Nel XII secolo, con l'ascesa della dinastia normanna, la regione ritrovò unità politica sotto la corona del regno di Sicilia (con l'eccezione della città di Benevento, che fu invece assoggettata allo Stato della Chiesa). Dal XIII al XIX secolo, con il susseguirsi delle dinastie angioine, aragonesi, asburgiche e borboniche, il regno di Napoli, e in particolare la capitale e la sua corte, divennero uno dei principali poli culturali, artistici ed economici d'Europa. In epoca contemporanea la regione, con il resto del Mezzogiorno, attraversa invece una situazione di persistente difficoltà di sviluppo socioeconomico rispetto al nord del Paese, nota come questione meridionale.
Il coronimoCampania non è di certa etimologia. Secondo alcuni storici, esso deriverebbe dal termine latinocampus (campagna), mentre per altri studiosi dal termine oscoKampanom (con cui s'indicava l'area soggetta alla città di Capua antica, per secoli centro principale dell'Etruria campana). Altri ancora ritengono che derivi da una commistione linguistica tra i due termini precedenti.
In ogni caso, è certo che in origine per "Campania" s'intendesse esclusivamente la fertile pianura campana, chiamata in latino Campania felix e popolata dagli antichi Campani di stirpe italica oltreché da coloni etruschi e greci (quest'ultimi stanziati esclusivamente lungo la fascia costiera); d'altronde lo stesso termine latino Campania comparve relativamente tardi (a partire dal II secolo a.C. con gli scritti di Polibio), mentre in precedenza si parlava esclusivamente di ager Campanus ("agro campano" o "agro capuano") oppure si faceva ricorso a una perifrasi.[10]
Tuttavia, dopo l'istituzione della provincia di Campania (la cui sede amministrativa fu stabilita proprio a Capua), l'uso del termine "Campania" si estese soprattutto verso il nord della provincia, il cui confine settentrionale era stato fissato sul fiume Tevere (mentre il limite meridionale era costituito dal fiume Sele). In seguito, dopo che i Longobardi conquistarono gran parte del settore centro-meridionale della provincia (ad eccezione di Napoli), il coronimo "Campania" sopravvisse quasi esclusivamente nella fascia più settentrionale dell'ormai ex provincia, in particolare per indicare le aree situate immediatamente a sud di Roma (da esso deriva, infatti, la denominazione Campagna romana, i cui abitanti erano detti campanini). Altrove il termine "Campania" scomparve inesorabilmente dal linguaggio parlato (salvo qualche sporadica sopravvivenza, come nel caso di Campagna, in provincia di Salerno), pur rimanendo saltuariamente in uso nelle scritture del ceto dotto.[11]
La definitiva "riesumazione" del coronimo avvenne soltanto a seguito dell'annessione al regno d'Italia, allorché si decise di ripescare tale antica denominazione per attribuirla a un "compartimento" (poi elevato a regione) dell'Italia unita, malgrado i confini compartimentali (e poi regionali) fossero sensibilmente diversi da quelli della Campania antica.[11]
Il popolamento umano della Campania, e in particolare delle aree interne appenniniche, è attestato fin dal Paleolitico medio, ossia fin dall'epoca dell'uomo di Neandertal; a quel periodo risalgono infatti le selci lavorate e scheggiate a patina bionda che si emergono in gran numero e in più punti[12] dell'altopiano di Camporeale (presso Ariano Irpino) e di altri territori limitrofi, mentre il vicino insediamento neolitico de La Starza costituisce il più antico insediamento stabile della regione[13].
Nel I millennio a.C. è attestata la presenza di popolazioni di ceppo indoeuropeo quali gli Osci (od Opici), gli Aurunci, gli Ausoni, i Sidicini e i Sanniti, i quali parlavano la lingua osca (una lingua indo-europea del gruppo italico) e risiedevano nelle aree interne e montuose, mentre l'Agro campano era occupato dagli Etruschi e la fascia costiera fu soggetta alla colonizzazione greca. Il principale centro etrusco fu Capua, mentre i primi insediamenti greci portarono alla nascita di centri come Pithecusa (Ischia), Kyme (Cuma), Parthenope prima e Neapolis poi (Napoli), Dikaiarcheia (Pozzuoli), Poseidonia (Paestum), Elea (Ascea) e Pixunte (Policastro Bussentino); quest'ultime tre, però, si trovavano nell'antica regione della Lucania. La Campania divenne così uno dei centri culturali più importanti della Magna Grecia, la quale in seguito eserciterà un'influenza decisiva sulla società romana e poi sull'intera civiltà occidentale[14]. Lo stesso alfabeto latino, con buona probabilità, deriva dall'alfabeto greco calcidese di Cuma.
La prima delle colonie greche in Campania e nell'intero Mediterraneo occidentale fu l'isola di Ischia (già sede di insediamenti punico-cartaginesi a partire dal X secolo a.C.), dove agli inizi dell'VIII secolo a.C. un élite tecnico culturale proveniente da Calcide di Eubea si insediò priva di armi e con il consenso dei Cartaginesi nella baia di Lacco Ameno, luogo ben noto ai Cartaginesi, in funzione osservativa delle abilità tecnologiche delle comunità etrusche nel lavorare il ferro dell'Elba. Il primo stanziamento, detto dai greci Pithecusa, ebbe carattere misto tra la cultura greca e quella cartaginese e precedette temporalmente anche quelli di Naxos e Megara Hyblaea nella Sicilia meridionale (in realtà, il geografo Strabone, nonché l'attento studio del mito della Sirena Partenope e degli altri fatti storici riconducibili a quel periodo, hanno fornito buone tesi a proposito di un antecedente insediamento Rodio posto nell'isolotto di Megaride. Esso, riconducibile al IX secolo a.C., costituirebbe il primo nucleo delle futura Napoli). In seguito ai buoni rapporti intessuti da questa avanguardia, tra cui va ricordato il passaggio dell'alfabeto greco agli etruschi, avvenne lo stanziamento di coloni che dapprima interessò l'isola di Ischia e poi si allargò in terraferma ad un'area limitata e di marginale interesse, per la preesistente civiltà etrusco-sannita, ed in particolare nel napoletano.
Dapprima essi si insediarono a Kyme (il punto della terraferma di fronte a Lacco Ameno) e poi a Dicearchia (Pozzuoli) e a Monte Echia e sull'isola di Megaride dove fondarono, nella seconda metà dell'VIII secolo a.C., il punto di osservazione ed epineion di Parthenope. Neapolis, la città nuova, venne realizzata sul finire del VI secolo a.C. (ovvero la Napoli attuale), nella quale fu realizzato un impianto urbanistico "per strigas" (a strisce) costituito da plateiai e stenopoi, divenuti poi, nell'epoca romana, l'area dei decumani di Napoli. È interessante inoltre notare come la popolosa e densa città metropolitana di Napoli occupi uno spazio decisamente esiguo nella complessiva superficie regionale. L'insediamento greco avvenne, infatti, solo lungo le coste, mentre la parte interna era abitata dagli etruschi che diedero vita ad una lega di dodici municipi con a capo Capua, Nuceria, Nola, Acerra, Suessula.
Già da tempo i Sanniti, che vivevano sulle montagne circostanti, si erano insediati lungo la costa campana, instaurando contatti commerciali con gli Etruschi ed i Greci; a questo punto i Sanniti si divisero in due "fazioni" una agglomerata lungo la costa che aveva familiarizzato con le altre popolazioni, l'altra che continuava a vivere in montagna isolandosi dalle altre culture e vedendo malamente l'altra fazione; infatti nel 343 a.C. la ricca città campana di Capua aveva chiesto aiuto ai romani contro i Sanniti, che praticavano atti di guerriglia, però i Romani non riuscirono a debellare i Sanniti, ma in cambio si allearono con Capua. Si alimentò, di nuovo, la coalizione antiromana chiamata "Lega Latina" cui i romani facevano parte, ma che a causa di "litigi" ne uscirono non senza lottare; quindi dopo circa 150 anni dalla sua formazione, la lega latina venne sciolta (nel 341 a.C., quando finì la prima guerra sannitica) a causa dell'intromissione negli affari romani nella Campania; le città che restarono fedeli a Roma vennero premiate con la cittadinanza romana. Anche Napoli chiese l'alleanza ai romani solo per ottenere la cittadinanza, però in questo caso il senato non consultò il parere del popolo e i Sanniti ritornarono all'azione scatenando la seconda guerra sannitica (326-304 a.C.) riuscendo a sconfiggere i romani presso Caudium, nella battaglia che prese il nome delle "Forche Caudine". A causa di questa pesante sconfitta i romani rimodellarono l'esercito per potersi confrontare con i sanniti che vivevano sulle montagne. Nella terza guerra sannitica (298-290 a.C.) i romani si videro contro i Galli, gli Etruschi, i Sanniti e altre genti italiche, che riuscirono a sconfiggere nella battaglia di Sentino (295 a.C.) nelle Marche; e nel 290 a.C. contro gli Etruschi quando Manio Curio Dentato li costrinse alla pace. Durante la seconda guerra punica, solo poche città si allearono con i Cartaginesi; la più importante fu Capua, che fu riconquistata nel 211 a.C., mentre la maggior parte della regione restò fedele a Roma. Amministrativamente fece parte della Regio I Campania che si trasformò poi, ai tempi di Diocleziano, nella Provincia Campaniae; entrambe le giurisdizioni si estendevano all'attuale Lazio meridionale, ma non comprendevano le aree del Cilento e Vallo di Diano (legate alla Lucania) né tantomeno l'estremo entroterra irpino (aggregato all'Apulia et Calabria). Durante il periodo romano, molti potenti costruirono lungo la costa le proprie ville estive. Anche dal punto di vista economico ci fu uno straordinario sviluppo dell'agricoltura e del commercio, la regione era infatti da sempre una delle zone più ricche del mondo classico e romano e ciò le valse l'appellativo di Campania Felix. A Napoli, presso l'attuale castel dell'Ovo, morì dopo il 511 d.C. l'imperatore Romolo Augusto, la cui precedente deposizione nel 476 d.C. aveva decretato la caduta dell'Impero romano d'Occidente.
Dai Longobardi al vicereame spagnolo
A partire dal V secolo d.C. la Campania perse progressivamente la sua unità poiché piccole parti del suo territorio andarono a Bisanzio e tutto il resto ai principi longobardi.
Sul finire del V secolo d.C., infatti, i Longobardi scesero in Italia arrivando fino in Campania e ivi costituendo il ducato di Benevento. Con la caduta di Pavia il ducato di Benevento divenne principato fino ad essere annesso, verso l'XI secolo, al possedimento del pontefice (denominato per questo dagli storici il balcone del Papa sul Sud Italia). Da Benevento erano stati staccati i principati di Salerno e Capua, i quali non entrarono a far parte dello Stato della Chiesa.
Il ducato di Napoli cadde in mano bizantina nel 536, ma ben presto tale territorio si ribellò alle autorità centrali, divenendo un vero e proprio Stato autonomo. Affrancandosi dal governo bizantino sorsero analoghe entità statuali indipendenti a Gaeta, a Sorrento e ad Amalfi, rappresentando in diverse occasioni un efficace argine all'espansione saracena nei territori del Sud e del Centro Italia. Significative in tal senso le "leghe campane" costituitesi tra tali quattro ducati nell'849 e nel 915, quando furono combattute vittoriosamente la battaglia di Ostia e la battaglia del Garigliano.
Nell'anno 1022 i Normanni acquisirono la contea di Ariano, quindi (nel 1030) il feudo di Aversa, ceduto da uno degli ultimi duchi di Napoli: tali episodi storici provocarono l'ascesa della potente dinastia normanna. Nel giro di un secolo, a partire da quegli avamposti, furono in grado di unificare e sottomettere politicamente buona parte dei territori del Mezzogiorno d'Italia. La Campania venne compresa nel Regno di Sicilia, e affidata ai rispettivi sovrani (Altavilla, Hohenstaufen, Angioini e Aragonesi).
