La provincia di Caserta è una provincia italiana della Campania di 906 401 abitanti[3]. Il suo capoluogo è Caserta. Terza provincia campana per numero di abitanti e quindicesima in Italia, il territorio coincide in parte con quello dell'antica provincia di Terra di Lavoro, dalla quale l'odierna circoscrizione provinciale ha ereditato il proprio stemma. Il suo litorale costiero, lungo circa 45 km, si affaccia interamente sul mare del Golfo di Gaeta.
La provincia di Caserta si estende in un'area in quella che in età antica era nota anche come Liburia, termine che deriva da un'antica popolazione denominata Leporini oppure Leborini, che includeva il territorio compreso tra il Tirreno con le isole Ponza e Ventotene, gli Appennini e la fascia meridionale della valle Roveto. Secondo altre fonti, invece, i Leporini, o Leborini, erano stanziati prevalentemente nel territorio oggi occupato dalle città di Giugliano e Aversa.
La Liburia in epoca medievale è diventata Terra di Lavoro, probabilmente per un fenomeno linguistico che ha trasformato la locuzione Terra Liboris (terra di Liborio, o di Liburn) ovvero Terra Liborīs (Terra dei Leborini) in Terra Laboris. Non tutta la Terra di Lavoro, però, ricade nella provincia di Caserta. Alcune tra le maggiori città di questa regione storico-geografica ricadono nella città metropolitana di Napoli; alcuni centri, come Chiaiano e Secondigliano, addirittura sono divenuti quartieri di Napoli. Il cassinate (ex circondario di Sora) e l'ex circondario di Gaeta ricadono rispettivamente nelle province di Frosinone e Latina, afferenti alla regione Lazio.
Durante il primo Impero francese con legge 8 agosto 1806, n. 132 circa la suddivisione amministrativa del Regno di Napoli, Giuseppe Bonaparte riformò la ripartizione territoriale del Regno di Napoli sulla base del modello francese. Negli anni successivi (tra il 1806 e il 1811), una serie di regi decreti completò il percorso d'istituzione delle province con la specifica dei comuni che in esse rientravano e la definizione dei limiti territoriali e delle denominazioni di distretti e circondari in cui veniva suddivisa ciascuna provincia. La riforma napoleonica comportò per la provincia di Terra di Lavoro un ridimensionamento territoriale, derivante dall'istituzione della provincia di Napoli, comprendente la capitale del Regno, precedentemente avente uno status peculiare.
La provincia comprendeva importanti centri come Nola, Gaeta (compresa la frazione Mola, attuale Formia), Minturno Castelforte, Sora, Teano, Isola del Liri, Aversa, Venafro, Fondi, San Germano e il capoluogo, Capua (comprendente sia l'attuale comune omonimo sia Sant'Angelo in Formis e Santa Maria, nota come Santa Maria di Capua, quest'ultima divenuta comune a sé acquisendo dapprima la denominazione di Santa Maria Maggiore e poi quella di Santa Maria Capua Vetere); nel 1818Caserta divenne il nuovo capoluogo del dipartimento, sostituendo Capua.
L'unità d'Italia, il ventennio fascista e la soppressione
Alcuni comuni del massiccio del Matese furono ripartiti tra le province di Benevento e Campobasso (alcuni di questi ultimi sarebbero poi passati più tardi alla provincia di Isernia). Pochi mesi più tardi, con l'istituzione della provincia di Frosinone, quasi tutti i comuni della provincia passati alla provincia di Roma confluirono nella nuova provincia. L'ex circondario di Gaeta, compresi i comuni che nel frattempo erano passati alla provincia di Roma, passò poi, nel 1934, alla provincia di Littoria, come pure Ventotene, che sino ad allora aveva fatto parte della provincia di Napoli (circondario di Pozzuoli).
L'occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale
Il territorio della provincia di Caserta fu teatro di guerra da settembre a dicembre 1943, nell'ambito della Campagna d'Italia alleata[5].
