre stata ammessa. In Italia la massoneria è stata dichiarata fuorilegge nel 1925, durante il fascismo.
L'opposizione e la diffidenza è spesso dovuta all'esistenza del cosiddetto "segreto massonico", visto nei regimi totalitari come una rete (o lobby) parallela al potere dello Stato con lo scopo di favorire i propri affiliati.
Nella Germania nazista, ove la massoneria era stata dichiarata fuorilegge, i massoni tedeschi adottarono il nontiscordardimé come modo segreto di riconoscimento e come sostituto per il troppo noto e riconoscibile simbolo della squadra e del compasso. I massoni venivano inviati nei campi di concentramento e spesso, negli stessi campi di sterminio, venivano etichettati col "triangolo rosso" dei "dissidenti politici"[2][3]. È stata documentata la presenza di logge massoniche (la più celebre è la Liberté chérie) attive clandestinamente all'interno degli stessi campi di concentramento[4].
Il 13 febbraio 1923 il Partito Nazionale Fascista (PNF) dichiarò l'incompatibilità tra l'appartenenza al partito ed alla massoneria. Durante il governo Mussolini la Camera dei deputati promulgò la legge 26 novembre 1925, n. 2029 che metteva di fatto al bando la libera muratoria. Nell'ottobre dello stesso anno, subito prima della approvazione della legge che la vietava, numerose Logge erano state devastate dai fascisti: Mola cita quelle di "Bari, Genova, Forlì, Modena"[5], ma noti sono anche i danni subiti da parte degli squadristi alle logge di Perugia[6][7] e Bologna (nel 1924)[8][9][10][11][12].
Nel 1993 la sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha dichiarato incompatibile l'appartenenza alla magistratura con l'affiliazione alla massoneria, ipotizzando l'imputabilità di un illecito disciplinare nei confronti dei magistrati massoni[14]. Nel 1995 le Sezioni Unite civili della Cassazione hanno confermato la posizione del CSM[14].
La massoneria fu perseguitata nel diciannovesimo secolo[21] e in seguito, dopo la presa di potere di António de Oliveira Salazar nel 1932, fu proibita durante gli anni 30 del ventesimo secolo (Legge n.º 1901 del 21 Maggio 1935 contro le società segrete, proposta da José Cabral)[22].
Nel luglio 2021, i deputati portoghesi approvano l'obbligo per i titolari di cariche pubbliche di dichiarare l'appartenenza all massoneria[23] e in seguito il presidente della Repubblica promulga il decreto dell'Assemblea che modifica la Legge n. 52/2019, del 31 Luglio e lo Statuto dei Deputati, obbligando i titolari di cariche pubbliche a dichiarare un'appartenenza, partecipazione o impegno in qualsiasi funzione in entità di natura associativa come la massoneria. Con un comunicato del 13 agosto 2021[24] il Gran maestro della Grande Loggia simbolica del Portogallo, ricordando che secondo la Commissione di trasparenza e lo Statuto dei deputati dell'Assemblea della Repubblica del 21 Maggio 2021 non esiste un obbligo simile, e che è una questione di libertà di coscienza, protesta contro questa iniziativa di legge che, ponendosi contro l'intimità e la riserva della vita privata, infrange i principi della libertà di coscienza, di religione e di culto, stabiliti dagli articoli 26 e 41 della Costituzione della Repubblica portoghese. La Gran Loggia simbolica del Portogallo et il CLIPSAS intendono ricorrere alla giustizia contro lo Stato per quest'obbligo giudicato discriminatorio[25][26].
^Liberté chérie. Una loggia massonica nel campo di concentramento di Esterwegen (1943-1944), traduzione di Claudio Masini, prefazione di Stefano Bisi, Firenze, Bastogi, 2016, 170 p., ISBN 9788899376444
^Aldo A. Mola, Storia della massoneria Italiana, Bompiani, Milano 1994, p. 570.
^Vittorio Gnocchini, Sergio Bellezza (a cura di), Logge e massoni in Umbria, Perugia, Futura, 2013
^Vittor Ugo Bistoni, Paola Monacchia, Due secoli di massoneria a Perugia e in Umbria, 1775-1975, Perugia, Volumnia, 1975
^Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune-ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, p. 179
^Bologna massonica. Le radici, il consolidamento, la trasformazione, a cura di Giovanni Greco, Bologna, CLUEB, 2007, pp. 161-163
^Brevi notizie sulla distruzione della sede e sulle persecuzioni subite dai fratelli bolognesi durante il periodo fascista, a cura della Massoneria bolognese, Modena, La tipografica, 1968
^Il Consiglio provinciale. La storia attraverso le strade, Bologna, a cura della Presidenza Consiglio della Provincia, 2011, p. 86 e 111
^Nazario Sauro Onofri, Gli anni della dittatura (1920-1943), in: Storia di Bologna, a cura di Renato Zangheri, Bologna, Bononia University Press, 2013, vol. 4., tomo 2., Bologna in età contemporanea 1915-2000, a cura di Angelo Varni, p. 415