Con i Vespri siciliani, ci fu l'inizio della guerra dei novant'anni. Il Regno di Sicilia si divise e alla dinastia angioina rimase il Sud Italia continentale che divenne quindi Regno di Napoli. Seguì poi la dinastia aragonese, sotto il cui regno Napoli divenne uno dei più importanti centri del Rinascimento e dell'Umanesimo. Alfonso V d'Aragona, riuscì a ricostituire momentaneamente l'unificazione dei due Regni. Napoli sotto questo sovrano divenne una vera e propria capitale del Mediterraneo.
Con Carlo V il Regno di Napoli divenne un viceregno della Spagna, con capitale Napoli. La politica dei sovrani spagnoli, non di rado fu incentrata su una gravosa pressione fiscale dovuta alle molte guerre del tempo in cui era coinvolta la Spagna; il viceregno napoletano era infatti uno dei principali fornitori di denaro e uomini per la causa spagnola: ciò a volte scatenò rivolte da parte delle classi più povere.
La famiglia dei Borbone ed il Regno delle Due Sicilie
Dopo la guerra di successione polacca e la parentesi austriaca, la Campania passò al regno dei Borbone di Napoli. Il primo re, nel 1735, fu Carlo di Borbone, noto per aver attuato molte riforme sia economiche che legislative, con cui Napoli sottolineò il suo status di grande capitale europea. Inoltre, durante il suo regno, con lo scopo di dare una degna sede di rappresentanza al suo reame, fu costruita la reggia di Caserta, opera di Luigi Vanvitelli terminata solo nel 1845 e definita l'ultima grande realizzazione del barocco italiano[16].
Durante il Regno delle due Sicilie (1816-1861), nel contesto europeo generale di evoluzioni tecniche e scientifiche tipico del periodo, anche in Campania vi furono numerose innovazioni, fra cui è emblematica la realizzazione della prima ferrovia in Italia (1839, linea Napoli-Portici).
Nonostante ciò, il regno rimaneva una monarchia assoluta e la Campania fu coinvolta nei moti liberali del 1820-1821, che si realizzarono nella rivolta capitanata dal generale Guglielmo Pepe: intimorito, il re Ferdinando I adottò la Costituzione spagnola, ma nel giro di pochi mesi riuscì a sospenderla, ottenendo l'aiuto militare austriaco e reprimendo gli insorti.[19][20][21] La vicenda si ripeté nei moti del 1848 quando, dopo l'ennesima insurrezione, Ferdinando II concesse una carta costituzionale, che dopo pochi mesi revocò, sciogliendo le camere e ripristinando l'assolutismo.[22][23]
Inoltre la regione fu colpita, come il resto d'Europa, da epidemie di colera che falcidiarono la popolazione del regno nel 1835-37 e nel 1854-55; in molti luoghi scoppiarono tumulti che in vari casi sfociarono in vere e proprie sommosse.[24]
Anche la Campania fu coinvolta nelle rivolte liberali e nei moti per l'Unità d'Italia, finché nel 1861 la regione venne conquistata ed annessa al nascente Regno d'Italia. Nel periodo successivo, anche la Campania, come il resto del Meridione, visse il problema del brigantaggio, in particolare nelle aree interne, poi duramente represso dall'esercito italiano. Successivamente, anche a causa delle nuove politiche nazionali in campo economico e della gestione dei beni pubblici, la Campania, come il resto d'Italia, visse il problema dell'emigrazione.[25][26]
Come molte città europee, a fine XIX secolo anche la città di Napoli fu oggetto di profonde trasformazioni urbanistiche con la demolizione di numerosi fabbricati ritenuti malsani, l'apertura o l'allargamento di spazi pubblici e la costruzione di nuovi quartieri ed edifici (come la Galleria Umberto I); in questo periodo ci fu la nascita di numerosi Café-concert e di un dinamico ambiente culturale e sociale nella ex capitale.[27]
La regione fu coinvolta nella Grande Guerra, con Napoli che nel 1918 venne bombardata dall'aviazione tedesca nonostante fosse lontana dal fronte di battaglia e lamentando molte vittime civili[28]. Sempre la città partenopea fu protagonista dell'adunata fascista del 1922, a cui seguì la Marcia su Roma che portò al potere Mussolini[29].
Nel 1925 venne inaugurata nella città partenopea la prima metropolitana in Italia, con la tratta Napoli-Pozzuoli.[30]
Dalla seconda guerra mondiale al XXI secolo
Durante la seconda guerra mondiale la Campania fu teatro di alcune famose operazioni militari, come lo sbarco a Salerno e le Quattro giornate di Napoli. Nel periodo che seguì lo sbarco la città di Salerno ospitò i primi governi dell'Italia post-fascista e la famiglia reale divenendo di fatto capitale d'Italia fino alla liberazione di Roma (metà agosto 1944).
Nel dopoguerra la Campania fece parte di quel gruppo di regioni del Sud Italia fonte di emigrazione soprattutto verso il Nord Italia, pur conservando una struttura economica più solida rispetto al resto del Mezzogiorno.
Nel 1994, infine, iniziò la crisi dei rifiuti in Campania e l'intera regione versa in uno stato di emergenza relativo allo smaltimento ordinario dei rifiuti solidi urbani. Lo stato di emergenza è poi cessato ufficialmente dopo 15 anni, sulla base di un decreto legge approvato dal governo italiano il 17 dicembre 2009 che ha decretato il termine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario.[32]
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza» — Roma, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 ottobre 2010 [33]
I confini dei territori che compongono l'attuale regione Campania hanno subìto modifiche (talora drastiche) più volte nel corso della storia. Parte del Cilento per esempio, anticamente faceva parte della Lucania, mentre fino al 1927 i territori della provincia di Caserta comprendevano anche i circondari di Sora e Gaeta, oltre che le isole Ponziane, prima che per volontà di Mussolini venissero inglobati nei territori dell'odierno Lazio, sciogliendo così la storica Campania felix.
Subregioni
La regione, al di là della suddivisione amministrativa, include diverse aree storicamente, culturalmente e morfologicamente diverse tra loro. Anticamente, la Campania Felix andava dal Liri-Garigliano fino al Sele, comprendendo tutta la zona pianeggiante della Campania oltre ai rilievi di Vesuvio e Monti Lattari. Le altre zone facevano parte del Sannio e della Lucania.
Dopo il medioevo, invece, essa era divisa in due entità amministrative: la Terra di Lavoro, che partiva dalla costa di Sorrento e dal Vesuvio comprendendo tutte le pianure fino ai confini nord-occidentali del Regno di Napoli; il Principato e Terra Beneventana, poi a sua volta suddiviso tra Principato Citra (ovvero Salerno e Cilento) e Principato Ultra (ovvero l'Irpinia).
Era famosa per le sue floride e favorevoli condizioni agricole ed economiche, essendo geograficamente la porta di confine tra il sud e il centro Italia: da ciò il nome antico di Campania Felix, e quello medioevale di Terra di Lavoro. Anticamente, fu colonizzata da molti popoli: c'erano insediamenti Etruschi, Oschi, Greci, e, in seguito, Latini. La sua città più importante era la città più ricca dell'Italia Preromana, Capua, che fu infatti scelta da Annibale come base ed era stata economicamente in competizione con la stessa Roma, nonostante le pesanti decurtazioni che le furono imposte per la guerra.
Sembrerebbe che in epoca normanna la Terra di Lavoro si estendesse profondamente nell'entroterra; ciò sarebbe confermato dal re di Francia Filippo Augusto il quale, in marcia da Otranto a Roma nel 1191, affermava espressamente che il passaggio dall'Apulia alla Terra Laboris avveniva all'altezza di Sanctus Luctredus (ossia Sant'Eleuterio, l'antica Aequum Tuticum presso Ariano Irpino)[36]. Non è però del tutto chiaro se il sovrano intendesse riferirsi agli effettivi confini feudali (nell'ambito del regno di Sicilia) o piuttosto ai due versanti geografici (adriatico e tirrenico) della penisola italiana.
In seguito, a partire dal periodo svevo, il giustizierato (poi elevato a provincia) iniziava dal Vesuvio e giungeva a nord-ovest fino ai confini del regno di Napoli. I suoi confini furono ridisegnati per la prima volta nel 1806 dal Dominio Napoleonico, con la separazione della provincia di Napoli per via del carattere urbano di cui essa si era differenziata. La seconda volta, invece, il 2 gennaio 1927 il regime fascista sancì la definitiva divisione della provincia, ingrandendo le provincie di Frosinone e di Littoria (attuale Latina), con l'intento di ingrandire la regione Lazio ed alimentare l'economia nascente delle paludi bonificate. A parte alcuni comuni di confine, che furono associati alle provincie di Campobasso, di Benevento e di Avellino, il resto della provincia fu ri-accorpato, invece, con la provincia di Napoli dandole un respiro territoriale ed esaltandone il ruolo di "perla del Mediterraneo", così come diceva la propaganda del regime.[34][37] Fu poi con l'avvento del primo governo post-bellico presieduto da Ivanoe Bonomi, che il territorio della vecchia Terra di Lavoro sarà di nuovo separata, a costituire quella che è la Provincia di Caserta dall'11 giugno 1945.[37]
Sannio
Il Sannio è la regione storica che fu abitata dal popolo dei Sanniti (in osco Safineis) tra il VII-VI secolo a.C. fino alla romanizzazione del territorio. Il territorio è in massima parte compreso nella zona appenninica, montuoso o talvolta pianeggiante e senza sbocchi sul mare, diviso fra l'Abruzzo, il Molise, la Campania, la Basilicata e la Puglia. La subregione, in Campania, comprende il versante meridionale dei monti del Matese in provincia di Caserta e nonché gran parte della provincia di Benevento. In epoca preromana il Sannio inglobava anche l'Irpinia.
Irpinia
L'Irpinia corrisponde a grandi linee all'attuale provincia di Avellino; confina a nord-ovest con il Sannio, a sud-ovest con l'Agro nolano e l'Agro nocerino sarnese, a sud-est con la Lucania e a nord-est con la Daunia. In epoca preromana vi risiedeva l'antica tribù sannitica degli Irpini. Il territorio è articolato in valli e alture, presenta un clima rigido d'inverno con precipitazioni intense (talvolta a carattere nevoso), e relativamente mite d'estate. Proprio in Irpinia sorgono il comune più alto della regione, ossia Trevico (nella zona della Baronia) con un'altitudine 1090m s.l.m., e il comune più esteso della Campania, ossia Ariano Irpino (nell'Irpinia settentrionale) con i suoi 186,74 km²[38].
Cilento
Il Cilento è una subregione montuosa della Campania che si protende come una penisola tra i golfi di Salerno e di Policastro, nella zona meridionale della regione, dichiarata dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità. Si distingue dal resto della Provincia di Salerno, perché anticamente era parte della Lucania (insieme con il Vallo di Diano e il golfo di Policastro) e perché non è stato interessato ugualmente da urbanizzazione e industrializzazione (vedi "Cristo si è fermato ad Eboli", famoso libro di Carlo Levi).
Nel 2021 nel Cilento si collocano 14 delle 19 bandiere blu che la regione detiene. Ci sono importanti resti archeologici come i ben conservati templi di Paestum e come la più importante ma meno conservata città di Elea/Velia, casa dei primi filosofi occidentali, ed importanti luoghi culturali ed artistici come la Certosa di San Lorenzo. Lungo la costa, oltre ad altri punti suggestivi, ci sono le note Cala Bianca e Baia degli Infreschi, che nel 2013 e nel 2014 rispettivamente sono state nominate come le spiagge più belle d'Italia. Tra gli altri siti, vi si trovano anche gli scavi di Velia, l'antica Elea. Infine, quasi tutta l'area cilentana (180.000 ettari), nel 1991 è divenuta parco nazionale. Nel Vallo di Diano, che insieme agli Alburni ed al Cilento formano il parco nazionale, si trovano le grotte di Pertosa ovvero le grotte dell'Angelo di Pertosa-Auletta.
