Tolomeo, nel secondo secolo d.C., ispirandosi alla dottrina di Aristotele, introdusse un nono cielo, il Primum mobile, che non conteneva alcun astro visibile, ma originava e alimentava il movimento degli altri otto cieli. I teologi medioevali ripresero questa visione, rafforzata dal fatto che il numero nove era considerato "perfetto" in quanto espressione della trinità di Dio (9 = 3×3).
Al di sopra di questi nove cieli, i filosofi islamici e cristiani aggiunsero uno spazio esterno, detto appunto «empireo», dove supponevano che risiedessero Dio, gli angeli e le anime dei beati. Esso tuttavia non era inteso come un'ulteriore sfera, poiché il suo vero centro era Dio, e non era limitato in dimensione né costituito da materia, come gli altri cieli, ma era piuttosto un luogo spirituale, fuori dal tempo e dallo spazio. Mentre infatti i nove cieli erano in perpetuo movimento, come una sorta di orologio cosmico che scandiva il trascorrere delle epoche, l'Empireo era eternamente immobile.
La più celebre descrizione dell'Empireo è quella data da Dante nella Divina Commedia: dopo l'attraversamento dei nove cieli, che occupa i primi 29 canti (su 33) del Paradiso, il poeta immagina di salire in questo cielo, che Beatrice così gli descrive:
«Noi siamo usciti fore del maggior corpo al ciel ch'è pura luce:
luce intellettüal, piena d'amore; amor di vero ben, pien di letizia; letizia che trascende ogne dolzore.
Qui vederai l'una e l'altra milizia di paradiso, e l'una in quelli aspetti che tu vedrai a l'ultima giustizia.»
Dante prosegue quindi a descrivere ciò che egli trova nell'Empireo: le tribune su cui siedono i beati, ognuno nel posto a lui destinato, a forma di anfiteatro che il poeta paragona ad una "candida rosa"; le gerarchie degli angeli, che egli raffigura disposti su nove cerchi concentrici, ad immagine dei nove cieli; e al centro di questi nove cerchi, un punto luminosissimo, che è Dio, la cui visione (in cui Dante arriva a scorgere i misteri della Trinità e dell'Incarnazione) costituisce l'oggetto del canto conclusivo.
L'Empìreo è anche rappresentato sul soffitto della cupola del Battistero di Parma.