Nel complesso in Terra di Lavoro si contarono 2772 caduti civili, di cui 2302 dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943[6].
Vi furono numerosi bombardamenti da parte degli alleati, 109 nel casertano[6], tra cui quello di Capua (1062 morti tra civili e militari[7]), quello di Caserta (circa 300 morti), quello di Caiazzo (circa 300 morti civili), quello di Alife (circa 80 vittime)[6].
I tedeschi, durante la loro progressiva ritirata, compirono diversi massacri, tra cui quello di Bellona (54 vittime), quello di Caiazzo (22 vittime), quello di Sparanise (almeno 27 vittime), quello di Campagnola di Marzano Appio (6 vittime) e quello di Conca della Campania (39 vittime); causando nel complesso circa 800 morti tra i civili[7].
Nella Reggia di Caserta, il 29 aprile 1945, venne firmata la resa incondizionata delle forze nazifasciste in Italia.
Il territorio è occupato a nord del massiccio montuoso degli Appennini formato dal Matese, al centro da monti di modesta altura e da colline e al sud e ad ovest da pianure di diversa tipologia.
Il fiume più importante è il Volturno, che origina però in Molise ed è uno dei fiumi col corso più esteso del sud Italia.
Matese
Il massiccio del Matese è composto da montagne di relativa altezza, comunque le più alte della Campania. La massima altezza viene toccata col Monte Miletto (2.050 m) diviso tra Campania e Molise.
Il massiccio è carsico, ricco di acque, anche termali e minerali (come la Lete), di grotte e di laghi di montagna.
Preappennini
La zona centro-settentrionale è separata dalle montagne dell'Appennino dal fiume Volturno. Il fiume scorre nella zona centrale, fino ad aprirsi nella Pianura Campana. Mentre, le alture meridionali, si trovano al confine con la Provincia di Benevento.
Rilevanti sono tre zone montuose:
Monte Santa Croce, con il vulcano spento di Roccamonfina, al confine con il Lazio;
Monti Trebulani, nel centro-nord della provincia con la vetta principale di Monte Maggiore (1036 m);
Monti Tifatini, nel sud della provincia, dove sorge il capoluogo Caserta.
Versante settentrionale: la piana del Volturno, di natura prettamente alluvionale, in precedenza paludosa fino all'avvento del regime fascista, ma bonificata in buona parte e dedicata attualmente all'allevamento semibrado dei bufali, soprattutto per la produzione di latte e di mozzarelle.
Versante meridionale: agro aversano, area prettamente rurale, un tempo paludosa e bonificata grazie ai Regi Lagni, voluti dai Borbone.
Litorale domizio
La provincia ha ad ovest uno sbocco sul mare del Golfo di Gaeta composto da una costa bassa e sabbiosa che si estende per circa 45 km. Tre fiumi sfociano sulle sue coste: il Volturno, il Savone e il Garigliano. Il nome deriva dalla via Domiziana, voluta dall'imperatore romano omonimo. Inizia dal fiume Garigliano arrivando fino a Pozzuoli. Un tempo era un'area selvaggia e incontaminata caratterizzata da folte e ampie pinete e da ampie spiagge ricche di macchia mediterranea, area preferita sulla rotta degli uccelli migratori, perché ricca di laghetti e aree umide.
Negli anni '60 e '70 si iniziò ad urbanizzare in modo disordinato, come avvenne ad esempio a Castel Volturno e a Baia Domizia, anche per finalità turistiche. Tra gli anni '80 e '90 questo territorio, in particolar modo i comuni di Castel Volturno e Mondragone, vissero un improvviso incremento demografico e una urbanizzazione selvaggia, troppo spesso illegale. I flussi migratori furono inizialmente alimentati dal trasferimento di molti abitanti in seguito al terremoto del 1980.
Tra il 1999 e il 2000 ha conosciuto un certo sviluppo economico con le esportazioni aumentate del 22%. Sebbene presenti tassi di sviluppo eterogenei, i ritmi di industrializzazione si avvicinano sempre più a quelli della media nazionale. Il valore aggiunto dell'agricoltura tocca il 9,3%, contro il 5,6% del Mezzogiorno e il 3,3% dell'Italia; quello dell'industria è del 24,5%, contro il 20,3% del mezzogiorno d'Italia.