Persino il capoluogo di regione, pur affacciandosi sul mare, si struttura su diverse colline. Le principali sono quella di Posillipo, quella del Vomero, quella dei Camaldoli e quelli Aminei.
Pianure
Di tutta la regione, circa solo un quinto è formato dalle pianure. Le principali sono localizzate essenzialmente nel casertano e lungo la costiera cilentana.
Le pianure più importanti sono: a nord quella del fiume Garigliano e quella del fiume Volturno; quest'ultima confina a sud con il solco del fiume Sarno e costituisce la Pianura Campana propriamente detta, fertile ed intensamente popolata. Ricordiamo, inoltre, la pianura del fiume Sele a sud, formante la piana di Paestum e la pianura di Eboli.
Più a est vi è il Vallo di Diano, che si distende tra i massicci dell'Alburno, del Cervati e dei Monti della Maddalena, attraversato dal fiume Tanagro che in origine era un grande lago pleistocenico.
Le coste campane, incluse quelle delle isole, hanno una lunghezza complessiva di circa 500 km[39] e sono tutte bagnate dal mar Tirreno.
Tra le tre province che si affacciano sul mare, quella di Caserta è l'unica che lo fa interamente in pianura. In provincia di Napoli invece, su 225 km di costa solo il 31% è basso. Diverso il discorso per la provincia di Salerno che si divide a metà con il 47% delle coste basse.
Le zone costiere della Campania sono 7:
in provincia di Caserta, la Piana del Volturno;
in provincia di Napoli, Costiera Napoletana, Costiera Vesuviana, Costiera Sorrentina;
in provincia di Salerno, Costiera Amalfitana, Piana del Sele, Costiera Cilentana.
Caratterizzata da monti a picco sul mare e centri abitati arroccati su pendii scoscesi, la costa prende il nome dalla Repubblica Amalfitana che vi prosperò nel Medioevo. I suoi centri più famosi sono Amalfi, Ravello e Positano. I comuni che costituiscono la costa sono 13, da Est ad Ovest: Cetara, Tramonti, Maiori, Minori, Ravello, Scala, Atrani, Amalfi, Conca de' Marini, Praiano-Vettica, Agerola, Furore, Positano. Associata alla Costiera si include spesso anche Vietri sul Mare, nonostante storicamente non afferisce al territorio.
L'arcipelago Campano è composto da tre isole principali, Ischia, Capri e Procida, famose in tutto il mondo per le loro bellezze naturali, e da altre due isole minori, Vivara (collegata a Procida da un ponte) e Nisida (collegata al continente).
Capri
L'isola di Capri è un'isola nel golfo di Napoli. Situata di fronte alla costiera sorrentina, è celebre per la sua bellezza sin dai tempi dell'antica Grecia.
L'isola è, a differenza delle vicine Ischia e Procida, di origine carsica. Inizialmente era unita alla penisola sorrentina, successivamente è stata sommersa in parte dal mare e separata quindi dalla terraferma, dove si trova lo stretto di Bocca Piccola. Capri presenta una struttura morfologica complessa, con cime di media altezza (Monte Solaro 589 m e Monte Tiberio 334 m) e vasti altopiani interni, tra cui il principale è quello detto "di Anacapri".
Oltre che per la Grotta Azzurra è famosa in tutto il mondo per la presenza di tre scogli alti circa 100 metri chiamati Faraglioni.
Dal punto di vista strettamente naturale l'isola presenta diverse peculiarità, dovute anche alla sua origine vulcanica, che tra l'altro ha reso possibile lo sviluppo di una fiorente attività economica, legata al turismo sia esso turismo termale, che turismo balneare. Il Monte Epomeo, è la cima più alta dell'isola d'Ischia con i suoi 789 metri. Per raggiungerlo si può arrivare sino alla località detta Fontana e poi si deve proseguire a piedi sino alla vetta o, come usavano i contadini di un tempo, a dorso di un asino. In prossimità della vetta in tufo verde vi sono i resti di un eremo e la chiesetta dedicata a S. Nicola di Bari. Dalla cima si può ammirare uno scenario di incomparabile bellezza che va da Capri, a Ponza, Gaeta, Napoli, il Vesuvio, i Monti Lattari e la penisola sorrentina. L'isola fu colpita da un terremoto nel 2017, il cui epicentro era localizzato nella zona del Maio (parte alta del comune di Casamicciola); vi furono una vittima e circa 3000 sfollati a causa degli ingenti danni alle abitazioni nella zona dell'epicentro ma, come già avvenuto nel sisma del 1883, lasciando intatto tutto il resto dell'isola, che ha attuato una rapida ripresa dell'attività turistica.
L'isolotto di Megaride è una piccola isola di Napoli che fu di fatto il primo nucleo greco insediatosi in città. Lo sbarco avvenne intorno al IX secolo a.C. costituendo prima la città di Parthenope e solo dopo il V secolo a.C., spostatosi nella zona interna della città, si costituì la Nea Polis. Domina sull'isolotto il Castel dell'Ovo (costruito in epoca romana come villa) e nell'area circostante ad esso sorge il borgo Marinari, caratterizzato da casette e ristoranti. L'isolotto di Megaride, secondo una leggenda greca, vedrebbe sepolta al suo interno il corpo della sirena Partenope, lasciatasi morire subito dopo il rifiuto di Ulisse.
Nisida
Nisida (dal greco Nisida, piccola isola) è una piccola isola appartenente all'arcipelago delle isole Flegree, posta a pochissima distanza dalle coste di Capo Posillipo, all'interno del territorio della città di Napoli. Il suo "status" di isola, anticamente pacifico, viene contestato dai cittadini perché è collegata alla terraferma da un ponte di pietra, che a sua volta ha "preso con sé" un altro isolotto.
Procida
L'isola di Procida con i suoi 3,7 km² è la terza in termini di superficie dell'arcipelago campano. Il suo territorio rientra nel comune omonimo insieme alla piccola Vivara.
Procida[40] dista dalla costa solo 3,4 km ed è collegata con Vivara mediante un ponte.
La sua formazione è dovuta probabilmente all'eruzione di una moltitudine di vulcani appartenenti alla regione dei Campi Flegrei separati dalle sue coste dal canale di Procida, inoltre il suo rilievo principale è in realtà una modesta collina chiamata Terra Murata (91 m.s.m.).
La gran parte del suo litorale è compreso nell'area marina protetta Regno di Nettuno. L'isola è stata anche eletta Capitale italiana della cultura2022.
Vivara
L'isola di Vivara è una piccola isola del golfo di Napoli situata a poca distanza dalle isole di Procida e Ischia e appartenente al gruppo delle isole Flegree.
L'isola misura circa 0.4 km² e ha un perimetro di circa 3 km con una forma a mezzaluna; il rilievo più elevato misura 110 metri sul livello del mare ed è situato nel centro dell'isola.
Vivara è sottoposta alla giurisdizione amministrativa del Comune di Procida, cui è collegata da un sottile ponte. È disabitata ed è una riserva naturale statale, parte del parco regionale dei Campi Flegrei. Tutto il suo litorale è inoltre compreso nell'area naturale marina protetta da Regno di Nettuno.
I punti estremi sono la punta di Mezzogiorno a Sud e la punta Capitello a Nord, rivolta verso l'isola di Procida. La punta d'Alaca, ad Ovest, definisce il punto più stretto del canale d'Ischia, mentre tutta la costa orientale, ripida e scoscesa, viene chiamata La Carcara.
La Campania è solcata da numerosi corsi d'acqua, molti dei quali hanno un corso tortuoso, con ripide gole tra i vari massicci della regione. Se si escludono il Fortore, il Cervaro, il Calaggio e l'Ofanto, tributari dell'Adriatico, tutti gli altri principali corsi d'acqua della Campania sfociano nel Tirreno.
Il fiume Volturno è quello più importante e più lungo (circa 170 km) dell'Italia meridionale. Le sue acque sono impiegate per la pesca, l'irrigazione, la nautica sportiva e la produzione di energia idroelettrica. La principale località attraversata è la città di Capua, anticamente attrezzata con un porto fluviale che la metteva in comunicazione con il mar Tirreno e le altre città della costa. Il principale affluente del Volturno è il Calore Irpino.
Un altro fiume importante è il Sele (lungo 65 km). Esso taglia in lungo l'intera area del salernitano. I principali affluenti di questo corso d'acqua sono il Tanagro ed il Calore Lucano. Il primo è lungo circa 100 km mentre il secondo è lungo 70 km.
Le aree naturali protette della Campania occupano un territorio pari al 25% dell'intera superficie regionale e coprono per lo più il piano montano o collinare, salvo in rare eccezioni come nella valle del Sele e del Volturno.[41]
La Campania può essere suddivisa in due zone climatiche: la zona a clima mite, influenzata dalla presenza del mare, che comprende la costa del casertano, il napoletano e la costa del salernitano (insieme naturalmente all'arcipelago) dove si possono sentire maggiormente i benefici del mare; e la zona a clima più rigido, che comprende le zone interne dove si nota l'aumento della presenza della montagna: infatti in inverno nelle zone montuose si registrano temperature rigide, ed anche nelle valli non mancano gelate e banchi di nebbia, talvolta accompagnate da nevicate che si fanno sempre più copiose man mano che ci si addentra nell'entroterra e si sale di altezza. In estate si possono raggiungere temperature elevate e vi sono giornate di pieno Sole, tuttavia le caratteristiche orografiche e l'influenza benefica del mare, rendono il caldo maggiormente sopportabile.
Dal punto di vista precipitativo, gran parte della regione risulta esposta ai venti umidi atlantici per la relativa vicinanza della dorsale appenninica alla fascia costiera. Ne conseguono valori piuttosto abbondanti anche lungo le coste (media attorno ai 1.000 mm annui, salvo alcuni valori leggermente inferiori lungo il litorale casertano), mentre i valori minimi di pioggia si registrano paradossalmente nel più lontano entroterra al di là dello spartiacque appenninico: quest'ultimo tende a far salire ad ovest fino a 2.000 mm i valori pluviometrici di alcune località dell'Irpinia, mentre oltre lo spartiacque ad est (nelle zone confinanti con la Puglia) si scende bruscamente fino a 600–700 mm. Più raramente le perturbazioni assumono carattere disastroso; tra gli eventi più catastrofici si cita l'alluvione di Salerno del 25 ottobre 1954, che causò diverse centinaia di morti.
La Campania è una regione molto variegata nella sua conformazione morfologica. Caratterizzata dalla catena montuosa degli Appennini e da distese collinari nel suo interno. Le zone pianeggianti sono distribuite principalmente nell'area del casertano e nella provincia di Salerno.
In Campania sono presenti sei importanti centri vulcanici: il celebre Vesuvio con il Monte Somma, il Roccamonfina, al confine tra Lazio e Campania, i Campi Flegrei, il complesso vulcanico dell'isola di Ischia e Monte Epomeo con i vulcani di Procida e Vivara ed infine i vulcani marini situati sul fondale del golfo di Napoli. Nel corso della storia, le attività di questi vulcani hanno determinato la struttura morfologica della regione e dell'intero paese; in particolar modo c'è da sottolineare l'importanza che hanno avuto in tal senso le eruzioni dei Campi Flegrei.
Secondo i dati offerti dalla protezione civile italiana, la Campania è una regione a medio-alto rischio sismico[42]. Tra i più distruttivi e gravi eventi che si sono registrati, va ricordato su tutti il terremoto dell'Irpinia del 23 novembre 1980, che con un magnitudo momento di circa 6,9[43], causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti[44].
La regione, in particolare l'area flegrea, infine è caratterizzata anche da diversi eventi di bradisismo.
