L'antico edificio sorgeva nel primitivo quartiere «Palazzo» inserito nelle porzione di territorio ove era insediato il «Consolato della Nazione Genovese», denominato «Cappella di San Giorgio» del 1102, quest'ultimo santo patrono della Repubblica marinara dei Genovesi. La comunità genovese è presente a Trapani dedita al commercio e alle attività marinare fin dall'XI secolo, alleata del gran Conte Ruggero nell'opera di riconquista dell'isola per sottrarla al dominio arabo.
Epoca aragonese
Nel 1280 re Giacomo II di Aragona dispose la suddivisione del quartiere «Palazzo» in due ulteriori rioni denominati rispettivamente di «San Francesco» e di «San Lorenzo» per via della presenza dei rispettivi luoghi di culto in essi edificati.
1434, Per volontà di Alfonso il Magnanimo il tempio fu elevato a parrocchia. Col patrocinio delle famiglie più facoltose presero avvio i lavori per la costruzione delle cappelle, prima fra esse quella dedicata a Santo Stefano martire, edificazione finanziata dalla famiglia Vento.
Epoca spagnola
1602, La diocesi di Mazara del Vallo, istituzione religiosa cui apparteneva la città di Trapani, rilascia il permesso per urgenti lavori di restauri dovuti al minacciato crollo delle strutture. Nel 1603 grazie alla raccolta di elemosine è avviata la costruzione dell'abside.
La prima impronta d'impianto basilicale è dovuta all'opera dell'architetto padre Bonaventura Certo, messinese,[4] religioso dell'Ordine dei frati minori conventuali di San Francesco.
1740, L'aspetto odierno risale al restauro settecentesco, ad opera dell'architetto Giovanni Biagio Amico,[1] il quale perfezionò la costruzione con una bellissima cupola, le cupoline, il prospetto con balaustre,[1] il portico tripartito con campanili e le cappelle laterali. In questo contesto furono realizzate la cantoria e il coro, l'altare maggiore con la sua tribuna, le statue ed angeli al di sopra per ornamento, al centro dell'abside il nome di Dio in ebraico, l'organo, il fonte battesimale, i confessionali, il pulpito.[7] Il complesso dei lavori e i numerosi interventi di restauro determinarono nel 1788 l'istituzione della «Fabbrica del Duomo».
Nel 1794 gli interni furono maggiormente adornati di finissimi stucchi di gusto greco, di eleganti pitture del pennello di don Vincenzo Manno, palermitano, raffiguranti storie dell'Antico Testamento, dei Patriarchi, dei Profeti, degli Atti degli Apostoli ed i più significativi episodi dei Vangeli. Numerose altre opere furono commissionate ai più affermati esponenti della scena artistica trapanese.[4]
Prima campata: Cappella di San Pietro, altare dedicato a San Pietro Apostolo. Sull'altare è collocato il dipinto raffigurante la Consegna delle chiavi a San Pietro, olio su tela di autore ignoto siciliano del XVIII secolo. Nell'ambiente è presente la statua lignea raffigurante il Sacro Cuore.
Seconda campata: Cappella dell'Ultima Cena. Sull'altare è collocato il dipinto raffigurante l'Ultima Cena, olio su tela di Vito d'Anna del XVIII secolo, opera ispirata all'omonimo capolavoro del fiammingo Pietro Paolo Rubens.
Terza campata: Cappella della Natività.[2] Sull'altare è collocato il dipinto raffigurante l'Adorazione dei Pastori, olio su tela, opera del pittore fiammingo Geronimo Gerardi del 1631. Nell'ambiente è presente la statua marmorea di scuola gaginesca raffigurante San Lorenzo Martire degli inizi del XVI secolo.
Quarta campata: Cappella del Crocifisso.[2] Sull'altare è collocato il dipinto raffigurante la Crocifissione, olio su tela di Antoon van Dyck del 1640c., opera commissionata dopo il soggiorno siciliano del pittore fiammingo.[11][12] Nell'ambiente è presente la sepoltura di suor Innocenza Riccio[13][14] e il monumento al pittore Giuseppe Errante, opera di Leonardo Pennino.
