Il suo nome era pronunciato in differenti modi, tra cui Carmine Nicola Caracciolo, Carmine Niccolo Caracciolo, Carmine Nicolás Caracciolo e Carmino Nicolás Caracciolo[1].
Nato a Bucchianico[2], Carmine Caracciolo era il discendente di una famiglia nobile di Napoli[3], ed era principe del Sacro Romano Impero. Fu esiliato da Napoli nel 1707, quando la città passò sotto al controllo della Corona d'Austria, essendo fedele ai Borbone. Tutte le sue proprietà furono confiscate. Era un letterato acculturato e fu ambasciatore a Roma e Venezia nel 1702.
Fu il primo italiano ad essere nominato a capo del vicereame del Perù. La nomina avvenne nel 1713, ed il viaggio verso l'America occupò qualche tempo. Giunse a Cartagena de Indias sulla nave da battaglia del conte di Vega Florida, dove venne a sapere della corruzione politica e commerciale presente nel vicereame. Portava con sé l'ordine della Corona spagnola di porre fine al contrabbando francese, in qualche modo protetto ed incoraggiato dal suo immediato predecessore.
Entrò a Lima prendendo il potere il 5 ottobre 1716. Per celebrare il suo arrivo il poeta Peralta pubblicò un panegirico in suo onore, El sol en el zodíaco, come anche fece Bermúdez de La Torre. Entrambi erano stravaganti nelle preghiere rivolte al nuovo viceré.
Nel 1717 fu creato il vicereame della Nuova Granada nel Perù settentrionale, incorporando le Audiencia di Bogotà, Quito e Panama. Il nuovo vicereame ebbe vita breve e fu sciolto nel 1724 con i territori che tornarono di pertinenza del vicereame del Perù.
Tra gli accadimenti più importanti della sua amministrazione, si può ricordare che non riuscì a bloccare il contrabbando, i missionari costruirono molti conventi sulle montagne e fu fondato il Collegio di Ocopa. Un'epidemia colpì 60 000 indigeni. Un decreto reale proibì di marchiare a fuoco gli schiavi neri. A causa degli abusi degli encomenderos del sistema del mita, il Caracciolo ne sollecitò l'abolizione. Il re, però, non accolse la richiesta. Il 15 agosto 1719 inoltre vi fu la prima eclissi solare totale registrata a Lima dopo l'occupazione spagnola, poco prima di mezzogiorno. Fu necessario l'uso del faro, e l'eclissi stimolò processioni di penitenti.
Il suo incarico di viceré si protrasse fino al 1720, mentre la sua morte arrivò nel 1727.
Discendenza
Sposò in prime nozze nel 1694 Costanza Ruffo (1679-1715) e in seconde nozze Isabella Martinez[4]. Ebbe numerosi figli, tra cui:
Giovanni Antonio II Caracciolo, I principe di Santobuono
Diana Spinelli
Ferrante Caracciolo, III principe di Santobuono
Isabella Caracciolo, duchessa di Feroleto
Ferrante Caracciolo, duca di Feroleto
Laura Carafa
Marino V Caracciolo, IV principe di Santobuono
Marco Antonio Loffredo, I principe di Maida
Alessandro Loffredo
Eleonora Ruffo
Chiara Loffredo
Dianora Caracciolo di Feroleto
Alfonso Caracciolo, conte di Oppido
Giovanna d'Evoli
Carmine Niccolò Caracciolo, V principe di Santobuono
Camillo Caracciolo, II principe di Avellino
Marino I Caracciolo, I principe di Avellino
Crisostoma Carafa
Giuseppe Caracciolo, I principe di Torella
Roberta Carafa
Marzio Carafa, II duca di Maddaloni
Vittoria Spinelli
Giovanna Caracciolo di Torella
Giovanni Tommaso di Capua, I principe di Roccaromana
Annibale di Capua
Lucrezia Arcamone
Costanza di Capua
Virginia Belprato, contessa d'Anversa
Carlo Belprato, conte d'Anversa
Laudomia di Lannoy
Note
^Il suo nome completo era (ES) Don Carmine Nicolás Caracciolo, quinto príncipe de Santo Buono, octavo duque de Castel de Sangro, duodécimo marqués de Buquianico, conde de Esquiabi, de Santobido y de Capracota, barón de Monteferrato, Castillón, Belmonte, Roca Espinalberti, Frainefrica, Grandinarca y Castelnuovo, señor de Nalbeltide y de la ciudad de Auñón, y grande de España de primera clase.
^Archivio di Stato di Napoli e Archivio Caracciolo di Santobono, fascicoli n. 1-42.
^Figlio di Marino Caracciolo, principe di Santobuono, e Giovanna Caracciolo, figlia di Giuseppe, principe di Torella, vedasi DBI.
Valentina Favarò, Pratiche negoziali e reti di potere. Carmine Nicola Caracciolo tra Europa e America (1694-1725), Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2019, ISBN978-88-498-6151-8.