Vesuvio
Il Vesuvio è un vulcano esplosivo attivo (in stato di quiescenza) situato in Campania nel territorio dell'omonimo parco nazionale. È alto 1281 m e sorge all'interno di una caldera di 4 km di diametro. La caldera rappresenta ciò che resta dell'ex edificio vulcanico (Monte Somma) dopo la grande eruzione del 79 d.C., eruzione che ha creato la caldera dove poi si è formato il Vesuvio. Si tratta di un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni. Fa parte del sistema montuoso Somma-Vesuviano.
È situato leggermente all'interno della costa del golfo di Napoli, ad una decina di chilometri ad est del centro di Napoli. A ridosso del Vesuvio si sono creati nel tempo centri abitati sempre più fittamente urbanizzati. Ciò ha creato un problema in caso di eruzione del vulcano. I suddetti comuni, ufficialmente esposti a maggior rischio da eruzione, costituiscono zona rossa e si estendono per circa 200 km².
Oltre al percorso che porta al cratere e ad altri percorsi del parco nazionale, c'è anche l'osservatorio vesuviano, il più antico osservatorio vulcanologico al mondo, fondato da Ferdinando II di Borbone, diventato museo e sede di uno degli osservatori campani.
Campi Flegrei
I Campi Flegrei sono una vasta area vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli, includendo anche una parte di essa (Fuorigrotta, Soccavo, Posillipo, Pianura ed Agnano) ed includendo le isole di Ischia, Procida e Vivara. La parola "flegrei" deriva dal greco flègo che significa "brucio", "ardo". Da qui si capisce che l'area è caratterizzata dalla forte presenza di vulcani che ne determinano un'enorme rilevanza storica, paesaggistica e territoriale. Di particolare interesse è la solfatara di Pozzuoli, cratere attivo dove si manifestano potenti fumarole che erompono i loro vapori sulfurei ad oltre 160 °C. Da rilevare anche il Lago d'Averno, anch'essa una caldera vulcanica considerata dagli antichi l'entrata all'oltretomba e le numerose sorgenti di acque termali che vi sgorgano. Famosissime le terme d'Ischia, di Agnano e di Pozzuoli.
Con i suoi circa 5,5 milioni di abitanti, la Campania è la terza regione più abitata d'Italia e la seconda per densità abitativa (408 ab/km²). Nonostante ciò, gli squilibri nella distribuzione degli abitanti sul territorio regionale sono piuttosto alti: le province di Avellino e Benevento hanno all'incirca 142 e 126 ab/km² rispettivamente, quella di Salerno 214 ab/km², mentre Caserta 339 ab/km². La più alta densità abitativa si registra nella città metropolitana di Napoli, che infatti ha un valore di circa 2 534 ab/km², la più elevata tra le città metropolitane d'Italia e tra le prime d'Europa. L'intero territorio metropolitano è chiamato dagli urbanisti Grande Napoli. Napoli è il comune più popoloso della regione, seguito da Salerno e da Giugliano in Campania; quest'ultimo è il comune non capoluogo più popoloso d'Italia.
La Campania è la seconda regione d'Italia per natalità, nonché la più giovane.
Tuttavia la speranza di vita degli abitanti campani risulta essere la più bassa a livello nazionale, anche se l'ascesa che si è avuta è andata di pari passo con quella delle altre regioni d'Italia. Dati ISTAT stimano che per gli uomini la speranza di vita è di 77.9 anni contro i 78.6 del resto del Paese, mentre per le donne la speranza di vita è di 83.6 anni contro gli 84.1 anni della media nazionale.[45]
A differenza dell'italiano, la lingua napoletana
non ha valore ufficiale in Campania, ma ha comunque rivestito un ruolo importante nella storia e nella cultura regionale e meridionale in genere (è stata, tra l'altro, anche lingua coufficiale del regno di Napoli – accanto al latino – sia pure soltanto dal 1442 al 1501)[46].
Parallelamente alla lingua napoletana ma indipendentemente da essa si sono inoltre sviluppati i dialetti campani, appartenenti al gruppo meridionale intermedio e suddivisi in quattro idiomi principali:
il dialetto napoletano, parlato all'interno del territorio metropolitano nonché in buona parte del Casertano e del Salernitano, con qualche lieve variazione da comune a comune;
In realtà dialetti di tipo campano sono in uso anche oltre i confini settentrionali della regione, soprattutto nel basso Lazio. Viceversa, ai margini orientali e meridionali della Campania i dialetti locali tendono ad assumere caratteristiche più specifiche; ne sono un esempio il dialetto arianese (a est, ai confini con la Puglia) e il dialetto cilentano meridionale (a sud), quest'ultimo con caratteri di transizione verso i dialetti meridionali estremi.
Minoranze etno-linguistiche
In Campania è presente anche una comunità della numerosa minoranza etnica e linguistica albanese d'Italia (detta Arbëreshë). La comunità è in provincia di Avellino, ed è il comune di Greci (Katundi). Il paese albanese ha nei secoli preservato i connotati etnici, linguistici, religiosi e culturali specifici degli arbëreshë e mantiene le proprie tipicità etniche che la diversificano dalla cultura circostante. Un tratto molto importante, il principale, è la lingua albanese (arbërisht) parlata dall'intera comunità.
Etnie e minoranze straniere
Al 31 dicembre 2020 risultavano residenti in Campania 257 053 cittadini stranieri. Le comunità di cittadini stranieri formate da almeno 1 000 membri sono:
Popolazione straniera residente in Campania al 31 dicembre 2020 (nazionalità con più di 1 000 cittadini residenti)
Secondo gli studi compiuti da Il Sole 24 Ore nel 2024 sulla qualità della vita nelle 107 province italiane (tenendo conto dei seguenti indicatori: tenore di vita; servizi-ambiente-salute; affari e lavoro; ordine pubblico; popolazione in ab./km quadrato; tempo libero), le province campane si trovano tutte tra gli ultimi posti della classifica e la regione è terzultima a livello nazionale, davanti solamente alla Sicilia e alla Calabria: in particolare, Avellino è al 73º posto, Benevento al 76º, Salerno al 92º, Caserta al 101º e Napoli (fanalino di coda della regione) al 106º (nonché penultima nella classifica nazionale, infatti l'unica provincia ad aver conseguito un piazzamento peggiore è Reggio Calabria).[47] Avellino e Benevento hanno guadagnato posizioni rispetto all'anno precedente, invece Salerno, Caserta e Napoli le hanno perse.
La Campania è stata la regione italiana con il più basso tasso di suicidi nel 2007 (in quell'anno raggiungevano un valore di 2,6 per 100.000 abitanti, rispetto ad una media nazionale di 5,6)[48], primato confermato negli anni successivi.
Un problema gravissimo che ha interessato l'area napoletana e alcune zone del casertano è stata l'emergenza rifiuti: la fase critica e il relativo stato di emergenza iniziarono l'11 febbraio 1994 e cessarono il 31 dicembre 2009 con decreto legge, ma successivamente si verificarono altre due fasi (seppur con un livello di criticità decisamente meno grave rispetto alla prima), di cui una tra il 16 settembre 2010 e circa la metà di gennaio 2011, mentre l'altra tra il 1º febbraio 2011 e il marzo 2012. Gli effetti negativi che ha provocato sull'ambiente e sull'economia si sono ripercossi anche negli anni successivi, tuttavia la regione ha adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento di tali rifiuti senza pericolo per la salute, per cui la situazione è notevolmente migliorata e la multa da parte dell'UE sta andando incontro alla cessazione, dopo un'iniziale riduzione.[49][50] Il merito di questa perfomance va anche all'incremento della raccolta differenziata, che ha raggiunto almeno il 50% per alcuni comuni campani nel 2020; per quanto riguarda le province, solo Benevento supera il 65%, tuttavia anche le altre sono migliorate nel corso del tempo, soprattutto Napoli, perciò nel 2020 la Campania ha raggiunto un valore percentuale pari al 53,3%. Nonostante ciò, la regione è ancora agli ultimi posti in Italia, infatti occupa la 17ª posizione (a chiudere la classifica sono, in ordine, Lazio, Calabria e il fanalino di coda Sicilia).[51] Per il 2017, in base alle statistiche di Legambiente e Ambiente Italia (classifica stipulata per decretare la città più verde d'Italia), i capoluoghi campani erano nelle seguenti posizioni:
Dal 1º gennaio 1948, ex art. 131 della vigente Costituzione italiana, la Campania è una regione ad autonomia ordinaria della Repubblica; tuttavia fu soltanto a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 281 del 1970 che le sue funzioni furono effettivamente implementate.
Dal punto di vista amministrativo, la Campania è suddivisa in 4 province e una città metropolitana:
La provincia più estesa e quella con il maggior numero di comuni è la provincia di Salerno, che è anche la più popolosa esclusa la città metropolitana di Napoli. La provincia di Caserta è invece, esclusa ovviamente sempre la città metropolitana di Napoli, quella con la più alta densità di popolazione.
Economia
Nel complesso la Campania appare una regione dalle grandi potenzialità economiche, che sono in parte frenate dalla criminalità organizzata, dalla corruzione che da essa ne consegue[52] e dagli scompensi della struttura insediativa, a cui si aggiungono le tensioni sociali a Napoli per via del disordine urbanistico e della carenza di servizi.
L'economia campana è una delle più colpite a livello nazionale dalla crisi economica e finanziaria cominciata nel 2008,[53] ma nel biennio 2015-2016 è uscita dalla recessione (grazie soprattutto agli investimenti effettuati nell'industria e nel turismo) e da allora sta intravedendo costantemente segnali di ripresa.[54] Nel 2020, a causa delle ripercussioni subìte in seguito allo scoppio della pandemia di Covid-19, si è verificato un decremento del valore del PIL come in tutte le regioni italiane, prima di ritornare a crescere a partire dall'anno successivo.
La Campania fa parte dell'obiettivo convergenza dell'Unione europea, il quale intende promuovere uno sviluppo economico locale per portare la regione dentro i "criteri economici" comunitari: assieme a essa fanno parte dell'obiettivo anche gran parte delle restanti regioni del sud Italia (inclusa la Sardegna), con le sole eccezioni per Molise, Abruzzo e Basilicata (quest'ultima facente parte dell'obiettivo phasing out[55]).
Nel 2020 la regione risultava la prima in Europa per quanto riguarda la percentuale di popolazione a rischio di povertà (41,4%), secondo il rapporto Regional Yearbook 2020 dell'Eurostat.[56]
Disoccupazione
Il tasso di disoccupazione, strutturalmente più elevato rispetto alla media nazionale, ha risentito negli anni delle diverse crisi economiche (crisi finanziaria 2007-2008, crisi del debito europeo 2010-2011 e pandemia di Covid-19) e risulta, al 2023, pari al 17,8%, contro una media nazionale del 7,8%.
Di seguito il dato sul tasso di disoccupazione diviso per province della Campania[57]:
Anno
2019
2020
2021
2022
2023
Campania
20,5%
18,8%
19,7%
17,4%
17,8%
Caserta
18,6%
17,5%
15,5%
14,5%
13,6%
Benevento
10,8%
12,3%
13,4%
7,7%
9,9%
Napoli
23,9%
22,5%
24%
21%
21,2%
Avellino
14,9%
14,5%
14,6%
14%
14,5%
Salerno
17,5%
13,3%
15,4%
14,5%
15,4%
PIL
La regione è al 7º posto in Italia per PIL nominale (circa 103 miliardi di euro nel 2020, il valore più alto del Mezzogiorno d'Italia), ma occupa solo la 18ª posizione per quanto riguarda il PIL pro capite (18 260 euro nel 2020, superiore solamente ai valori di Sicilia e Calabria).
Nel 2018, la città metropolitana di Napoli risultava essere il territorio con il PIL pro capite più alto della regione, con un valore di 17 476,3 euro, mentre la provincia di Caserta registrava il valore più basso, con 15 042 euro.
