Lo scopo della FAI era quello di riprendere l'intervento politico libertario ricollegandosi all'esperienza dell'Unione anarchica italiana (UAI), che si era costituita sulla base della Dichiarazione di principi del congresso anarchico di Bologna nel 1920, e che successivamente era entrata in clandestinità durante il periodo fascista e la seconda guerra mondiale.
Alla FAI possono aderire sia gruppi che singole individualità. Gli aderenti si riconoscono nel Patto associativo che regola la vita della federazione e nel Programma anarchico, che ne sintetizza il progetto politico. Periodicamente, si tengono congressi e convegni per definire le scelte politiche della federazione e per nominare le commissioni di lavoro. Il compito di coordinare le relazioni tra gli aderenti è affidato a una commissione di corrispondenza. I gruppi e le federazioni locali della FAI sono presenti in varie città italiane[4].
Giorgio Sacchetti, Massimo Varengo, Antonio Senta, Massimo Ortalli, Con l'amore nel pugno. Federazione Anarchica Italiana Storia e documenti (1945-2012), Milano, Zero in Condotta, 2018.
Antonio Cardella, Ludovico Fenech, Anni senza tregua. Per una storia della Federazione Anarchica Italiana dal 1970 al 1980, Milano, Zero in Condotta, 2005.
Gino Cerrito, Il ruolo della organizzazione anarchica. L'efficientismo organizzativo il problema della minoranza il periodo transitorio classismo e umanismo, Catania, RL, 1973.
Roberto Zani (a cura di), Alla prova del Sessantotto. L'anarchismo internazionale al Congresso di Carrara, Carrara, Teatro degli Animosi 31 agosto-3 settembre 1968, Milano, Zero in condotta, 2008, ISBN978-88-95950-05-1.