Agricoltura
La provincia è leader in Italia nella produzione della mozzarella di bufala campana, prodotto tipico riconosciuto DOC e DOP dal 1993. Qui si concentra, infatti, l'80% del patrimonio bufalino nazionale. Particolarmente significative sono le produzioni di paste alimentari, acque minerali, vino e olio. Rilevante è anche la produzione del tabacco, con il 60% della quota nazionale per la varietà Burley.
Industria
Nel territorio vi sono diverse aree industriali e i poli produttivi di eccellenza: high technology (Marcianise - Maddaloni), tessile (S. Leucio), calzaturiero (Aversa) ed anche uno dedicato all'oreficeria, il TARÌ di Marcianise.
La provincia è attraversata da flussi turistici nazionali e internazionali, con 42 km di costa. Tra i luoghi più famosi vi è senza dubbio la reggia di Caserta, voluta da Re Carlo III e progettata dall'architetto Luigi Vanvitelli, sito di elevata rilevanza storica e culturale.
Con il suo tracciato suburbano totalmente sotterraneo è la prima metropolitana interprovinciale[13] costruita in Italia, poiché collega il capoluogo campano con il resto della conurbazione a nord della città attraversando l'hinterland napoletano e casertano.
Nella consueta indagine annuale sulla "Qualità della vita", relativa all'anno 2017, pubblicata dal quotidiano Il Sole 24 Ore[14] (che prende in considerazione una serie di dati statistici che vanno dal reddito all'occupazione, dalla natalità alla sanità, dai reati alle opportunità per il tempo libero) la provincia di Caserta si è classificata al 107 posto su 107 province, ultima in Italia.
Dati economici
PIL pro-capite (1999) Euro 9.051
Imprese attive (2000) 62.270
Tasso crescita aziendale (1997/2000) + 6,55%
Incremento export (1999/2000) + 22%
Valore esportazioni (2000) Euro 1,156 mil
Propensione all'export (1999) 11,9
I dati e le informazioni sono estratti dal progetto di marketing territoriale elaborato dal gruppo Valet (Medicacamere scrl - coordinamento; Istituto G.Tagliacarne; Mondimpresa Scpa).
«La provincia di Caserta, pur nel breve periodo dall'armistizio alla sua liberazione, ebbe a subire elevati sacrifici di sangue e vessazioni, internamenti e distruzioni, ad opera di fanatiche unità naziste in ritirata e di devastanti bombardamenti. A Bellona, Caiazzo, Sparanise, Mondragone, Capua ed in altri centri della Provincia, militari sbandati e coraggiosi civili diedero origine a spontanei gruppi partigiani che reagirono eroicamente ai soprusi dell'occupatore con atti di sabotaggio e di ribellione, ai quali dovevano far seguito barbare rappresaglie, che non risparmiarono neppure ministri del clero. Esse, tuttavia, non valsero a fiaccare la indomita volontà di questa nobile Terra di Lavoro, ansiosa di riconquistare il bene supremo della libertà. Caserta a provincia, settembre-ottobre 1943» — 17 maggio 1996[16]
^ Augusto Cracco e Alessandro Lutri, Sottoterra da Aversa a Napoli, in I Treni, n. 316, 2009, p. 30.
^Ente Autonomo Volturno, su eavcampania.it. URL consultato il 28 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2013).
^Metropolitana Regionale linea arcobaleno (PDF), su metrocampanianordest.it, MetroCampania NordEst. URL consultato il 31 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2012).
In grassetto sono indicate le città metropolitane. In luogo delle province, in Sicilia vi sono i liberi consorzi comunali; in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione, in Friuli-Venezia Giulia le province sono state abolite come enti amministrativi e rimangono esclusivamente come unità territoriali sovracomunali non amministrative; mentre in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomi sui generis.