Secondo l'Osservatorio Economico, nel 2024 il PIL pro capite della città di Napoli, con un valore lordo pari a circa 27-28 miliardi di euro, ha superato la media nazionale italiana.[58][59]
Di seguito la tabella che riporta il valore aggiunto[60], prodotto ai prezzi correnti di mercato nel 2020, espresso in milioni di euro, e suddiviso tra le principali macro-attività economiche:
Macro-attività economica
Valore aggiunto
% settore su valore aggiunto regionale
media % settore su valore aggiunto nazionale
Agricoltura, silvicoltura, pesca
€ 2 478,3
2,66%
2,2%
Attività estrattiva, attività manifatturiere, fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento
La Campania è tra le regioni che più partecipa alla formazione del reddito agricolo nazionale ed è tra le regioni italiane con più prodotti agroalimentari riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali[61]. L'alta fertilità del territorio sussiste per la cospicua presenza di terreni vulcanici e la stessa è pressoché distribuita equamente in tutta la regione. Tuttavia le zone interne sono scarsamente produttive,[62] mentre sono particolarmente fertili i terreni di natura alluvionale e vulcanica situati sulla fascia costiera[63], resa famosa dai frutteti e dai vigneti, ma soprattutto dagli ortaggi[63].
Le principali produzioni riguardano patate, melanzane, fagioli e pomodori (di primaria importanza quelli San MarzanoDOP dell'Agro nocerino sarnese e quelli piennoloDOP dell'area vesuviana), questi ultimi conosciuti in tutto il mondo[62]. Di particolare rilevanza è inoltre la produzione di grano per la pasta, la cui produzione di quest'ultima è molto più diffusa nell'entroterra campano, soprattutto nel beneventano. Nel napoletano, la produzione della pasta risale almeno al XVI secolo, quando a Gragnano[64] si trovavano le condizioni ideali per essiccarla e conservarla; la pasta di Gragnano è una delle più apprezzate e diffuse paste d'Italia anche in ambito internazionale, attribuendo alla città l'appellativo di città della pasta.
Nella frutticoltura vanno annoverati inoltre gli agrumi, le albicocche (in particolare quella vesuvianaPAT), le pesche bianche, le percoche, le mele annurche, i fichi ed infine la produzione di olivo (con i quali si producono quattro oli extravergine DOP; il Cilento, il Colline Salernitane, l'Irpinia - Colline dell'Ufita ed il Penisola Sorrentina) e della vite. In buona parte della regione infatti sono presenti coltivazioni vitivinicole che danno origine a vini di eccellente qualità (es. Taurasi, Greco di Tufo, Fiano di Avellino ed il Lacryma Christi). In provincia di Caserta, nella zona dell'agro aversano è diffusa la produzione dell'Asprinio. Di particolare rilevanza è anche la produzione di nocciole nel salernitano, attraverso la quale è possibile la produzione di torroni, infatti in Campania vi è la produzione più vasta di nocciole[65], conosciuta anch'essa a livello mondiale[62].
Un altro prodotto di fama internazionale sono le noci.[62]
Per quanto possa essere molto redditizia e ricca di primati, l'agricoltura campana è al contempo penalizzata dai seguenti problemi:
la difficoltà a garantire un lavoro e un reddito sufficienti agli abitanti della regione, infatti molti immigrati clandestini trovano spesso impiego nel settore primario, o perché vengono costretti a lavorare in nero o per il loro sfruttamento;[63]
il frazionamento dei terreni,[62] che con la struttura delle aziende riduce il peso economico del settore, infatti tali aziende sono spesso troppo piccole e non in grado di reggere i costi della commercializzazione;[63]
la difficoltà di smerciare prodotti in quanto il mercato è dominato da grossisti che spesso impongono ai produttori prezzi di vendita poco convenienti, inoltre l'industria alimentare è legata a precise esigenze di lavorazione e può acquistare dai produttori solo una limitata quantità di prodotti, che, se deperibili, devono essere piazzati in poco tempo e purtroppo non sono molti i produttori in grado di provvedere personalmente al trasporto: a questo punto, i mediatori e gli intermediari approfittano della situazione per cercare di realizzare fonti di guadagni a discapito degli agricoltori;[62]
Un'eventuale assenza di queste problematiche consentirebbe all'agricoltura campana di essere una delle più sviluppate a livello nazionale, infatti l'agricoltura è già un'attività da primato in queste modalità in quanto adotta metodi di coltivazione all'avanguardia e vanta prodotti conosciuti in tutto il mondo.[62]
Allevamento
L'allevamento non riveste eccessiva importanza,[62] tranne quello dei bufali nelle pianure solcate del Sele e del Volturno ed è comunque degno di nota quello di bovini, ovini e suini[63].
La pesca in Campania è un altrettanto (ma non troppo[62]) importante settore dell'economia regionale e nazionale che s'occupa più di 2500 addetti, ed è praticata soprattutto a Torre del Greco, a Torre Annunziata e a Pozzuoli[63]. Nonostante lo sviluppo delle infrastrutture legate alla pesca con creazioni di porti e pescherecci, il settore non è intensamente sfruttato. Ciò accade un po' per le acque sempre meno adatte alla pesca ed un po' per la mancata dotazione di moderne attrezzature. Proprio al riguardo, si è intensificato il processo di modernizzazione di tutto il comparto, adeguandolo agli standard produttivi europei.[66] Tra i principali prodotti marini pescati vi sono le cozze e vongole del golfo di Napoli, cernie e pesci azzurri come alici. I bacini più pescosi della regione sono quelli di Pozzuoli e delle isole del golfo di Napoli. Comunque un buon numero di battelli è destinato alla pesca delle spugne e del corallo, facendo sì che il pesce pescato nel suo complesso, soprattutto del tipo azzurro, non sia abbondante.[62]
Settore secondario
Tradizionalmente la Campania è la regione più industrializzata dell'Italia meridionale ed in particolare il territorio del napoletano è stato fino agli inizi del Novecento una delle aree più industrializzate d'Italia, preceduto solamente dalle province del cosiddetto "triangolo industriale" (Milano, Torino, Genova)[67]. Negli ultimi decenni il divario rispetto alle altre regioni non è più notevole come un tempo, dato che regioni meridionali come la Puglia e l'Abruzzo sono notevolmente cresciute economicamente, mentre la Campania ha subìto paradossalmente un costante processo di deindustrializzazione. Simbolo di questo fenomeno è il processo di bonifica dell'area in cui operavano l'ex Italsider ed Eternit promosso dalla regione con il progetto Bagnoli Futura[68].
La Campania già in epoca pre-romana era considerata regione ricca ed illustre per la felice posizione geografica, la fertilità dei terreni e la bontà delle sue manifatture (la cosiddetta Campania felix), e già dai primi decenni dell'Ottocento l'economia campana cominciò a trasformarsi in senso moderno. All'epoca erano infatti presenti in regione veri e propri poli industriali, come il polo tessile delle Valli dell'Irno e del Sarno nel salernitano, gli stabilimenti meccanici di Pietrarsa e di Napoli, gli arsenali di Torre Annunziata e di Pagani, i cantieri navali di Castellammare di Stabia, le cartiere della Valle dei Mulini (Amalfi) ecc (sorvolando sul gran numero di attività economiche importanti presenti nella sola città di Napoli).
Colpita duramente dal processo di unificazione italiana del 1860, l'economia campana era tra le più importanti d'Italia nella prima metà del Novecento, ma quando anche il divario con le principali regioni settentrionali cominciò ad allargarsi sensibilmente, il suo ruolo di regione economicamente egemone del Sud si è ridotto nella seconda metà del secolo.[69]
In Campania, la città metropolitana di Napoli e le province di Salerno e Caserta sono da questo punto di vista le zone più ricche. Le zone industriali della pianura campana, grazie al grande numero di fabbriche, formano una delle zone più industrializzate dell'intera regione Campania e del Mezzogiorno.
Molta importanza detiene il settore alimentare (conservazione di prodotti agricoli e pastifici, per esempio), legato a una fiorente agricoltura.
A Solofra, comune della provincia di Avellino, è concentrato uno dei più importanti poli europei per quanto riguarda le industrie del cuoio e della concia delle pelli; presenti nella zona anche numerose industrie chimiche come la BASF. La logistica trova uno dei suoi poli di eccellenza a livello europeo nell'Interporto-CIS di Nola.
Infine, va ricordato il forte sviluppo di grossi poli commerciali che hanno costituito un punto cruciale dello sviluppo di determinate aree.
Settore terziario
Il settore terziario si occupa maggiormente di turismo, ma anche del settore delle comunicazioni e dei trasporti.
Turismo
Il turismo è sostenuto dall'abbondante presenza di bellezze artistiche e naturalistiche che attirano ogni anno milioni di persone da tutto il mondo. Proprio in questo settore la regione trova il suo punto di forza (grazie al quale nel 2015 ha reagito con successo alla recessione), infatti, secondo studi del 2018 fatti dall'Eurostat, la Campania è nella top 20 delle regioni più visitate d'Europa e quinta in Italia dopo Lombardia, Lazio, Veneto e Toscana (in ordine), nonché prima tra le meridionali.[70]
Dati turistici su altri siti presenti in Campania evidenziano importati primati che la regione detiene in ambito nazionale e mondiale. Tra questi su tutti spiccano i dati relativi a Capri (che è l'isola minore più visitata in Italia e tra le più ambite del mondo),[74] la costiera amalfitana (che è tra i siti più visitati in Italia, nonché riconosciuta nel 1997 patrimonio dell'umanità dall'UNESCO)[75] e infine il Vesuvio (il vulcano più visitato e conosciuto al mondo).[76][77]
Nel 2024 la Campania, al pari della Calabria e alle spalle di Liguria e Puglia, è la terza regione d'Italia per bandiere blu (in tutto sono venti, ossia una in più rispetto all'anno precedente, di cui quattordici nel salernitano, cinque nel napoletano e una nel casertano, con quest'ultimo che ha ottenuto un riconoscimento per la prima volta in assoluto).[79][80] Il dato migliore in merito è stato registrato nel 2021, quando era al primo posto tra le regioni meridionali e seconda a livello nazionale, alle spalle solo della Liguria.[81] Tra i luoghi di mare che registrano elevato apprezzamento da parte dei turisti vi sono le tre isole del golfo di Napoli, la penisola sorrentina e la costiera cilentana, inoltre nel 2019 Legambiente e Touring Club Italiano hanno classificato il mare di Pollica (e del Cilento Antico) al primo posto nel concorso "Il mare più bello";[82] al contrario, è negativo il turismo balneare lungo la costa casertana, in quanto, con il suo 66% di litorale inquinato, risulta essere la meno agibile d'Italia.[83]
Il turismo che caratterizza la regione è diversificato, potendo rispondere ad ogni tipo di scelta da parte del visitatore: dal turismo storico-artistico al turismo religioso e a quello balneare, ma anche il turismo naturalistico ed enogastronomico (che comporta la rivalutazione delle aree interne del Sannio e dell'Irpinia).
Dopo alcuni anni di calo dovuti all'emergenza rifiuti regionale, s'è verificato un costante incremento dei dati nel settore turistico,[84] perlopiù nell'estate 2012 (ossia tre anni dopo la fine della fase critica dell'emergenza e nell'anno stesso in cui il problema è stato risolto definitivamente) la Campania è stata l'unica regione in Italia a registrare dati positivi ed in crescita riguardanti il flusso di turisti, con un aumento delle presenze pari al +2,4%.[85][86]
Il trasporto su ferro risulta ben diffuso in tutto il territorio regionale, riuscendo a collegare i principali centri urbani in ogni provincia campana. A Napoli sono presenti 7 linee su ferro e 4 funicolari. La metropolitana di Napoli è stata più volte citata come modello positivo per l'approccio innovativo delle stazioni dell'arte della linea 1.[87]
Il porto di Napoli e il porto di Salerno sono tra i più attivi in Italia per movimento merci e passeggeri. Il porto del capoluogo campano detiene il primato in Italia di scalo passeggeri, secondo al mondo solo dopo quello di Hong Kong. Il porto di Salerno risulta particolarmente efficiente nella movimentazione delle merci e nel settore crocieristico.
