Il castello di Rocca San Felice è un castello ubicato a Rocca San Felice.
Storia
Non si conosce con esattezza la data di costruzione del castello ma è probabile che una sua edificazione sia avvenuta intorno all'850[1] da parte dei Longobardi a difesa del ducato di Benevento, contro le invasioni dei Bizantini[2]. Con l'occupazione normanna, a partire dal 1076[1], venne restauro e ampliato; tra il 1150 e il 1160 venne citato per la prima volta in documento scritto, nel Catalogus baronum[3], con il nome di Castellum Sancti Felicis[2], quando il proprietario risultava essere Ruggiero de Castelvetere, vassallo di Elia Gesualdo[3]. Si ipotizza che nel 1236 il figlio di Federico II, Enrico, venne imprigionato nelle segrete: leggenda vuole che la moglie, Margherita d'Austria, nelle notti di plenilunio si aggiri tra le rovine alla ricerca del suo sposo[3].
Successivamente perse la funzione difensiva per essere adibito a uso abitativo: fu di proprietà dei d'Aquino, dei Saraceno dal 1440, sotto i quali venne devastato da un terremoto nel 1456[3], dei Caracciolo, dei Reale, che nel 1603 ne curarono il restauro[3], in particolare il barone Francesco Reale, e infine dei Capobianco, fino al 1806[1]. Per un periodo di tempo venne utilizzato come officina di un fabbro per poi essere abbandonato[2].
Descrizione
Grazie ad una stampa del 1783 si è potuto risalire alla fisionomia del castello in quel periodo, ossia organizzato con una cinta muraria con due torri che delimitavano lo spazio dove sorgeva il borgo[3].
Edificato su uno sperone roccioso, a 750 metri d'altezza[2], del castello rimangono ben visibili una porta situata all'interno del paese, parte della cinta muraria e il donjon. Superato un primo ingresso si accede ad una corte dove un tempo erano sistemati gli artigiani e i soldati; si passa un secondo ingresso per entrare nella corte dov'è il donjon. Questo venne realizzato nel XII secolo, ha un diametro di dieci metri e mura a secco spesse circa due metri e mezzo[1]. Conservato parzialmente, si innalzava per quattro livelli: al primo piano era presenta la cisterna, ancora visibile, con un sito di stoccaggio, al secondo piano la cucina, con forno e pozzo, al terzo piano, a cui si accedeva tramite una scala in legno esterna, e al quarto piano, raggiungibile tramite una scala in pietra sempre esterna, gli ambienti abitativi; in particolare il terzo piano era dotato di lavabo e servizi igienici[1]. La sommità della torre, oltre a funzione di avvistamento, aveva una copertura a spiovente per la racconta dell'acqua piovana che era convogliata direttamente nella cisterna[2].
Note
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