George BorrowGeorge Borrow (Dereham, 5 luglio 1803 – Oulton Broad, 26 luglio 1881) è stato uno scrittore inglese, noto soprattutto come autore di novelle incentrate sulla vita degli zingari[1]. BiografiaFiglio dell'ufficiale Thomas Borrow (1758-1824), effettuò studi presso la Royal High School di Edimburgo e la Norwich School, prima di iscriversi alla facoltà di legge.[1] Ben presto, però, le lingue e la letteratura si rivelarono i suoi veri interessi coltivati grazie anche alla conoscenza diretta di numerose etnie, come nel caso di un gruppo di zingari dai quali ebbe modo di imparare la loro lingua e la loro cultura.[2] Inoltre, a causa del mestiere del padre, dall'età di 12 anni si trasferì in Irlanda dove imparò il latino ed il greco e dal 1825, effettuò una serie di viaggi che lo portarono in Francia, in Germania, in Russia, in Portogallo, in Spagna e in Marocco. Nel 1825 incominciò una collaborazione con un periodico, per il quale realizzò un'indagine sui principali processi e sui casi giudiziari più scottanti contemporanei.[2] Parallelamente a questa attività svolse il lavoro di traduttore, iniziando dal Fausts Leben di Klinger. Dal 1832 collaborò con la Società Biblica per la diffusione delle Sacre Scritture in Europa: viaggiò in Russia per far conoscere la versione manciù del Nuovo Testamento.[2] Una volta rientrato in patria, dopo essersi sposato il 23 aprile 1840 con Mary Clark, dedicò il suo tempo alla compilazione delle esperienze raccolte durante i viaggi. L'anno seguente pubblicò The Zincali, tramite il quale l'autore descrisse abitudini, tradizioni, canti e poemi degli zingari iberici, e criticò Cervantes per la conoscenza non diretta dei picaros.[2] Nel 1843 pubblicò The Bible in Spain ("La Bibbia in Spagna").[1] Le opere seguenti spaziarono dalle libere autobiografie presenti in Lavengro (1851) e Romany Rye (1857), al trattato Romano-Lavo-Lil (1874) dedicato alla lingua degli zingari.[1] Le sue opere non furono accolte positivamente dai suoi contemporanei, a causa delle critiche che Borrow formulò nei riguardi della società vittoriana e per l'anticonvenzionalità dei suoi scritti.[2] Principali lavori
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