L'aeroporto di Napoli-Capodichino dista circa 4 km dal centro di Napoli. È gestito da una società privata, la Ge. s.a.c. (controllata dalla britannica BAA plc), ed è stato il primo in Italia a venire privatizzato.
Nell'ultimo anno (2019) precedente l'introduzione delle misure limitative dello spostamento internazionale e interregionale per contrastare la diffusione del COVID-19, l'aeroporto aveva registrato 10 860 068 passeggeri in transito, risultando essere il quinto d'Italia per numero di passeggeri dopo Roma-Fiumicino, Milano-Malpensa, Bergamo-Orio al Serio e Venezia-Marco Polo.[88]. Di seguito una tabella che illustra l'andamento del traffico passeggeri dal 2000 al 2020:[89]
L'aeroporto di Salerno-Pontecagnano, denominato "Costa d'Amalfi", è situato tra i comuni di Bellizzi e Pontecagnano Faiano, a circa 21 km da Salerno. L'aeroporto è civile e militare, venendo utilizzato sia dall'aviazione generale che dalle compagine aeree civili. Viene inaugurato ufficialmente l'11 luglio 2024.[91]
L'aeroporto "Carlo Romagnoli" di Grazzanise è un aeroporto militare aperto al traffico civile autorizzato dal 25 novembre 2004. È dotato di una sola pista in conglomerato bituminoso e di una pista di rullaggio parallela a questa.
La Campania è una regione ricchissima di siti e risorse artistiche e archeologiche che vanno dall'età preistorica fino a quella romana, passando per l'arte paleocristiana.
Tra i più rilevanti, il Mitreo e l'anfiteatro campano a Santa Maria Capua Vetere, i siti archeologici risalenti all'epoca greca come il sottosuolo di Napoli.
Pompei invece presenta scavi archeologici di circa 60 ettari e costituisce il sito più visitato in Italia dopo i musei vaticani. Il valore del sito è stato stimato intorno ai 40 miliardi di euro[92] ed è il sito archeologico più visitato in Italia e tra i più nel mondo (nel 2010 è stato visitato da 2.319.668 persone[92]). Sempre nell'area vesuviana sono gli scavi di Ercolano, Oplonti e Castellammare di Stabia,
Nell'area cilentana sono presenti i resti greci di Paestum, antica città della Magna Grecia sacra a Poseidone. Nel Cilento sono presenti anche gli scavi di Velia, l'antica Elea, patria della scuola eleatica, nel comune di Ascea.
Nel resto della regione, assume un importante ruolo la Certosa di Padula, che con una superficie di 50.500 m² sulla quale sono edificate oltre 320 stanze e con il più grande chiostro del mondo (circa 12.000 m²), oltre a essere contornato da 84 colonne, è stato inserito tra i patrimoni dell'umanità UNESCO. A Napoli, invece, la figura di maggior rilievo l'assunse Cosimo Fanzago che lavorò nella Certosa di San Martino (definita opere barocca per eccellenza), innalzò la chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone, il Palazzo Donn'Anna e la Guglia di San Gennaro, quest'ultima definita gioiello del barocco napoletano. Altri autori cardine nel proseguimento di questa corrente furono Ferdinando Sanfelice e Domenico Antonio Vaccaro. Il primo ha tra le principali opere il palazzo dello Spagnolo, il secondo il palazzo dell'Immacolatella ed il chiostro maiolicato di Santa Chiara. Proprio riguardo al palazzo dello Spagnolo, si deve ricordare che nel barocco napoletano assumevano fondamentale importanza le scale dei palazzi, le quali si innestavano nei cortili divenendo lo scenografico punto di fuga della visuale d'insieme del palazzo.
Anche sotto Carlo III di Spagna, sovrano attento all'arte, la Campania vede il suo fulcro artistico principalmente nel suo capoluogo. Importante fu anche l'affermazione di eccellenti scultori che hanno lasciato direttamente o indirettamente il segno nella città, diventando punto di riferimento anche per quelli che sarebbero stati gli anni a venire. A partire dal XVIII secolo, tra le ultime correnti artistiche ed architettoniche presenti in regione, si diffuse il neoclassicismo, divisibile in due distinte categorie: la prima, legata al tardo barocco, è caratterizzata da interni voluminosi e policromi, mentre la seconda è costituita da una maggiore severità degli spazi, preludendo al neoclassico puro. Vanvitelli su tutti pone le basi per la nascita del movimento, le cui radici sono posate a Napoli.
La città diventa così all'avanguardia per quanto riguarda lo sviluppo della corrente che a sua volta si basa sulla ripresa del gusto antico. Grande influenza nello stile neoclassico ebbero gli scavi di Pompei che, avviati alla metà del Settecento da Carlo di Borbone, ispirarono lo stile di Luigi Vanvitelli, primo vero autore neoclassico. Tra le opere neoclassiche più importanti in Campania si ricordano la Basilica di San Francesco di Paola (definita l'opera neoclassica meglio eseguita), alcuni ambienti della Reggia di Caserta (proprio del Vanvitelli), la facciata del Teatro San Carlo, la Villa Floridiana di Napoli e la casina Vanvitelliana di Bacoli. Del secondo settecento è il conosciuto Real sito di San Leucio, setificio di origine borbonica, con appartamenti reali, il belvedere e le vicine case per gli operai. Risale inoltre al 1700 la ristrutturazione della farmacia degli Incurabili.
È stato per trentatré anni, tra il 1957 ed il 1990, il grattacielo più alto di Napoli e della Campania. È anche, dal 1957, l'edificio alberghiero più alto d'Italia.[senza fonte]
Napoli giocò un ruolo importante potendo contare sulla scia artistica che il Caravaggio lasciò in città. Dopo il suo passaggio in città nacquero importanti autori campani che costituirono il filone del caravaggismo, tra cui Carlo Sellitto, che fu il primo caravaggista napoletano.
Il San Martino, in particolare, fu nel XVIII secolo l'esecutore di una delle più importanti opere scultoree di quel periodo: il Cristo Velato. L'opera suscitò persino l'invidia di Antonio Canova che avrebbe voluto acquistarla. Il complesso che ospita la statua marmorea è la famosa Cappella Sansevero, la quale ospita altre importanti opere all'interno, come la pudicizia ed il disinganno.
A cavallo tra il XIX e XX secolo si annovera tra le principali opere scultoree d'Italia il gruppo di fontane che caratterizzano il parco della Reggia di Caserta. Queste furono il frutto di diversi scultori dell'epoca che lavorarono al progetto del Vanvitelli, morto prima di concludere l'opera nel 1773. Tra i principali artisti si ricorda Gaetano Salomone, il quale compì molte delle statue che adornano i giardini.
Già dall'impero romano infatti, ci furono i primi importanti letterari che proprio in Campania hanno composto le loro opere. In regione furono ospitati illustri personaggi quali Mecenate, Orazio, Virgilio, il quale, quest'ultimo, proprio a Napoli, città in cui amava risiedere, scrisse le Bucoliche, primo frutto della poesia del poeta latino e considerate la trasformazione in linguaggio poetico dei precetti di vita appresi dalla scuola epicurea del capoluogo campano. Altre opere composte sempre a Napoli furono le Georgiche e l'Eneide.
Nel periodo medioevale, dopo la caduta dell'impero romano d'occidente, vi fu l'avvento della scuola siciliana, che porta alla nascita di diversi autori campani (all'epoca la regione faceva parte del regno di Sicilia), ed importanti scritti teologici come quelli di San Tommaso d'Aquino, il quale, trasferìtosi a Napoli a 14 anni, si dedicò allo studio delle arti all'Università presso il convento di San Domenico Maggiore. Tra i principali esponenti della scuola siciliana, si ricordano Pier della Vigna e Rinaldo d'Aquino. Il trecento è il periodo dell'umanesimo, questa corrente partì dall'Italia (i centri maggiori furono Firenze e Napoli) e si diffuse in tutta l'Europa contemporanea. Proprio a Napoli, vi soggiornarono due illustri autori della letteratura toscana: Giovanni Boccaccio e Francesco Petrarca. Il primo, in città imparò il greco da Leonzio Pilato per tradurre l'Iliade di Omero, e durante il periodo napoletano compose le sue prime opere giovanili: Filocolo (1336-38), Filostrato (1335), Teseida (1339-41), Caccia di Diana (1334/38) e le Rime (data incerta). Il secondo invece, si recò presso la regina Giovanna d'Angiò con l'incarico di ambasciatore del papa Clemente VI dove continuò a scrivere i libri del Rerum memorandarum (rimasti poi incompiuti).
Nel cinquecento, in Italia ricominciarono a prender piede i dialetti locali, mentre l'italiano venne relegato a funzione di linguaggio di corte. In questo quadro nasce l'opera letteraria più importante del secolo, la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. L'autore campano iniziò a scrivere l'opera all'età di 15 anni con il titolo di Gierusalemme tra il 1559 ed il 1560 durante il soggiorno a Venezia, ma si fermò a 110 ottave, ben meno dei venti canti della Gerusalemme liberata. Successivamente l'opera fu composta in seguito e completata dieci anni dopo a Ferrara, nel 1575. In questo stesso periodo un altro illustre campano, Giordano Bruno, filosofo, scrittore e frate domenicano, compose importanti opere in tutta l'Europa.
Durante l'epoca barocca, a cavallo tra il XVI e XVII secolo, va ricordato Giambattista Basile, definito il Boccaccio napoletano, letterato e scrittore di origini campane, il primo a utilizzare la fiaba come forma di espressione popolare.
Nel settecento, vi fu Giambattista Vico. Altro importante filosofo e giurista campano noto nell'ambiente culturale napoletano e molto interessato alle nuove dottrine filosofiche. Egli ebbe modo di leggere e studiare le opere di Platone, Aristotele, sant'Agostino, Tacito, Dante, Petrarca e Suárez, tenendosi anche aggiornato sul dibattito filosofico di quel tempo che si svolgeva attorno alla "discussione sul cartesianesimo" tra i sostenitori di Cartesio e i suoi critici.
Nella metà del XVI secolo, durante il dominio aragonese, i sovrani incentivarono l'adozione definitiva del toscano come lingua letteraria anche a Napoli. Iniziarono così anni di crisi della lingua napoletana nella letteratura. Il più celebre poeta napoletano dell'epoca fu Giulio Cesare Cortese. Egli è molto importante per quella che è la letteratura dialettale e barocca, in quanto, assieme a Giambattista Basile, pone le basi per la dignità letteraria ed artistica della lingua napoletana moderna.
La storia della musica campana è una delle più importanti e diffuse nel mondo, diventando punto cardine della cultura barocca nel settore lirico e della composizione e vero e proprio "marchio Italia" con le danze popolari della tarantella e con la musica classica napoletana. Il mandolino, emblema della musica napoletana, è uno dei simboli più famosi dell'Italia nel mondo.
La storia della composizione campana è riassunta da quella della scuola musicale napoletana nata nel XV secolo. Essa si sviluppò a Napoli ed ha il primato di aver fatto nascere la cosiddetta opera comica, prodromo della futura opera buffa. In questo periodo, si riunirono a Napoli i più insigni musicisti, i cantanti più celebrati, gli strumentisti più virtuosi.
La storia di questa scuola ruota attorno a quattro conservatori presenti nel capoluogo campano, accorpati tutti nel Conservatorio di San Pietro a Majella.
Tra i compositori più importanti campani e del mondo, si ricorda anche Ruggero Leoncavallo: tra le sue numerose opere spicca su tutte i Pagliacci, che ebbe come spinta verso il successo planetario anche il fatto che vi fu la prima registrazione discografica con Enrico Caruso quale protagonista.
La "tammorra" è un grande tamburo a cornice dipinta con sonagli di latta, con possibile accessorio addobbo di nastri o pitture policrome e campanelli. Proprio il ritmo binario che viene marcato con questo strumento, è quello che dà il nome alla danza popolare.
