FOMOF.O.M.O. (acronimo per l'espressione inglese fear of missing out, lett. "paura di essere tagliati fuori") indica una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone, e dalla paura di essere esclusi da eventi, esperienze, o contesti sociali gratificanti.[1] PsicopatologiaLa FOMO può portare a una preoccupazione compulsiva riguardo alla perdita di un'opportunità di interazione sociale. Letteralmente, essa corrisponde alla "paura di essere tagliati fuori".[2] Questo in quanto comporta la paura che le altre persone possano fare esperienze gratificanti quando non si è presenti o direttamente coinvolti.[2] La Fear of Missing Out, perciò, collega i bisogni sociali degli individui (ad esempio il rimanere in contatto con gli altri) con l'impegno sui SNS[2](social networking sites). Accedendo a questi tramite dispositivi mobili, come gli smartphone, si ha la possibilità di restare sempre connessi con gli altri e partecipare alle loro vite.[3] Ciò è reso possibile dal fatto che l'offerta dei social network su cui poter condividere momenti della propria vita privata è sempre più ampia, rendendo quindi abituale l'essere sempre connessi e reperibili[4]. Vi è un collegamento importante, difatti, tra FOMO e dipendenza da smartphone[5]: a livello teorico il concetto di FOMO si sviluppa online ed è considerato un segnale predittivo dell'insorgenza di dipendenza da smartphone[2] e sofferenza emotiva[6], ma i comportamenti che la caratterizzano non si verificano online[2]. La teoria dell'autodeterminazione (SDT, Self-determination theory) afferma che il sentimento di parentela o di connessione con gli altri è un bisogno psicologico legittimo che influenza la salute psicologica delle persone.[7] In questo quadro teorico, la FOMO può essere intesa come uno stato autoregolativo derivante dalla percezione situazionale che, a lungo termine, i propri bisogni non siano soddisfatti.[8] Infatti la FOMO comporta il desiderio, che può diventare ossessivo, di monitorare continuamente ciò che viene pubblicato dai nostri amici sui social network per poter rimanere sempre aggiornati.[2] Una dipendenza psicologica dall'essere in linea potrebbe provocare ansia quando ci si sente scollegati, portando così alla paura di essere tagliati fuori[9] o persino all'utilizzo patologico di internet.[10] Di conseguenza, si ritiene che la FOMO abbia influenze negative sulla salute e il benessere psicologico delle persone, perché potrebbe contribuire a fenomeni depressivi.[11] Circa tre quarti dei giovani hanno segnalato di essersi sentiti a disagio quando hanno percepito il rischio di "perdersi" ciò che stavano facendo i loro pari.[12] L’adolescenza è un periodo critico per lo sviluppo, segnato da un aumento significativo dell’importanza che viene data al gruppo dei pari[13]. In questo periodo dello sviluppo, gli adolescenti si relazionano sempre di più con i loro pari e meno con i loro genitori. I legami con i pari aumentano di intensità e le relazioni con loro diventano sempre più intime[14]. Cresce così il bisogno di associarsi con loro e di appartenere a un gruppo. I pari perciò diventano la prima fonte di supporto sociale[15]. Partendo dal presupposto che gli adolescenti e le persone in generale, cercano di soddisfare il loro bisogno di sentirsi socialmente connessi con gli altri[16]; i social network possono essere strumenti eccellenti per gratificare il proprio bisogno di appartenenza[17] e popolarità[18]. Questo perché i media assolvono la funzione di collegare gli adolescenti ai loro coetanei e contribuiscono alla loro socializzazione[19]. Con l'avvento della tecnologia, le esperienze sociali e comunicative delle persone sono state amplificate. Da un lato, le moderne tecnologie (come ad esempio telefoni cellulari o smartphone) e i servizi di social networking (come ad esempio Facebook, Twitter, o Instagram) offrono alle persone l'opportunità di essere socialmente connesse. D'altra parte, la comunicazione mediata perpetua una maggiore dipendenza da internet. Quindi, parallelamente alla nascita e allo sviluppo continuo di nuove tecnologie, si assiste alla nascita di nuove condizioni patologiche legate a queste.[4] L'abuso di strumenti tecnologici ha un impatto significativo sul corpo e sulla mente e questo può arrivare ad interferire con le attività quotidiane.