Sposa Soprana de' Savignone dalla quale ha il primo figlio maschio Giovanni Gagini, in seconde nozze Caterina con la quale genera Antonello Gagini. Stabilitosi definitivamente a Palermo nel 1463[1] ove rimarrà fino alla morte, darà vita alla nota dinastia artistica siciliana dei Gagini e all'omonima bottega.
Biografia
Gli esordi
Della sua formazione non si hanno notizie documentate, anche se la sua opera rivela influssi gotico-lombardi dovuti quindi alla sua formazione giovanile. Secondo Vasari sarebbe stato allievo di Filippo Brunelleschi a Firenze, e anche il Filarete nel suo Trattato di architettura parla di un «Domenico proveniente dal lago di Lugano, discepolo di Pippo di Ser Brunelleschi». La sua permanenza a Firenze ebbe luogo probabilmente dal 1444 al 1446; in tale periodo avrà avuto modo di ammirare l'opera di Donatello, ma soprattutto le formelle di Lorenzo Ghiberti, il cui stile era più congeniale alla sua formazione tardogotica.[2]
Cappella di San Giovanni Battista nella cattedrale di Genova
Nel 1448 gli viene commissionata la Cappella di San Giovanni Battista nella cattedrale di San Lorenzo a Genova. Il progetto iniziale che Domenico doveva realizzare si rifaceva alla tradizione dei cappelloni trecenteschi di matrice tardogotica. Il documento di commissione stesso riferisce sia del modello sia del luogo dove sarebbe stara eretta: un cappellone addossato alla parte sinistra della tribuna della chiesa, dove già si conservavano le spoglie del Precursore. Domenico progetta una struttura che ricorda molto il monumento funebre Brancacci realizzato a Napoli da Michelozzo di Bartolomeo, modello che l'artista bissonese conosceva dal diretto contatto con Michelozzo, attivo nella cerchia brunelleschiana. La cappella si affaccia sulle ultime campate della navata sinistra prossima al braccio settentrionale della crociera.
Domenico presenta in seguito un progetto che ricorda da vicino la facciata della Cappella de' Pazzi di Firenze, ma anche la cornice della Presentazione dei Magi di Gentile da Fabriano. I pezzi del vecchio cappellone furono smontati e rimontati nella nuova facciata. Un rilievo della facciata elaborato da Fabio Cosentino ha permesso di ricostruire il primo progetto in tutti i suoi componenti architettonici e iconografici rivelando chiari influssi rosselliniani e michelozziani che fanno supporre una continuità lavorativa di Domenico nei cantieri di Santo Spirito e di San Lorenzo in Firenze proprio negli anni che vanno dal 1446 al 1448.[3]
Col progetto varato nel 1448, i cantieri attivi dal 1451 al 1465, con la collaborazione del figlio Giovanni Gaggini e del nipote Elia Gagini (1451 - 1456), il sacro recinto fu ulteriormente ingrandito, perfezionato e arricchito. Elia assicurò il proseguimento, completamento e la consegna dell'imponente manufatto dal 1456 al 1465.
Le sculture dell'arco trionfale di Alfonso V d'Aragona a Napoli
Intorno al 1457 è a Napoli, dove la sua personalità si arricchisce delle innovazioni diffuse da Francesco Laurana. Partecipa infatti a una delle realizzazioni che aprono la fase rinascimentale nel Mezzogiorno d'Italia, cioè l'apparato delle sculture in Castel Nuovo a Napoli dell'Arco di Alfonso V d'Aragona (1457-1458) inserito nella cerchia di artisti organizzata da Laurana. Frutto del suo scalpello è la statua della Temperanza. Sempre in Castel Nuovo gli vengono attribuite la porta bifronte, il perduto varco d'accesso alla Sala dei Baroni e la Madonna della Cappella di Santa Barbara conservata a Capodimonte.