Altri strumenti utilizzati in questo ballo sono: il "Putipù" (tamburo a frizione), il "Triccheballacche" (martelli ritmici lignei intelaiati con sonagli), lo "Scetavajasse"(bastone dentato con sonagli metallici strofinato da un bastoncino), la "Tromba degli zingari", il Flauto dolce ed altri ancora.
Durante il suo soggiorno a Napoli nel 1888 l'inventore francese Étienne-Jules Marey, con il suo cronofotografo, imprime su pellicola un breve filmato dei Faraglioni intitolato Vague, baie de Naples[99]; nel 1896 l'impresa Lumiere gira nella provincia napoletana alcuni filmati, tra cui, nel capoluogo, Levée de filets de peche, Via Marina e Santa Lucia[100]. Del lavoro di Elvira Notari, regista, sceneggiatrice e produttrice, la Library of Congress conserva alcune copie di A Piedigrotta[101][102].
Tra gli altri film ambientati in Campania si ricordano La bella mugnaia, girato nella provincia di Benevento; Gomorra, girato tra Napoli e Caserta; Miseria e nobiltà, San Giovanni decollato, L'oro di Napoli, Napoli milionaria, La baia di Napoli, Matrimonio all'italiana, Maccheroni, Operazione San Gennaro, Pane amore e..., Pacco doppio pacco e contropaccotto, Il Postino, Io speriamo che me la cavo, l'ultimo Passione di John Turturro e numerosi altri film girati tutti nel napoletano; ed infine, Benvenuti al sud, girato a Castellabate nel Cilento.
Lo sfondo di Napoli, infine, è stato utilizzato anche in Neapolitan Mouse, un episodio del cartone animato Tom & Jerry, nel quale i due protagonisti vivono le loro avventure proprio lungo il golfo della città[109].
Successivamente, nel XVII secolo nacque la Commedia dell'Arte e i personaggi della stessa furono diffusi in tutta Europa. Fu inventata ufficialmente a Napoli dall'attore Silvio Fiorillo una delle maschere più famose, Pulcinella.
La passione per il teatro in Campania, si manifestò anche con la costruzione del primo teatro d'opera lirica d'Europa, ovvero il Teatro San Carlo, uno dei più importanti al mondo. Segno della fiorente cultura del teatro, il San Carlo fu costruito adiacente al Palazzo Reale di Napoli proprio per dare la possibilità ai sovrani di accedervi senza dover uscire fuori dalla propria dimora.
Da ricordare inoltre anche gli altri due fratelli De Filippo, Titina e Peppino, eccellenti attori teatrali provenienti anche loro dalla rigida scuola del padre (Eduardo Scarpetta) e che hanno lavorato spesso nel teatro di Eduardo come l'altrettanto brava Pupella Maggio.
Cultura
La Campania e i suoi comuni, nel corso della loro storia, hanno avuto più volte ruoli di primaria importanza in ambito locale e sovraregionale. Le posizioni di primo piano che si sono trovate a ricoprire in diverse epoche hanno fatto sì che nella regione si sviluppasse un importante e radicato connubio tra quella che è la cultura popolare (danze popolari, artigianato, gastronomia, etc) e quella artistica (pittura, architettura, poesia, filosofia etc).
Grazie ai suoi contenuti storici, artistici, archeologici, architettonici e religiosi e all'immenso patrimonio artistico presente a Napoli, la Campania risulta essere una delle regioni a maggior densità di risorse culturali d'Italia.
Iniziative
Nel 2013, a Napoli si è svolto il IV Forum Universale delle Culture, oltre ad aver già ospitato nel 2012 il World Urban Forum.[112] Per la sua complessa storia la città è stata più volte candidata dal governo come probabile sede di istituzioni europee e/o organismi internazionali (è il caso dell'assemblea europarlamentare ACP/UE[113], Banca Euromed[114], ecc.).
Tradizioni popolari
La cultura popolare campana ha origini ben radicate ponendo la regione stessa ai vertici nazionali tra eventi di cultura popolare e tradizioni locali. Tra le manifestazioni popolari più note presenti in regione, si ricordano quella dello scioglimento del sangue di san Gennaro, che avviene tre volte l'anno a Napoli presso il duomo della città, e la festa della tamorra che si svolge una volta l'anno, durante la prima settimana di giugno, in una località della regione non fissa.
Tra le tradizioni più radicate in regione, merita citazione la plurisecolare arte presepiale costituita dalle botteghe artigianali di via San Gregorio Armeno, a Napoli, che ogni anno, dal primo di novembre a metà gennaio, attira migliaia di turisti da tutto il mondo.
La forte impronta culturale della Campania fa sì che questa si sia diffusa in tutto il mondo, contribuendo alla creazione del "tipico" stereotipo italiano. Non a caso nota è la percezione che il mondo ha dell'Italia popolare secondo cui quest'ultima è una terra di tarantelle e danze popolari, di pizza e spaghetti, di mandolino e musica, di bassi e bui vicoli stretti con i panni stesi e di culti religiosi. Tutti questi aspetti, come si può notare, sono tipici della Campania. Inoltre, importante è ricordare che la lingua napoletana risulta essere l'idioma italico più esportato e conosciuto nel mondo, divenendo in molti casi vero e proprio accento italiano (si veda il cosiddetto "broccolino", ovvero l'accento italo-americano).[115]
La Campania possiede importanti università che la pongono tra i vertici della classifica per quello che riguarda gli iscritti e gli studenti fuori sede.
Solo l'area napoletana presenta una forte concentrazione di attività universitarie e di ricerca che si può così descrivere[118]:
Numerosi centri di ricerca privati, appartenenti a grandi e medie imprese.
Un'"Area di Ricerca" del Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.) con 8 Centri di Ricerca e 23 Istituti.
Il Parco Scientifico e Tecnologico (P.S.T.) dell'area metropolitana di Napoli.
La sola Federico II, prima università laica d'Europa[119], conta quasi 100.000 iscritti[120] ed è una delle più importanti d'Italia.[121]
Altro polo universitario importante è presente a Fisciano che dal 1988 ha visto nascere un campus universitario che ospita l'Università degli Studi di Salerno. Esso concentra al suo interno strutture e servizi per l'orientamento, la didattica, lo studio e il tempo libero. È un complesso molto ampio e in espansione, conta circa 34.000 iscritti.[122]
Per quel che riguarda le province di Caserta e Benevento, la prima ospita numerose facoltà dell'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", mentre la seconda ospita l'Università del Sannio.
In Campania vi sono anche sedi distaccate di 5 università telematiche e la sede centrale della Pegaso:
La cucina campana è una delle più apprezzate al mondo, potendo esportare numerosi prodotti riconosciuti in ambito nazionale ed europeo, tuttavia presenta delle differenze tra le preparazioni culinarie delle singole province.
La sua cucina, facente parte della dieta mediterranea, è stata protetta dall'UNESCO come patrimonio immateriale dell'umanità.[123]
Secondo un'indagine statistica effettuata da TasteAtlas (nota guida online di viaggi e gastronomia), per il 2025 la Campania si è aggiudicata il titolo di regione con la migliore cucina al mondo per via della sua grande varietà;[124] la regione aveva ottenuto tale riconoscimento anche per l'anno precedente.[125]
Nel 2011, la pizza napoletana è stata presentata dall'Italia come candidata al riconoscimento UNESCO come Patrimonio immateriale dell'umanità.[128] Dal 2017 l'arte del pizzaiolo napoletano, di cui la pizza napoletana è prodotto tangibile, è stata dichiarata dall'UNESCO come patrimonio immateriale dell'umanità.[129][130]
L'olio extravergine di oliva “Irpinia Colline dell'Ufita DOP” presenta caratteristiche organolettiche di grande pregio. È di colore verde, se giovane, fino a giallo paglierino, di diversa intensità. All'olfatto si rivela fruttato, con piacevoli note erbacee e netti sentori di pomodoro acerbo, percepibili distintamente anche al gusto; all'assaggio è armonico, con intense, ma sempre piacevoli ed equilibrate sensazioni di amaro e piccante, in armonia con l'elevato contenuto in polifenoli. L'acidità, inoltre, non supera il valore di 0,50%, con punteggio al panel test non inferiore a 7.
L'olio “Irpinia Colline dell'Ufita DOP” deve derivare per non meno del 60% dalla varietà Ravece (valore elevato all'85% per i nuovi impianti); per la restante parte possono concorrere altre varietà locali, quali l'Ogliarola, la Marinese, l'Olivella, la Ruveia, la Vigna della Corte. Estremamente ridotto (non più del 10 %) l'apporto ammesso di altre varietà non autoctone, quali il Leccino o il Frantoio.
Le tecniche di coltivazione degli oliveti sono quelle tradizionali delle Colline dell'Ufita, che assicurano all'olio che ne deriva l'elevato e noto pregio qualitativo. La raccolta viene effettuata entro il 31 dicembre di ogni anno e le olive vengono molite entro due giorni dalla raccolta. La resa al frantoio non può eccedere il 20%. L'area di produzione della DOP coincide con quella di coltivazione delle varietà più pregiata dell'olivicoltura irpina e che è assurta a simbolo dell'olivicoltura di qualità: la Ravece.
La Ravece è una cultivar di origine sconosciuta, ma almeno dal Cinquecento diffusa quasi esclusivamente nel territorio ufita-arianese, componente privilegiata della dieta mediterranea che in quest'area si caratterizza sul trinomio vino, pane e olio. La notevole presenza di note aromatiche e il suo gusto fruttato intenso fa prediligere l'uso di quest'olio su piatti di una certa consistenza, come minestre a base di legumi, tipiche pastasciutte della tradizione irpina, zuppe, bruschette e grigliate di carne.
Altro simbolo della cucina italiana sono gli spaghetti, sviluppatisi, nel loro aspetto contemporaneo, in Campania, e specialmente in città quali Gragnano e Napoli, a partire dal torchio a vite e dai metodi di trafilatura ideati nella regione tra il XV e il XVI secolo.[131] Questa pasta, in origine, veniva cotta lungo la strada in grossi pentoloni sempre pieni d'acqua bollente e cosparsa con abbondante parmigiano, nonché consumata con le mani.
