Parigi, 1889. Zizi Danglard è un imprenditore teatrale: produttore, regista, talent scout, manager. Dirige un teatro a Montmartre, le Paravent Chinois. La sua amante, Lola De Castro, cantante e danzatrice, si esibisce nello spettacolo chiamato la Belle Abbesse, e ne è la vedette.
Il film inizia con uno spettacolo e una scena dietro le quinte dove sta per debuttare l'ultima scoperta di Danglard: un Pierrot che fischia come un usignolo.
Nel pubblico ci sono Alexandre, il principe ereditario di un piccolo paese dei Balcani, il barone Adrien Walter, finanziatore del locale, anch'egli amante della bella Lola, il capitano Valorgueil, pure innamorato di Lola.
Il gruppo si sposta al ballo de La Reine Blanche, un locale popolare dove si danno convegno i giovani del quartiere.
Qui Danglard incontra Nini, una piccola lavandaia, graziosa e agile, che balla spontaneamente con grande talento, accompagnata dal suo innamorato, il fornaio Paulo.
Danglard intuisce che può diventare una futura artista, una attrazione sicura per il progetto che ha in mente di realizzare: rilanciare una danza passata di moda, il cancan, e far costruire un nuovo teatro il Moulin Rouge.
Convince Nini a prendere lezioni da una maestra di danza che era stata ballerina di cancan nella sua giovinezza. Vengono selezionate anche altre ragazze da preparare e iniziano i lavori di costruzione del nuovo teatro.
Ma il tenero legame che si instaura fra Danglard e la piccola lavandaia suscita la gelosia di Lola, la quale ottiene che Danglard non abbia i finanziamenti necessari all'impresa. Tutto sembra ormai perduto e Danglard è senza un soldo.
Anche il principe Alessandro è innamorato di Nini. Le fa una corte romantica e serrata ma lei è sincera e gli dichiara che non può contraccambiare. La gelosia tormenta Alessandro e in un momento di disperazione tenta il suicidio sparandosi un colpo di pistola. Fortunatamente sopravvive e una volta ristabilito e guarito decide di lasciare Parigi. Prima di farlo, con nobile magnanimità si congeda da Nini e le consegna in suo ricordo una spilla preziosa e una donazione che consente a Danglard di riprendere il progetto interrotto.
Tutto è ormai pronto per lo spettacolo di inaugurazione del nuovo locale completato. Danglard prepara il numero di Esther Georges, una cantante di varietà, ultima sua scoperta. Nini li sorprende a baciarsi e, rosa dalla gelosia, minaccia di abbandonare il teatro. La sua decisione è accolta dall'unanime disapprovazione della compagnia di artisti e Danglard dichiara che l'unica cosa che gli sta a cuore è la riuscita del suo spettacolo, con o senza Nini.
La ragazza comprende, ricaccia indietro le lacrime e indossa il suo costume: è pronta ad esibirsi. Il pubblico attende impaziente. Il cancan ottiene un successo clamoroso.
Produzione
È il primo film di Renoir dopo l'esilio americano: il regista era assente dalla Francia da 15 anni.
«Mi piace French Cancan perché mi ha dato l'occasione di lavorare ancora con Jean Gabin. Per me fu un ritorno al passato: ritrovavo il mio compagno de Les Bas-fonds de La grande illusione e de L'angelo del male. Ringrazio il cinema per avermi dato questo incontro.[...] Accanto a Gabin così misurato, avevamo una donna forte María Félix, la grande star americana. Dall'alto della sua statura dominava la situazione. Dominava soprattutto Françoise Arnoul che interpretava il ruolo della rivale nel cuore di Gabin che accanto a lei aveva l'aria di una libellula».
Camei
French Cancan è ricco di preziosi camei di cantanti di music-hall; alcuni di essi interpretano artisti altrettanto famosi durante la belle époque :
Édith Piaf interpreta il ruolo di Eugénie Buffet, celebre cantante di varietà molto amata da Jean Renoir. Canta un brano de la Sérénade du Pavé , la chanson de rue che ne La cagna, accompagna la sequenza dell'assassinio;
Patachou, pseudonimo di Henriette Ragan, interpreta il ruolo di Yvette Guilbert, altra famosa cantante di varietà di fine secolo;
Cora Vaucaire, canta la canzone La Complainte de la butte, scritta dallo stesso Jean Renoir, e presta la sua voce al personaggio di Esther Georges, interpretata dall'attrice Anna Amendola;
Philippe Clay, pseudonimo di Philippe Mathevet, interpreta col nome di Casimir le Serpentin, il ruolo del famoso ballerino contorsionista Valentin le Désossé.
Musica
Per il film, Jean Renoir stesso scrive le parole della canzone Complainte de la Butte, omaggio a Montmartre, luogo della memoria e dell'arte di fine secolo. La canzone, nel film è cantata da Cora Vaucaire e musicata da Georges Van Parys. Diventata poi molto popolare fu interpretata da molti altri cantanti famosi.
Complainte de la Butte (Lamento di Montmartre)
(FR)
«En haut de la rue St-Vincent un poète et une inconnue s'aimèrent l'espace d'un instant mais il ne l'a jamais revue Cette chanson il composa espérant que son inconnue un matin d'printemps l'entendra quelque part au coin d'une rue La lune trop blême pose un diadème sur tes cheveux roux La lune trop rousse de gloire éclabousse ton jupon plein d'trous La lune trop pâle caresse l'opale de tes yeux blasés Princesse de la rue soit la bienvenue dans mon cœur blessé Rit. Les escaliers de la Butte sont durs aux miséreux Les ailes des moulins protègent les amoureux»
(IT)
«In cima alla rue St-Vincent Un poeta e una sconosciuta si amarono lo spazio di un istante, ma egli non l’ha mai più rivista. Compose questa canzone nella speranza che la sua sconosciuta la ascolterà un mattino di primavera, in qualche luogo, a un angolo di strada. La luna troppo debole pone un diadema sui tuoi capelli rossi. La luna rosata d’aprile spruzza di gloria la tua sottoveste piena di buchi. La luna troppo pallida accarezza l'opale dei tuoi occhi stanchi. Principessa della strada, che tu sia la benvenuta nel mio cuore ferito. Rit. Gli scalini di Montmartre sono faticosi per i poveri. Le ali dei mulini proteggono gli amanti.»
