Fu una dei nove figli di Sir John Seymour e Margery Wentworth.
Il suo primo marito fu Sir Anthony Ughtred (o Oughtred), che sposò nel 1531, ma che morì nel 1534[1], da cui ebbe due figli.
Grazie ai legami con la corte intrapresi da suo padre John, Elizabeth e sua sorella Jane poterono divenire dame d'onore al servizio della regina Anna Bolena, loro cugina di secondo grado.
Ma a far guadagnare ricchezze e potere alla famiglia furono le attenzioni che Enrico VIII iniziò a rivolgere alla giovane Jane quando era ancora sposato con Anna. Il 30 maggio 1536, undici giorni dopo l'esecuzione capitale della regina, venne celebrato il matrimonio tra il re e Seymour.
Elizabeth si assicurò così il posto di prima dama di compagnia della sorella, divenuta col matrimonio regina d'Inghilterra. Ricoprì tale incarico fino alla morte della regina avvenuta nell'ottobre 1537, dodici giorni dopo aver dato alla luce l'erede al trono Edoardo.
Dopo la morte della sorella, Elizabeth prese parte alle feste di benvenuto per la futura regina Anna di Clèves, appena arrivata dalla Germania.
Nonostante l'esecuzione di Thomas Cromwell nel 1540 per tradimento ed eresia, il marito cinque mesi dopo fu creato barone di Oakham e dopo che il matrimonio tra il re ed Anna venne annullato, Elizabeth divenne dama di compagnia della quinta moglie di Enrico, Catherine Howard.
Elizabeth servì come dama di compagnia anche la sesta moglie del re, Catherine Parr.
Dopo la morte di Enrico VIII nel 1547, il fratello di Elizabeth Thomas sposò segretamente la vedova del re, che morì cinque giorni dopo aver dato la luce una bambina, Mary Seymour, nel 1548.
Due fratelli di Elizabeth, Thomas ed Edward Seymour, I duca di Somerset, furono poi giustiziati per tradimento durante il regno di Edoardo VI.
Nel 1551 ella rimase ancora una volta vedova. Intorno al 1º aprile 1554 si risposò per la terza volta divenendo la seconda moglie di John Paulet, II marchese di Winchester allora Conte di Wiltshire e barone St John [2].
Dal suo primo matrimonio, Elizabeth ebbe due figli:
Henry Ughtred (Jersey, 1533 - 1598). Mercante e costruttore navale. Sposò prima Elizabeth Paulet, figlia di John Paulet, II marchese di Winchester e della sua prima moglie Elizabeth Willoughby, nonché vedova di William Courtenay, II conte di Devon e madre di William Courtenay II e di Jane Courtenay (prima moglie di Nicholas Parker). Elizabeth Paulet era la sorellastra acquisita di Henry, dal momento che il padre di lei sposò, nel 1554, la madre di lui. La sorella minore di Elizabeth, Mary, sposò inoltre il fratellastro omonimo di Henry, Henry Cromwell. Dopo la morte della moglie il 4 novembre 1576, Henry si risposò con una donna ignota. Non ebbe discendenza.
Margery Ughtred (Kexby, Yorkshire, 1535). Nata postuma, sposò William Hungate di Burnby, da cui ebbe due figli:
Catherine Cromwell (1557 – 24 marzo 1621). Il 10 febbraio 1581 sposò Lionel Tollemache (1562 – 1612), da cui ebbe sette figli: Lionel II (2 agosto 1591 – 6 settembre 1640), Robert, Edward, Susan, Mary, Catherine e Anne;
Frances Cromwell (1544 - 7 febbraio 1562). L'11 novembre 1560 sposò Richard Strode, figlio di William III Strode ed Elizabeth Courtenay, da cui ebbe un figlio:
Studenti vittoriani avevano identificato il ritratto di Hans Holbein il giovane in Catherine Howard. Tuttavia la storica Antonia Fraser ha sostenuto che l'immagine sia di Elizabeth Seymour. La donna veste a lutto e Catherine Howard non avrebbe avuto alcun motivo di mettere abiti vedovili; Elizabeth Seymour invece era nel 1534 vedova del primo marito.
Note
^abcDouglas Richardson; Kimball G. Everingham (2005). Magna Carta Ancestry: A Study in Colonial and Medieval Families. Genealogical Publishing Company. pp. 246. ISBN 0-8063-1759-0.
G.E. Cokayne; with Vicary Gibbs, H.A. Doubleday, Geoffrey H. White, Duncan Warrand and Lord Howard de Walden, editors, The Complete Peerage of England, Scotland, Ireland, Great Britain and the United Kingdom, Extant, Extinct or Dormant, new ed., 13 volumes in 14 (1910–1959; reprint in 6 volumes, Gloucester, U.K.: Alan Sutton Publishing, 2000), volume III, pages 555, 557 and 558.