Campi Flegrei (Bianco; Rosso nelle tipologie normale, Novello e Passito); con indicazione del vitigno: Falanghina (Bianco nelle tipologie normale e Spumante), Piedirosso o "Per' e Palummo" (Rosso nelle tipologie normale, Riserva, Novello e Passito); prodotto nella città metropolitana di Napoli
Capri (Bianco; Rosso) prodotto nella città metropolitana di Napoli;
Casavecchia di Pontelatone (Rosso e Riserva) prodotto in provincia di Caserta,
Castel San Lorenzo (Bianco; Rosato; Rosso); con indicazione del vitigno: Barbera (Rosso nelle tipologie normale e Riserva); Moscato (Bianco nelle tipologie normale, Lambiccato e Spumante); prodotto nella provincia di Salerno
Cilento (Bianco; Rosato; Rosso); con indicazione del vitigno: Aglianico (Rosso); prodotto nella provincia di Salerno
Costa d'Amalfi (Bianco; Rosato; Rosso) prodotto nella provincia di Salerno; con l'eventuale indicazione delle sottozone
Furore (Bianco; Rosato; Rosso nelle tipologie normale e Riserva)
Ravello (Bianco; Rosato; Rosso nelle tipologie normale e Riserva)
Tramonti (Bianco; Rosato; Rosso nelle tipologie normale e Riserva)
Falerno del Massico (Bianco; Rosso anche nella versione Riserva); con indicazione del vitigno: Primitivo (Rosso anche nella versione Riserva o Vecchio); prodotto nella provincia di Caserta
Galluccio (Bianco anche nella versione Riserva; Rosato anche nella versione Riserva; Rosso anche nella versione Riserva) prodotto nella provincia di Caserta
Irpinia (Bianco); (Rosato, Rosso, Novello, aglianico min. 70 %); (monovarietali bianchi: Coda di Volpe, Falanghina (anche spumante), Fiano (anche spumante, passito), Greco (anche spumante, passito) (min. 85%, possono concorrere altri vitigni a bacca bianca inclusi tra le varietà idonee per la Regione Campania e la provincia di Avellino max. 15%); ((monovarietali rossi: Aglianico (anche passito, liquoroso), Sciascinoso (min. 85%, possono concorrere altri vitigni a bacca nera inclusi tra le varietà idonee per la Regione Campania e la provincia di Avellino max. 15%); (sottozona Campi Taurasini: Aglianico (min. 85%, possono concorrere altri vitigni a bacca nera inclusi tra le varietà idonee per la Regione Campania e la provincia di Avellino max. 15%)
Ischia (Bianco nelle tipologie normale, Superiore e Spumante; Rosso); con indicazione del vitigno: Forastera (Bianco); Biancolella (Bianco); Piedirosso o "Per' e Palummo" (Rosso nelle tipologie normale e Passito); prodotto nella città metropolitana di Napoli
Penisola Sorrentina (Bianco; Rosso nelle tipologie normale e Frizzante Naturale) prodotto nella città metropolitana di Napoli; con l'eventuale indicazione delle sottozone
Guardiolo o Guardia Sanframondi (Bianco anche nella tipologia Spumante; Rosato; Rosso anche nella tipologia Novello e nella versione Riserva); con indicazione del vitigno: Falanghina (Bianco); Aglianico (Rosso anche nella versione Riserva); prodotto nella provincia di Benevento
Sant'Agata de' Goti o Sant'Agata dei Goti (Bianco; Rosato; Rosso); con indicazione del vitigno: Falanghina (Bianco anche nella tipologia Passito); Greco(Bianco); Aglianico (Rosso anche nella versione Riserva); Piedirosso (Rosso anche nella versione Riserva); prodotto nella provincia di Benevento
Solopaca (Bianco anche con la specificazione Classico e nella tipologia Spumante; Rosato; Rosso anche nella specificazione Classico; Rosso superiore;Riserva anche nella specificazione Riserva Classico); con indicazione del vitigno: Falanghina (Bianco); Aglianico (Rosso) prodotto nella provincia di Benevento
Falanghina del Beneventano (Bianco nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile e Passito; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante e Amabile; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile, Passito e Novello) prodotto nella provincia di Benevento.
Campania (Bianco nelle tipologie normale, Frizzante e Passito; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante, Passito, liquoroso e Novello; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Passito, liquoroso e Novello) prodotto nell'intero territorio della regione Campania.
Colli di Salerno (Bianco nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile e Passito; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante, e Amabile; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile, Passito e Novello) prodotto nella provincia di Salerno.
Dugenta (Bianco; Rosato; Rosso nelle tipologie normale e Novello) prodotto nella provincia di Benevento.
Epomeo (Bianco nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile e Passito; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante e Amabile; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile, Passito e Novello) prodotto nell'intero territorio amministrativo dei comuni ricadenti nell'isola di Ischia in provincia di Napoli.
Monte di Grazia (Rosso nella tipologia normale; Bianco nella tipologia normale) prodotti a Tramonti nella Provincia di Salerno, da agricoltura biologica.
Irpinia (Bianco nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile e Passito; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante e Amabile; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile, Passito, liquoroso e Novello) prodotto nella provincia di Avellino.
Paestum (Bianco nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile e Passito; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante e Amabile; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile, Passito, e Novello) prodotto nella provincia di Salerno.
Pompeiano (Bianco nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile e Passito; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante e Amabile; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile, Passito, e Novello) prodotto nell'intero territorio amministrativo dei comuni in provincia di Napoli, esclusi i comuni ricadenti nell'isola di Ischia.
Roccamonfina (Bianco nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile e Passito; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante e Amabile; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile, Passito, e Novello) prodotto nella provincia di Caserta.
Terre del Volturno (Bianco nelle tipologie normale, Frizzante Amabile e Passito; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante e Amabile; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Amabile, Passito, e Novello) prodotto nella provincia di Caserta. I vini con la specificazione del vitigno Asprinio possono essere prodotti anche nella tipologia Frizzante.
Lo sport in Campania è rappresentato da varie discipline, sia individuali che di squadra. La cultura regionale è concentrata essenzialmente nel calcio, anche altri sport vedono però la regione esprimersi ad alti livelli, come la pallacanestro, il pugilato e sport acquatici come pallanuoto, vela e canottaggio.
Calcio
Nel calcio, la regione da sempre ha vantato diversi club nelle serie professionistiche. La principale compagine campana (oltre che dell'intero sud Italia) è il Napoli, che nella sua storia ha vinto tre volte lo scudetto e sei volte la Coppa Italia; altre tre sono le società ad aver militato in Serie A: l'Avellino (10 partecipazioni), la Salernitana (5 partecipazioni) e il Benevento (2 partecipazioni).
Pallacanestro
Altro sport di spessore in regione è il basket, il quale vede la sua massima espressione nella città di Caserta con lo Sporting Club Juvecaserta, vincitrice di uno scudetto nel 1991 e di una Coppa Italia nel 1986; anche la Scandone Avellino, vincitrice di una Coppa Italia nel 2008, milita nella massima serie nazionale. Per quanto riguarda la città di Napoli, ha ospitato in passato due società cestistiche: la Napoli Basket 1978 e la Società Sportiva Basket Napoli (quest'ultima vincitrice di una Coppa Italia nel 2006), fondate rispettivamente nel 1978 e nel 1946 e sciolte per fallimento rispettivamente nel 1997 e nel 2009. Ad oggi il capoluogo ospita la Partenope Basket Sant'Antimo (fondata nel 1957 col nome "Partenope Basket Napoli" e poi rinominata con quello attuale nel 2021, finora vincitrice di una Coppa Italia nel 1968 e di una Coppa delle Coppe nel 1970 e tuttora militante in seconda serie) e la Napoli Basket 2016 (fondata nel 2016 col nome "Cuore Napoli Basket" prima di assumere quello attuale due anni dopo, soprannominata "Generazione Vincente Napoli" o "GeVi Napoli" per motivi di sponsorizzazione, finora vincitrice di due Coppe Italia LNP nel 2017 e nel 2021 e di una Coppa Italia maggiore nel 2024 e tuttora militante in massima serie). Nella regione va annoverato anche lo Scafati Basket, che milita nel secondo campionato nazionale da oltre 20 anni, con un’apparizione di 5 anni nella massima serie. In campo femminile si segnala la Napoli Basket Vomero, vincitrice di uno scudetto nel 2007 e di un'EuroCup nel 2005, più altri tre trofei nazionali negli anni 2002, 2003 e analogamente 2007.
Su scala regionale riscuotono importante successo anche il pugilato (che vede i suoi massimi esponenti in Clemente Russo e Domenico Valentino, entrambi di Marcianise) e la pallanuoto (in cui Napoli ospita la squadra più blasonata della regione e la seconda a livello nazionale, dopo la Pro Recco, ossia il Posillipo, vincitore di sei titoli europei e dodici nazionali, di cui undici scudetti).
Il Futsal, il campionato italiano di calcio a 5, conta numerose squadre campane a competere nella serie A, tra le quali la Feldi Eboli che nella stagione 2022-2023, è stata la prima società del sud Italia a vincere lo scudetto.
Quella di Amalfi è la prima e una delle più importanti repubbliche marinare del paese e forse la prima che raggiunse una rilevanza di spicco nel panorama nazionale. Il suo commercio non era vasto come quello di Venezia, ma raggiunse comunque importanti traguardi grazie all'espansione verso il mar Mediterraneo e quindi l'Egitto e Bisanzio, conquistando così tutto il mercato arabo. Amalfi ebbe il pregio anche di costituire il codice marittimo vigente per tutta l'epoca medievale fino al XVI secolo, nonché il più antico codice marittimo italiano: le tavole amalfitane.
La decadenza della Repubblica amalfitana si ebbe con l'avvento dei normanni in Sicilia che spostò il ruolo di polo mercantile al porto di Napoli e Salerno.
Secondo la motivazione ufficiale, lo stemma della Campania è ispirato alle insegne della Repubblica marinara di Amalfi.
La prima bandiera di Amalfi fu quella della Repubblica marinara omonima, caratterizzata dalla croce di Malta[132] su campo azzurro (XII secolo). La croce è di origine bizantina, per questo motivo è una croce di tipo greco, ovvero a braccia eguali. Tuttavia, a differenza di una croce greca classica, quella della repubblica amalfitana riportava due punte su ogni braccio, per un totale di otto, in rappresentanza ognuna di esse di una delle otto beatitudini secondo san Matteo oppure alcune importanti virtù cristiane; secondo altre fonti, potrebbero rappresentare le otto nazionalità di provenienza dei Cavalieri di san Giovanni o gli otto princìpi che dovevano rispettare gli antichi cavalieri.
Nel XIII secolo fu adottata la bandiera del comune, la quale vedeva un fondo azzurro con una banda obliqua di colore rosso da sinistra verso destra, accanto a quella antica a croce maltese.
Nel 1971 la regione Campania riadattò il primo simbolo, utilizzandolo così nella propria bandiera, che divenne ufficialmente uno scudo sannitico argento con banda rossa obliqua da sinistra a destra su campo azzurro (di tonalità diversa rispetto a quello della bandiera amalfitana).
^Vito Salierno, Alla riscoperta della Magna Grecia: storia, arte, civiltà, Capone editore 2009
^Data l'incerta datazione dell'anfiteatro campano, il primo anfiteatro romano potrebbe essere anche quello di Pompei, sempre in Campania.
^N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, Dizionario di architettura, Torino 1981, voce Vanvitelli, Luigi.
^ A. M. Rao, La Repubblica napoletana del 1799, in tomo II: Il Regno dagli Angioini ai Borboni, collana Storia del Mezzogiorno, vol. IV, Napoli, Edizioni del Sole, 1986, pp. 544-545.
^ab Giordano, Caprio Natale, Op. cit., p. 26. URL consultato il 17 agosto 2010 (archiviato il 14 agosto 2014).
^ Costantino Jadecola, Nascita di una provincia, Roccasecca, Le Tre Torri, 2003. ISBN non esistente
^ Centro Studi Romei, La via Francigena del Sud: L'Appia Traiana nel Medioevo, a cura di Renato Stopani, Le Lettere, 1992, p. 8, ISBN9788871660998.
^ab Giuseppe Capobianco, Dal fascismo alla repubblica in Terra di Lavoro, in Felice Corvese, Giuseppe Tescione (a cura di), Per una storia di Caserta dal Medioevo all'età contemporanea, Napoli, Edizioni Athena, 1993, pp. 230-231. ISBN non esistente
^Il professor Paul Connett, ideatore della strategia Rifiuti Zero, in visita a Salerno ed ai suoi impianti nel dicembre 2011, ha riconosciuto la città di Salerno come un modello nella gestione dei rifiuti.
Paul Connett a Salerno, su corrieredelmezzogiorno.corriere.it. URL consultato l'8 febbraio 2013 (archiviato il 13 marzo 2013).
^(IT, EN) Sergio Senesi, Seatrade di Napoli: Crociere +22% nel 2007, su crociereonline.net, CrociereOnline. URL consultato il 15 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2012)..
^THE 68TH ACADEMY AWARDS 1996, su oscars.org, Academy of Motion Picture Arts and Sciences. URL consultato il 5 novembre 2011 (archiviato il 28 agosto 2015).
In grassetto sono indicate le città metropolitane. In luogo delle province, in Sicilia vi sono i liberi consorzi comunali; in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione, in Friuli-Venezia Giulia le province sono state abolite come enti amministrativi e rimangono esclusivamente come unità territoriali sovracomunali non amministrative; mentre in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomi sui generis.