(Prima strofa)
(FR)
«Petite mendigote Je sens ta menotte qui cherche ma main Je sens ta poitrine et ta taille fine J'oublie mon chagrin Je sens sur tes lèvres une odeur de fièvre de gosse mal nourri Et sous ta caresse je sens une ivresse qui m'anéantit Rit. Les escaliers de la Butte sont durs aux miséreux Les ailes des moulins protègent les amoureux»
(IT)
«Mia piccola mendicante, sento la tua manina che cerca la mia. Sento il tuo petto e la tua vita snella. Dimentico il mio dolore. Sento sulle tue labbra una traccia di febbre di bambina malnutrita. E nella tua carezza, sento un'estasi che mi stordisce. Rit. Gli scalini di Montmartre sono faticosi per i poveri Le ali dei mulini proteggono gli amanti.»
(Seconda strofa)
(FR)
«Mais voilà qu'il flotte la lune se trotte La princesse aussi Sous le ciel sans lune je pleure à la brune mon rêve évanoui.»
(IT)
«Ma ecco che piove, la luna se ne va La principessa anche. Sotto un cielo senza luna piango, mentre cala il buio, il mio sogno svanito.»
«Françoise Arnoul involontariamente graffiò María Félix col suo braccialetto. La lotta degenerò in un'autentica battaglia. Maria Félix, furiosa, sferrò uno schiaffo a Françoise che per fortuna non la raggiunse: le avrebbe svitato la testa. Françoise si difendeva magnificamente con graffi e pedate. Maria Félix la sollevava per aria: tememmo che le spezzasse le reni. Le macchine erano pronte e ripresero la scena, che riuscii a interrompere prima che fosse necessario chiamare un'ambulanza».[3]
Tecnica cinematografica
«Il soggetto di French Cancan è assolutamente infantile e poco sorprendente come quello di un western. Sono sempre più attratto verso storie abbastanza deboli da lasciarmi libero di divertirmi a fare del cinematografo. Senza essere un esperto di greco so che significa descrivere dei movimenti. I movimenti che io amo non sono necessariamente prodotti da cavalli che galoppano o da automobili che corrono nelle strade. Il gesto di una ragazza che si aggiusta i capelli, il respiro di una bella donna che dorme nuda sul suo letto, o un gatto che si stira a me bastano. In French cancan ho cercato di riprendere alcuni movimenti di questo tipo: Françoise Arnoul che sorregge il suo cesto della biancheria, i gesti dei negozianti delle strade di Parigi, gli esercizi delle ballerine durante le prove in teatro.»[4]
Accoglienza
Il film non fu accolto positivamente dai critici, ma il pubblico lo premiò con un grande successo al botteghino.[5]
«French Cancan è un omaggio al music-hall come La carrozza d'oro lo era alla commedia dell'arte [...] Ha segnato una data nella storia del colore nel cinema. Jean Renoir ha voluto fare un film pittorico e in questo senso si presenta come un anti Moulin Rouge (1953) nel quale John Huston aveva proceduto a mescolare i colori attraverso l'impiego di filtri di gelatina; qui nient'altro che colori puri. In French Cancan ogni inquadratura è una stampa popolare, una "image d'Epinal" in movimento. Ah! che neri, che marroni, che beige!»
«Tra i film di Renoir il più amato dai dilettanti, il meno stimato dai puristi: ci si chiede perché. Si tratta certamente di un film di transizione, squilibrato dai tagli massicci [...]La grandezza di questa ode a tutti i piaceri fisici è prima di tutto la sua inattualità - ma una inattualità attiva e combattente. Ci si è meravigliati di ascoltare dopo la pura musica de La carrozza d'oro degli accordi più popolari.
[...] Il panico febbrile del cancan finale compensa abbondantemente le lacune del film. In questa furia di ragazze e di biancheria, possiamo vedere l'inno più trionfante che il cinema abbia mai dedicato alla sua anima, al movimento per mezzo del quale spostando le linee, le crea».[8]
Note
^Jean Renoir, La mia vita, i miei film, pp. 225-226.
^Giorgio De Vincenti, Jean Renoir, pp. 269-274, 363-364.
Giorgio De Vincenti, Jean Renoir, Marsilio, Venezia 1996. ISBN 88-317-5912-4
Jean Renoir, La mia vita, i miei film, Marsilio, Venezia 1992. ISBN 88-317-5419-X
Jean Renoir, La vita è cinema. Tutti gli scritti 1926-1971, Longanesi, Milano 1978, traduzione di Giovanna Grignaffini e Leonardo Quaresima.
Carlo Felice Venegoni, Renoir, La nuova Italia, Firenze 1975.
Daniele Dottorini, Jean Renoir. L'inquietudine del reale, Edizioni Fondazione Ente dello Spettacolo, novembre 2007. ISBN 978-88-85095-39-7
André Bazin, Jean Renoir, a cura di Francois Truffaut, Parigi 1971-1989; Prima pubblicazione in «Cahiers du cinéma», n.47, Parigi 1955. Il volume italiano, curato e tradotto da Michele Bertolini, è pubblicato da Mimesis Cinema, Milano-Udine, 2012 ISBN 978-88-5750-736-1