[20] Andrew Przybilski ha proposto una serie di parametri in grado di stabilire in cosa consista la FOMO[21]. Collegamenti tra FOMO e adolescenzaL'adolescenza è un periodo di sviluppo critico, in cui viene data particolare importanza al gruppo dei pari[22]. Durante questa fase di vita gli adolescenti fanno molto più riferimento ai propri compagni rispetto al proprio nucleo familiare. I pari età diventano, così, fonti primarie di sostegno sociale[23]. In particolare gli adolescenti sentono un forte bisogno di affiliazione ed appartenenza con i propri coetanei, ed il bisogno di sentirsi "popolari". Secondo la SDT gli adolescenti (e le persone in generale) cercano di gratificare il loro bisogno di essere continuamente connessi alla rete sociale[24], ed in questo senso gli studiosi hanno suggerito che i SNS possono rappresentare uno strumento eccellente per raggiungere tale scopo, amplificando anche il loro senso di appartenenza[25]. I SNS sono perciò importanti strumenti, sia di supporto e aggregazione alla rete sociale, sia di espressione della propria identità sociale e sono considerati, soprattutto dagli adolescenti, come canali preferenziali con cui comunicare, intraprendere e mantenere relazioni. La sindrome di FOMO si manifesta quando il bisogno di appartenere alla nostra rete sociale virtuale, ci costringe a controllare ossessivamente e ad essere costantemente informati sulle attività delle nostre connessioni, obbligandoci a stare connessi 24 ore su 24; ciò permette di alleviare lo stato di ansia sociale causato dall'eccessiva preoccupazione di non essere presenti nelle esperienze gratificanti degli altri.[26] Lo psicologo Jonathan Haidt , pur non negando le opportunità positive, ha teorizzato come il problema di questi dispositivi è derivato dal causare un passaggio pedagocico da un'<<infanzia fondata sul gioco>> in un mondo reale, a un'<<infanzia fondata sul telefono>> in un mondo con modalità virtuali, che ha portato le generazioni nate dopo il 2010 con il diffondersi degli smartphone, a essere carenti delle esperienze formative dirette nell'ambiente fisico reale, sostituite da surrogati estranei ai modelli di apprendimento naturali. Ciò ha portato a una sorta di epidemia ansiogena di disadattamento in una fase della crescita delle persone basilare[27]. Un importante studio effettuato da Beyens nel 2016[28], ha esaminato più di 400 adolescenti, analizzando le loro modalità di utilizzo dei SNS, la loro interazione con le connessioni nella rete virtuale e la possibile presenza di FOMO. È emerso che un maggiore uso di Facebook è associato al forte bisogno, quasi patologico, di senso di appartenenza e di popolarità dei ragazzi, sempre più influenzati e condizionati dalle relazioni sociali e dal confronto con gli altri. Da tale studio si evince che gli adolescenti, più sono connessi e sintonizzati con gli altri, tramite l'utilizzo delle nuove tecnologie e degli SNS, più percepiscono lo stress e la paura di essere esclusi e respinti dalla propria rete sociale; questo grave stato d'ansia sociale non permette più di valutare di cosa realmente abbiamo bisogno per essere soddisfatti, ma al contrario, ci convince che la nostra felicità è legata a qualcosa che gli altri hanno e che noi non possiamo possedere, ma soltanto desiderare[29]. I soggetti più a rischio e che sono colpiti da stati di ansia, solitudine e abbandono sono in particolare adolescenti con bassa autostima e maggiore insicurezza, che spesso rischiano di confondere la vita reale con quelle create virtualmente nei social network[30]. Ne consegue che per rimanere sempre "al passo con gli altri" gli adolescenti, e non solo, esibiscano nelle varie piattaforme sociali in cui sono iscritti, una vita che non è reale ma "costruita e corretta";[26] sfruttando qualsiasi occasione quotidiana per apparire agli altri, auto-promuoversi e valorizzare sempre più la propria immagine, a volte anche attraverso forme patologiche e preoccupanti di Narcisismo, evitano l'esclusione sociale. FOMO e No.Mo.FobiaUna sindrome connessa alla FOMO è la cosiddetta No.Mo.Fobia o nomophobia (in italiano nomofobia). L'acronimo sta per "No mobile (phone) Fobia" e indica la paura di rimanere con uno smartphone privo di connessione, quindi di rimanere isolati dal mondo e dai social. In un’accezione più ampia, la sindrome interessa qualsiasi impedimento all'uso del cellulare, quindi, oltre alla mancanza di connessione, si può manifestare nel caso di zone prive di copertura, nel caso di batteria scarica o a seguito di smarrimento o furto.[31] La nomofobia può essere considerata una vera e propria dipendenza da smartphone. Le persone dipendenti da smartphone, quindi affette da nomofobia, avvertono stati d'ansia quando rimangono a corto di batteria o di credito, senza copertura di rete o senza il cellulare. Di solito i nomofobici tentano di evitare l'ansia mettendo in pratica alcuni particolari comportamenti protettivi, come controllare frequentemente il credito e portare sempre con sé un caricabatterie portatile (chiamato Power-Bank).[32] Un sintomo connesso alla nomofobia è la sindrome da vibrazione fantasma, chiamata anche "ringxiety" (termine che nasce dall'unione tra i termini inglesi "ring" e "anxiety"). La sindrome da vibrazione fantasma è il disturbo di cui soffre chi crede di avvertire, con grande frequenza, notifiche inesistenti provenienti dal proprio cellulare. Tali persone manifestano stati d'ansia dovuti a squilli o vibrazioni che in realtà non esistono.[33] Un ulteriore fenomeno collegato alla dipendenza da smartphone è il phubbing (termine nato dalla fusione tra "phone" e "snubbing", in italiano snobbare, ignorare). Per phubbing si intende l'atteggiamento scortese e maleducato che indurrebbe a controllare di continuo lo smartphone, isolandosi e trascurando la persona con cui si è impegnati in una qualsiasi situazione sociale.