Il nome di Pizzofalcone risale alla metà del Duecento, quando la collina non faceva parte del tessuto urbano. Il re di Napoli Carlo I d'Angiò decise di praticare in questa zona la caccia al falcone, facendo costruire sulla collina una falconiera per la real caccia di falconi[2].
Il nome Monte di Dio deriva invece dalla omonima chiesa con annesso convento fondati nel XVI secolo alla fine di via Monte di Dio e oggi non più esistenti.
Storia
Qui i Cumani fondarono Partenope alla fine dell'VIII secolo a.C.[3], anche se la più antica documentazione archeologica è risalente al II-III quarto dell'VIII, ossia tra il 750 e il 720 a.C.[4] , non lontana dalle fasi più antiche di Pithecusa e dell'abitato di Cuma.[5]
In epoca romana, l'area faceva parte della villa di Licinio Lucullo. All'apice della collina, nel sito archeologico di Monte Echia, sono visibili alcuni resti della tenuta della Villa[6].
Nel 1442 Napoli fu assediata da Alfonso V d'Aragona. All'epoca, la zona di Pizzofalcone era fuori dalle mura della città. Per supportare gli attacchi, fu costruito un bastione, chiamato fortelicio di Pizzofalcone, poi rimasto a protezione della città[6]. (All'ultimo di marzo Re Alfonso, havendo lassato contra Napole fortificata la bastìa di Pizzofalcone, se ne andaje a Vico [...] dalla Bastia che stava a Campo Vecchio sopra Pizzofalcone contra Napule... An. Diaria neapolitana etc. In Ludovico Antonio Muratori, Rerum italicarum scriptores etc. C. 1.123, t. 21. Milano, 1732.)
La vera urbanizzazione della zona inizia nel 1509, quando Andrea Carafa della Spina, conte di Santa Severina, acquistò alcuni terreni del monastero dei Santi Pietro e Sebastiano per edificarvi la propria villa. Nell'atto di compravendita si ha l'ultima traccia del fortelicio di Pizzofalcone[6], probabilmente abbattuto durante l'allargamento delle mura cittadine. Nella veduta di Antoine Lafréry del 1566, è già chiara la struttura urbanistica della zona.
Al viceréDon Pedro de Toledo si deve l'ampliamento cinquecentesco[7] che, per la prima volta, inglobò all'interno delle mura il monte Echia, ancora in epoca aragonese fortezza militare siti Perillos, propaggine esterna della città.
Il posto di caccia voluto da Carlo I d'Angiò fu demolito per far posto a un carcere, che fu poi convertito in caserma militare, che nel XIX secolo era occupato dai Granatieri della Guardia Reale. Nella stessa area insisteva il Reale officio topografico, in cui venivano redatte le carte topografiche, geografiche e idrografiche del Regno delle Due Sicilie. L'edificio era provvisto di una specola per le osservazioni astronomiche in funzione delle rilevazioni geodetiche[2].
In seguito alla frana verificatasi la sera del 28 gennaio 1868, il Genio militare compì diverse perizie volte ad accertare se l'evento catastrofico fosse stato determinato da un'errata costruzione dei muri di sostegno della scarpata; in quella occasione fu redatta, dall'ingegnere Alfonso Guerra, la prima pianta delle grotte del Monte Echia, per documentare l'esistenza di cavità alle quali si aveva accesso dagli edifici collocati lungo via Santa Lucia e via Chiatamone.
Alla fine del XIX secolo, con la costruzione di via Caracciolo e la colmata a mare, lo sperone del monte nei pressi di via Chiatamone fu ridimensionato.
Monumenti e luoghi d'interesse
La zona di Pizzofalcone, nella parte sud del quartiere San Ferdinando, pur essendo poco estesa, conserva numerosi luoghi di interesse storico e artistico.
Parallela a via Egiziaca c'è via Monte di Dio. Come detto all'apice della strada sorge il Gran Quartiere di Pizzofalcone. Oggi questa caserma intitolata a Nino Bixio ospita un Reparto Mobile della Polizia di Stato. il nome della strada deriva dal fatto che fino al XIX secolo al posto dell'ingresso della caserma sorgeva la chiesa di Monte di Dio. Sul lato di ponente della strada, in largo generale Parisi, c'è la Scuola militare Nunziatella, uno dei più antichi istituti di formazione militare del mondo. Dello stesso complesso fa parte la Chiesa della Nunziatella, costruita nel 1588 e rimaneggiata nel 1736 dall'architetto Ferdinando Sanfelice. Sempre qui sorge il Palazzo della SIP (Palazzo Pacanowski), edificato ad inizio anni sessanta, oggi sede distaccata dell'Università degli Studi di Napoli "Parthenope".
Dalla piazza, percorrendo via Gennaro Serra, si giunge a Piazza Plebiscito. Su questa strada c'è l'ingresso della Galleria Borbonica, voluta da Ferdinando II di Borbone per garantirsi una via di fuga verso il mare in caso di tumulti popolari.
^ Professore Associato in Archeologia Classica (Università degli Studi di Napoli “L'Orientale") Matteo D'acunto, APPUNTI MAGNA GRECIA, Appunti di Archeologia, in docsity.com. URL consultato il 19 luglio 2022.
^Daniela Giampaola, Emanuele Greco, Napoli prima di Napoli. Mito e fondazioni della città di Partenope, Roma, Salerno edit., 2022 p. 51
^abcItalo Ferraro, Napoli atlante della città storica vol. VII, Napoli, Oikos, novembre 2010, pag. 150
^Savarese, S. (1989). La presenza dei Teatini sulla collina di Pizzofalcone. Prospettiva, (57/60), 146-152.
Bibliografia
Italo Ferraro, Napoli atlante della città storica vol. VII, Napoli, Oikos, novembre 2010