Lavori eseguiti in Sicilia
Sull'onda della diffusione dell'arte rinascimentale avviata dall'arco trionfale del Castel Nuovo, l'artista arriva a Palermo nel 1459 dove resterà per i successivi trent'anni, aprendo una bottega che alla sua morte sarà ripresa da suo figlio Antonello. Contribuirà fortemente alla diffusione del linguaggio rinascimentale in Sicilia guadagnandosi l'appellativo dialettale confidenziale di "Mastru Duminicu marmuraru".[4] Le cronache delle iniziali commissioni riportano le generalità distorte in Domenico Cangemi «lu marmuraru» d'origine lombarda e si ha traccia delle prime attività lavorative dal 1460 al 1463, con opere consistenti nel recupero, ripristino e manutenzione di mosaici, arabeschi e intarsi, dei manufatti marmorei preesistenti, lavori della Cappella Palatina di Palazzo Reale a Palermo.[5] Questi primi interventi si identificano nella Risurrezione di Tabita, ove realizza come sfondo panoramico dettagli architettonici che richiamano alla memoria la cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze. Con riferimenti a Filippo Brunelleschi, l'artista omaggia riconoscente il maestro, testimonia concretamente i trascorsi fiorentini, suggella ulteriormente la cronaca fornita dallo storico Giorgio Vasari. L'arte non fu solo l'unica fonte di sostentamento economico, ma anche il commercio e il traffico di prodotti isolani.
Pietro Speciale, gli affidò nel 1463 al G. la costruzione di un monumento sepolcrale nella cappella di famiglia, in san Francesco d'Assisi a Palermo di cui sopravvive oggi il sarcofago con la figura giacente del figlio Nicolò Antonio scomparso in giovane età. Con quest'opera Gagini importa in Sicilia il classicismo fiorentino di Donatello e Rossellino[6]. La critica non è concorde nell'attribuzione delle opere del periodo siciliano, alcune delle quali sono variamente attribuite a Domenico Gagini o a Francesco Laurana. è il caso del Busto di Pietro Speciale, oggi conservato in palazzo Mirto.
Sempre nel 1463 il procuratore della chiesa madre di Salemi, gli commissionò il Fonte battesimale oggi conservata nel Museo civico di Salemi, dove si trova anche una statua di S. Giuliano attribuito al Gagini. Seguono commissioni di monumenti sepolcrali quali il Monumento di Antonio Grignano nella chiesa del Carmine di Marsala (1475), l'Arca di s. Gandolfo da Binasco, commissionatagli nel 1482 per la chiesa madre di Polizzi Generosa, il Monumento del vescovo Giovanni Montaperto nel duomo di Mazara del Vallo (1485).
1467, "Natività", manufatto marmoreo, opera facente parte della "Kress Collection" o "Kress Foundation" e custodita presso la National Gallery of Art di Washington.
1457 - 1458, "Portale bifronte", manufatto marmoreo con bassorilievi raffiguranti la Parata trionfale di Alfonso d'Aragona fronte sala, nell'altro l'Ingresso del Re nel Castello, porta di comunicazione fra la Sala dei Baroni e gli appartamenti reali del Castel Nuovo o Maschio Angioino di Napoli.[13]
XV secolo, Madonna, statua marmorea, opera custodita nella chiesa di San Francesco di Agrigento.
1470, Madonna del Soccorso, statua marmorea, opera proveniente dalla chiesa della Madonna del Soccorso e custodita nel museo archeologico della Badia di Licata.
XV secolo, Madonna di Loreto, statua marmorea, attribuzione, opera custodita nella chiesa di San Francesco di Paola di Linguaglossa.
Messina e provincia
1477, Monumento, manufatto marmoreo dedicato a Artale Cardona con le raffigurazioni delle quattro Virtù Cardinali in stile gotico-rinascimentale, opera custodita nella chiesa di Santa Maria del Gesù del convento dell'Ordine dei frati minori osservanti di Naso.
1484, Sarcofago, manufatto marmoreo, monumento funebre di Laura commissionato dal marito il barone Enrico Rosso opera custodita nella chiesa dell'Annunziata oggi chiesa del Rosario di Militello Rosmarino.
XV secolo, Madonna della Catena, statua marmorea, opera destinata alla chiesa del Rosario e oggi custodita nel duomo di Maria Santissima Assunta di Alcara Li Fusi.
XV secolo, Vergine Maria dell'Udienza, statua in marmo di Carrara, alla base è scolpito lo stemma dell'Ordine Carmelitano, opera custodita nella Cappella della Vergine Maria dell'Udienza della chiesa del Carmine Maggiore.
1463, Cappella Speciale, cappella sepolcrale della famiglia Speciale, documentati i monumenti funebri di Antonello, Niccolò Antonio, Atanasio e Pietro Speciale Pretore di Palermo e Presidente del Regno, opere superstiti il sarcofago con l'effigie giovanile di Antonello Speciale e lapidi presenti fra la Cappella della Madonna del Rosario e la Cappella di San Giuseppe.[25][26]
1492, Sarcofago, monumento funebre della Beata Elisabetta Amodei † 1498, opera custodita nella Cappella del Sacro Cuore.[7]
XV secolo, Arco, Madonna col Bambino e San Giovanni, Madonna della Neve e Tabernacolo, manufatti marmorei, attribuzioni, opere custodite nella Cappella della Madonna della Neve, cappella sepolcrale della famiglia Alliata (principali committenti Mariano Alliata e Sigismondo Alliata).