[34] La ricerca mostra che il phubbing si associa in chi lo subisce minore coinvolgimento nella relazione e percezione di solitudine, nei rapporti amicali, di coppia e genitori-figli.[35] StoriaNel corso degli ultimi anni si è abbassata sempre di più l'età del primo incontro con la rete, ed in virtù di questo aspetto soprattutto le nuove generazioni si trovano a strutturare la loro identità e personalità intorno all'utilizzo di internet, che diventa così uno strumento fondamentale di mediazione delle loro interazioni.[36] L'offerta sempre più ampia proposta da internet e dai social network ha comportato la diffusione di una nuova abitudine, ovvero quella di essere sempre connessi e reperibili per non sperimentare la FOMO[4]. I nativi digitali hanno bisogno di sentirsi parte di un gruppo, anche quando questo è virtuale, poiché sperimentano e vivono la dimensione digitale come reale, sullo stesso piano di quella fisica[4]. Per questo negli ultimi anni è aumentato l’interesse dei ricercatori per la relazione che si crea tra individuo e dispositivo.[37] La nascita del termine FOMO si fa risalire a Patrick J. McGinnis, il quale lo utilizza per la prima volta nel suo articolo intitolato Social Theory at HBS: McGinnis’ Two FOs, articolo pubblicato sulla rivista della Harvard Business School chiamata The Harbus nel 2004.[38] Attualmente la maggior parte degli studi sulle conseguenze negative dell'uso della tecnologia riguarda l'impatto che esse hanno nei confronti della popolazione, in generale e sui giovani adulti, ma esistono pochi studi riguardanti gli individui al di sotto dell'età universitaria, nonostante essi vengano di fatto considerati come il gruppo più vulnerabile.[39] L'uso problematico di internet per gli adolescenti è diventato, per diversi paesi, un serio problema di salute pubblica, specialmente in Asia, dove in merito sono stati condotti studi per analizzare i molteplici fattori che influenzano tali comportamenti disadattivi. Ad eccezione dell'Asia è presente un numero esiguo di ricerche sull'argomento facente uso di dati riguardanti popolazioni di adolescenti culturalmente specifiche.[40] SintomiLa formazione ed il mantenimento dei legami sociali sono imperativi per il benessere e la sopravvivenza degli esseri umani[41]. Le teorie del controllo sociale affermano che gli individui sono in grado di rilevare la minaccia sociale[42] e monitorano le condizioni per cui gli altri potrebbero escluderli o respingerli.[43] La FOMO può attivare il sistema di controllo sociale e far sentire al soggetto l'essere "tagliato fuori" come una minaccia alle connessioni sociali con gli altri[43]. L'attivazione dei sistemi di controllo sociale può avere effetti sulla salute fisica; ad esempio, quando un individuo capisce in anticipo di essere respinto da un gruppo, percepisce dolore sociale[43]. Questo dolore ha connessioni neurali[44] e caratteristiche in comune con il dolore fisico[45]. I soggetti che presentano alti livelli di FOMO riportano una carenza di relazioni sociali, abbassamento dell’umore e maggiore impegno sociale nei media[46]. L'aumento dell'impegno sui social media può creare un ciclo di risultati negativi: ad esempio, l'utilizzo dei social media può innescare una lieve depressione o disforia[47]. Più tempo si trascorre sui social network e più l'individuo si sentirà depresso.[48] Gli individui che sperimentano questo tipo di depressione possono ritenere di star perdendo la "competizione" per avere un proprio ruolo nella società per essere accettati e supportati dagli altri[49]. L'influenza della FOMO su fattori emotivi negativi[46] può influire anche su altri aspetti della salute cognitiva e fisica[43]. In seguito a uno studio[43] condotto da Zachary G. Baker, Heather Krieger, and Angie S. LeRoy, dell'università di Houston, è emerso che le persone con un livello di FOMO maggiore riportano più sintomi fisici, depressivi e meno coscienza di sé, che sono indicativi di una peggiore salute fisica, emotiva e cognitiva[43]. La relazione tra FOMO e cattive condizioni di salute, in parte, può essere spiegata considerando che le moderne tecnologie hanno cambiato diversi aspetti dell'esperienza umana e che i mezzi di comunicazione digitale possono ridurre l'autoriflessione e degradare il benessere dell'individuo[50]. Studi longitudinali sulla dipendenza da internet hanno dimostrato che i sintomi psichiatrici sono importanti preddittori della IAD (Internet Addiction Disorder)[51], specialmente i sintomi depressivi[52]. Alcuni studi hanno dimostrato ed esplorato la correlazione tra l'uso di social network e depressione[53][54][55]. Moreno e colleghi nel 2011[56] hanno mostrato come gli studenti universitari con sintomi depressivi sono più attivi su Facebook e più disponibili a discutere pubblicamente i loro problemi[56]. Note
Bibliografia
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