Ingresso laterale meridionale.
Navata sinistra
Prima campata: Cappella di San Cristoforo, altare dedicato a San Cristoforo. Sull'altare è collocato il dipinto raffigurante San Cristoforo, dipinto su tela di Vincenzo Manno, alla parete è documentato un preesistente dipinto opera di Bernardino la Francesca. Nell'ambiente è presente la statua raffigurante San Pio di Pietrelcina.
Seconda campata: Cappella di San Giorgio, altare dedicato a San Giorgio. Sull'altare è collocato il dipinto raffigurante San Giorgio e il drago,[11] olio su tela di Andrea Carreca del 1639c.[15] Nell'ambiente è presente lo stemma della Repubblica marinara di Genova e la Croce commemorante la consacrazione della chiesa primitiva.[2]
Terza campata: Cappella di Sant'Antonio di Padova, altare dedicato a Sant'Antonio di Padova. Sull'altare è collocato il dipinto raffigurante Vergine col bambino e Sant'Antonio di Padova, dipinto su tela di Giuseppe Felice del XVII secolo. Nell'ambiente è presente la statua lignea raffigurante San Giuseppe ed il bambino d'autore ignoto e il monumento dedicato a monsignore Filippo Iacolino, opera di Domenico Li Muli.
Quarta campata: Cappella della Deposizione.[2] Sull'altare è collocato il dipinto di scuola fiamminga raffigurante la Deposizione dalla Croce, olio su tela di ignoto autore collocabile tra il 1634 e il 1636, opera ispirata all'omonimo capolavoro del fiammingo Pietro Paolo Rubens. Nell'ambiente è collocato il monumento dedicato al cantore Diego De Luca, opera di Federico Siracusa.
Transetto
Absidiola destra: Cappella del Santissimo Sacramento. La cappella è arricchita con rilievi in legno dorato e ospita le reliquie di numerosi Santi Martiri. Ospita la statua in marmo alabastrino del Cristo deposto, localmente denominato Pietra Incarnata, opera dell'artista Giacomo Tartaglia della prima metà del XVIII secolo.[10][11]
Braccio destro transetto: Cappella di San Lorenzo Martire. Sull'altare campeggia il dipinto raffigurante il Martirio di San Lorenzo, opera del pittore don Giuseppe Felice del XVII secolo. Nell'ambiente è collocato il monumento ad Ascanio Fardella, anno MDCXXXVIII.
Braccio sinistro transetto: Cappella di Santo Stefano Protomartire. Sull'altare è presente l'affresco raffigurante il Martirio di Santo Stefano, opera di don Domenico La Bruna del XVIII secolo. L'ambiente ospita il nuovo organo meccanico e la consolle dell'organo monumentale e i monumenti al cavaliere Benedetto Alberto Omodei, opera di De Lisi e Giacomo Vento.
Episcopio e Archivio Storico Diocesano di corso Vittorio Emanuele, 38.
XVII secolo, Sacra Famiglia, Adorazione dei magi, Adorazione dei pastori, ciclo di dipinti, opere di Giuseppe Felici.
Specus Corallii
Oratorio della Cattedrale, cosiddetto Sala Laurentina, ubicato sulla Via Generale Domenico Giglio, 10–12. L'opera è stata progettata nel 2015 dall'architetto Antonino Cardillo,[16] su commissione di Mons. Gaspare Gruppuso e del Consiglio Pastorale, e costruita nel 2016 con fondi di donazione privata raccolti in precedenza da Mons. Antonino Adragna.[17]
^G. Antista, La facciata della chiesa di San Lorenzo a Trapani, in M.R. Nobile (a cura di), La stereotomia in Sicilia e nel Mediterraneo. Guida al museo di palazzo La Rocca a Ragusa Ibla, Edizioni Caracol, Palermo 2013, pp. 110-111
^Pietro da Palermo seu Pietro Tognoletto, Vita della venerabile serva di Dio suor Innocenza Rizzo, e Grimaldi da Trapani vergine Tertiaria de’ Min. Oss. Riformati, Palermo1659.