XV secolo, Cappella dell'Angelo Custode, manufatto marmoreo, attribuzione, cappella sepolcrale della famiglia Bologna (sepolcro superstite di Eleonora Bononia del 1570).
1482, Arca di San Gandolfo, sarcofago marmoreo di San Gandolfo da Binasco, manufatto commissionato dai Giurati di Città e dal Procuratore della Cappella. La lastra tombale di copertura raffigura la figura giacente del frate, nella predella gli Apostoli con Maria Vergine, quattro angeli e le scene della Predica nella matrice per la Quaresima, il Trasporto dell'Arca, la Venerazione dei fedeli scolpite attorno al cuscino. Opera presente nella Cappella di San Gandolfo della chiesa di Santa Maria Assunta.[29][30]
1473, Vergine con il Bambino o Madonna dello Scuro, statua marmorea, opera custodita nella Cappella di San Giuseppe o Cappella dei Notarbartolo della chiesa di Santa Maria Assunta.
XV secolo, Santa Margherita, statua marmorea con elementi iconografici il libro e la coda attorcigliata del drago, attribuzione, opera custodita nella chiesa di Santa Margherita o Badia Vecchia.
San Mauro Castelverde
1480, Madonna della Provvidenza o Madonna del Soccorso, statua marmorea, opera custodita nella chiesa di Santa Maria de' Francis.
^Gioacchino di Marzo (Conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana Lazelada di Bereguardo), "I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI; memorie storiche e documenti." [1], Volumi I e II, Palermo, Stamperia del Giornale di Sicilia, pp. 68-69.
^Francesco Abbate, Storia dell'arte nell'Italia meridionale, Volume 2, pag.189-190, 1998, ISBN 8879894293
^Si vedano le pubblicazioni di F. Cosentino per maggiori informazioni
Edoardo Arslan (a cura di), Arte e artisti dei laghi lombardi, I, Tipografia Editrice Antonio Noseda, Como 1959, 77, 173-175, 180, 184, 208, 218, 219, 245-263, 266.
Francesco Caglioti, Sull'esordio brunelleschiano di Domenico Gaggini, in Omaggio a Fiorella Scricchia Santoro, "Prospettiva", 91/92, 1998, 70-90.
R. Bernini, Gaggini Domenico, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1998, 235-240.
Maria Concetta Di Natale (a cura di), La chiesa di santa Cita: ritorno all'antico splendore, Centro San Mamiliano, Palermo 1998.
Teresa Viscuso (a cura di), Vincenzo degli Anzani da Pavia e la cultura figurativa in Sicilia nell'età di Carlo V, catalogo della mostra, Ediprint, Siracusa 1999.
Francesco Negri Arnoldi, La Scultura del Quattrocento, Palermo 1994, 203-205.
Rosolino La Mattina, Felice Dell'Utri, Salvatore Riggio Scaduto, La Madonna col Bambino di Salemi: un esempio di terracotta policroma toscana del secolo XV in Sicilia, Lussografica, Caltanissetta 2001.
Fabio Cosentino, Domenico Gagini architetto. La Cappella si San Giovanni Battista e note sul soggiorno a Napoli e in Sicilia, tesi di dottorato, Roma XIII ciclo, 2003.
Clario Di Fabio, Domenico Gagini da Bissone a Firenze e a Genova con una postilla per suo nipote Elia, in Genova e l'Europa continentale. Opere, artisti, committenti, collezionisti, a cura di Piero Boccardo, Clario Di Fabio, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2004, 48-71.
Giorgio Mollisi, La Genova dei Ticinesi. Gli artisti provenienti dal Ticino a Genova dal Medioevo al Settecento, in Arte&Storia, anno 5, numero 20, Edizioni Ticino Management, Lugano 2004, 48-49.
Fabio Cosentino, Domenico Gagini, in Allgemeines Künstler Lexicon AKL, München-Liepzig, 2005, vol. 47, pp. 206–209.
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Gioacchino di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XIV e XVI, Edizioni librarie siciliane, Palermo.